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L’elogio della pazzia al Chiostro del Bramante con la mostra ”Crazy. La follia nell’arte contemporanea”.

di Riccardo Bramante

Al Chiostro del Bramante si è aperta una mostra dal titolo eloquente: ”Crazy. La follia nell’arte contemporanea”. Soggetto è, appunto, la follia che viene sezionata nella sua accezione a metà strada tra malattia e creatività fantastica. Se ne mette in risalto l’aspetto caratterizzante: il rifiuto degli schemi prestabiliti in rigidi inquadramenti, aspetto che, d’altra parte, è proprio anche dell’arte.

Concorrono a realizzare l’evento 21 artisti di caratura internazionale con 15 installazioni. Le stesse sono create appositamente per l’evento, che si estendono non solo negli spazi interni ma “esondano” anche in quelli esterni.

E’ il caso dell’opera di Alfredo Pirri che riduce il pavimento del Chiostro a un manto di vetri in frantumi. Da così l’opportunità di vedere sotto una luce diversa l’architettura del Bramante. Fornisce, nel contempo, il motivo conduttore dell’intero percorso espositivo: perdersi per ritrovarsi in dimensioni inedite dello spazio e del proprio essere.

All’interno le uniche immagini rassicuranti ci sembrano le scritte al neon di Alfredo Jaar. Assieme a loro i grandi fiori di Janet Echelman che appaiono sulle nostre teste. Ecco che siamo poi invece sommersi dal caos razionale delle 15.000 farfalle nere che Carlos Amorales spande sulle pareti.

Più avanti la nostra attenzione è attratta dalla variopinta cascata di colori che l’astrattista inglese Ian Davenport fa scorrere lungo le scale, quasi a voler sommergere il visitatore.

Un momento di rilassatezza sembra ritrovarsi nella Sala delle Sibille dove, con vista sull’affresco di Raffaello della vicina chiesa di Santa Maria della Pace, sboccia l’immersione totalizzante di “Fallen Fruit” di David Allen Burns & Austin Young, omaggio alla grande tradizione della pittura italiana.

Si ripiomba dunque nella visione onirica dell’ ”Hypermann” dell’ irlandese Shoplifter (vero nome Hrafnhildur Arnardòttir). Si presenta infatti con la sua imponente foresta di capelli sintetici dai colori improbabili.

All’interno opere iperrealiste

All’interno, ecco che ci sono le opere iperrealiste di due artisti concettuali cinesi Sun Yuan & Peng Yu con i loro personaggi in vetroresina oppressi da macigni che gravano sulle loro teste, metafora della fase creativa in cui i pensieri umani affollano le nostre menti.

A buon motivo, quindi, il curatore della mostra, Danilo Eccher, può affermare che “ l’arte si è sempre trovata a suo agio con la follia”. E’ dunque attenuando il confine netto tra dato medico e orizzonte poetico.

Parte integrante della mostra è, infine, la traccia musicale scritta da Carl Brave (pseudonimo di Carlo Luigi Coraggio) che accompagna il visitatore seguendo il ritmo e l’alternarsi delle opere.