“Babyboy” è un brano che toglie dalla lista dei tabù un argomento scomodo da trattare, il tradimento, o meglio ancora l’attimo che lo precede. Ed il tema scotta di più se il punto di vista non è quello della vittima. Cedere alla tentazione, la fragilità dell’essere umano, la perdizione, “Babyboy” racconta della confusione e della perdita di lucidità che si avvertono nel gioco di seduzione tra amanti, dell’impotenza che si avverte di fronte al desiderio, e della consapevolezza che si sta per commettere un errore. Tra giochi di parole e battute pungenti, CHICCA ci regala uno scenario intimo e seduttivo, e la produzione di Matteo Liotta dona alle sonorità pop-reggaeton del brano la sensualità perfetta per il tema trattato.
Com’è nata la tua passione per la musica e quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?
“Iniziamo dal coro della chiesa, dal “Canta Tu” o dalle performance da pop-star nella vecchia macchina di famiglia? Credo mio padre abbia ancora da qualche parte i filmini dei viaggi on the road, dove per metà delle riprese ci sono io che li costringo a riprendermi mentre canto e ballo in macchina canzoni di Anastacia, Rihanna, Britney Spears e tutto ciò che il pop statunitense femminile aveva da offrire negli anni 90/00. La verità è che non ricordo un momento in cui la musica e l’arte in generale non abbiano avuto un ruolo centrale nella mia vita. Sicuramente, anche se negli anni i miei ascolti sono in continuo cambiamento, quella wave pop con cui sono cresciuta ha tutt’ora una grandissima influenza sul mio progetto musicale.”
Quando hai iniziato a sentire la necessità di raccontare la tua vita in musica?
“Novembre 2020, ennesimo scontro con il mio capo. E con scontro intendo io che responsabilmente continuo a fare ciò che mi chiede, morendo dentro perché quasi nulla della sua visione e del lavoro che facevo sentivo appartenermi. È nato “The Prize”, il mio primo singolo, proprio con il bisogno di riconnettermi alla me più autentica staccandomi da codici che non rispecchiavano più la mia persona. Ora quando riascolto quel brano mi sembra più la scena finale di “Lizzie McGuire – Da liceale a pop star”, quando lei dal palco canta a braccia aperte che inseguirà i suoi sogni, ma mi è servito per capire quanto bello sia comunicare con le persone attraverso la musica.”
Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
“Più che il primo, vi racconto quello che mi fa più sorridere. Ero alle scuole medie, non ricordo che anno ma sicuramente avevo un’interrogazione di geografia il giorno dopo. Ho ancora l’immagine davanti agli occhi: io stesa sul tappeto della cameretta con il libro aperto a far finta di leggere, mi convinco che sia il momento di andare in cucina a dire a mia madre che io non avrei più studiato geografia, perché nella vita avrei fatto la cantante. Lei mi ha chiaramente rispedita a studiare con tanto di cucchiarella in mano, e io incompresa ho pianto tutte le mie lacrime su quel tappeto cantando “Monsoon” dei Tokio Hotel. Poi mi sono laureata.”
Parliamo del tuo nuovo singolo. Quali sono i temi trattati e cosa ti ha spinto a scegliere questo titolo?
“È stato divertente scrivere “Babyboy”. È un brano che parla di tentazione, ho immaginato come sarebbe stata una storia di tradimento con una persona molto più giovane di me (da qui la scelta del titolo). Ho voluto raccontare della confusione e della perdita di lucidità che si avvertono quando si sta per tradire la persona amata, quando ci si rende conto di provare attrazione per un’altra persona, e dell’impotenza che si avverte di fronte a questo desiderio. A modo mio ho cercato di togliere dalla lista dei tabù un argomento scomodo da trattare come quello della fragilità dell’essere umano di fronte all’attrazione fisica o mentale per qualcuno, affrontando il tema del tradimento non dalla parte della persona tradita ma da quella di chi tradisce, o pensa di farlo”
Come artista, quanto è importante la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?
“Negli anni ho imparato quanto sia fondamentale non ascoltare sempre la stessa musica e non scrivere/cantare sempre su produzioni dallo stesso sapore, sia per una crescita artistica che personale. È incredibile quanti lati nascosti della propria persona si possano scoprire lasciandosi contaminare da fonti diverse. Per fare questo c’è bisogno di uscire quotidianamente dalla propria zona di comfort, di lavorare con persone diverse, di collaborare, di fare continuamente nuove esperienze di vita che possano arricchire oltre il proprio bagaglio sociale e culturale, anche ciò che si ha da dire. E poi ad essere sincera, musicalmente parlando non c’è nulla di più divertente a cui lavorare di un feat.”
Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso fino adesso dalla musica?
“Godere del percorso più che dell’obiettivo. Pensavo fosse solo una frase che si dice per insegnare alle persone a godersi il momento, prima di sperimentarlo sulla mia pelle. Riportato al mio progetto musicale, provo un’emozione molto più forte e le famose farfalle nello stomaco nel processo creativo di un brano che nella sua pubblicazione. Vedere un’ispirazione prendere forma, immaginare le persone che si rivedranno nelle parole che canterai, trovare quel suono che ti fa venire la pelle d’oca e rivivere quel momento evidentemente così forte da portarti a scriverci una canzone. Alla fine ci nutriamo di emozioni e il processo di creazione di un brano vale tutto il tempo (e i soldi) spesi per realizzarlo.”
Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con noi?
“Vi consiglio caldamente di non perdervi il videoclip ufficiale di “Babyboy” che uscirà nei prossimi giorni! È il modo migliore per conoscermi come artista, l’estetica e i visual nel mio progetto sono importanti alla pari della parte musicale. Avendo lavorato nel campo della moda, avere una forte comunicazione visiva fa parte del mio “retaggio culturale”! Annunceremo l’uscita a breve, non perdetela per conoscere CHICCA a 360°”