Ritrovare se stessi dopo aver consumato molto di se e del proprio “sentire”. L’amore torna ad ispirare sempre più spesso le canzoni delle nuove penne italiane ed ora scendiamo tra le pieghe del nuovo singolo di Elisa Scuto dal titolo “Rainbow”. Classe ’90, approdata giovanissima al mondo della regia e della sceneggiatura firmando la produzione della Webserie “95100” nel 2012… sua anche la regia di questo video ufficiale che arricchisce le liriche e il mood di un brano prodotto da Matteo D’Alessandro registrato presso i celebri The Cave Studio di Catania. Internazionale nei modi, di quel pop d’autore dalle venature soul in senso ampio del termine. Un amore che al suo epilogo restituisce il vero centro di se stessi.

Mi soffermo prima di tutto su alcune delle tue radici artistiche. La
fotografia, la sceneggiatura, la regia. In che modo tutto questo ti
porta alla musica scritta e suonata in prima persona?
In realtà, considero la musica una delle radici artistiche che mi definiscono tanto quanto la regia, la fotografia, la scrittura di sceneggiature e libri e gli altri aspetti artistici in cui mi cimento. Fin da bambina, cercavo di coinvolgermi (o addirittura di produrre di sana pianta) in spettacoli e recite. Mio zio, un musicista, è stato una sorta di ‘vittima’ delle mie passioni, volevo sempre suonare il suo pianoforte, con o senza di lui, e cantare al microfono. Quindi, la musica è sempre stata li, insieme alla regia, alla fotografia e alla sceneggiatura. Tutti questi elementi sono sempre stati connessi tra loro per me, come pezzi di un unico puzzle. Non riesco a immaginare nulla di ciò che creo senza un video o senza una colonna sonora di sottofondo.

E quanto della tua musica rapisce proprio dal mondo del video in
generale? Oppure il processo è contrario? Come a dire: hai realizzato
lavori di regia pensando a qualche tipo di suono e di forma canzone?
Esattamente, si! Succede proprio questo. Spesso immagino video sulla base di una musica o canzone… e viceversa! A volte è un suono a darmi un’immagine e a volte è un’immagine ad avere necessità di un determinato suono! In particolare per le mie canzoni, mi piace definirle dei veri e propri “mood”.

 Oggi questo singolo “Rainbow”. La luce e il colore di un arcobaleno si
scontra con i colori scuri del video, le in quadrature dei dettagli che
danno un senso di chiusura e di vicinanza… sono contrasti forti vero?
Come li leghi assieme?
Assolutamente, i contrasti del video di Rainbow sono una rappresentazione visiva del significato delle parole della canzone. L’arcobaleno (Rainbow), con la sua varietà di colori, rappresenta l’innocenza, la speranza, i sogni e le aspettative che riponiamo verso l’altro in una relazione. Nel video ritroviamo le immagini a colori a rappresentare quella fase iniziale e legata al nostro lato infantile. Ma questa relazione finisce e viene raccontata e rappresentata in un presente in bianco e nero. Una scelta che diventa un simbolo di crescita e consapevolezza, permettendo di vedere le cose con chiarezza e nitidezza, per come sono veramente.

Mi colpisce ritrovare la firma dei The Cave Studio di Daniele Grasso
se non erro… siamo a Catania… come ci arrivi? Che tipo di lavoro avete
cercato assieme?
Si, con Matteo D’Alessandro, il produttore di “Rainbow”, abbiamo lavorato al The Cave Studio di Catania, anche se Daniele Grasso non è stato direttamente coinvolto, in realtà. Avevo presentato il mio brano a Matteo molto prima che iniziasse la sua collaborazione con Daniele Grasso al The Cave; una volta che Matteo è entrato nel team e aperto una sua regia all’interno della struttura, il progetto vi è confluito di conseguenza. Ma c’è da dire che Daniele Grasso ha sicuramente influenzato la crescita professionale di Matteo, quindi in qualche modo, c’è anche un po’ di lui nel mio brano.

A chiudere: quanto della produzione di Matteo D’Alessandro ha colorato
o rivoluzionato le aspettative che avevi del brano?
C’è una cosa che ho sempre detto di Matteo durante questa collaborazione e che, secondo me, descrive perfettamente il suo ruolo. Lui ha la capacità di capire e interpretare il mood che voglio trasmettere con la mia musica. Pur cimentandomi in molte discipline artistiche, purtroppo non suono strumenti! Quindi alcune idee potevo solo descriverle con parole (o imitando suoni… imbarazzanti a volte). Ma lui, come produttore, ha questa specie di superpotere nel capire esattamente cosa intendo, e così ha sempre azzeccato l’atmosfera che volevo creare. Quindi, per me, è stato il “fotografo” della mia canzone!