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Per rendere omaggio a una  Artista eccezionale, Monica Vitti, scomparsa recentemente, il 2 febbraio scorso, vorrei riproporre in esclusiva per Seven News Italia, questa mia intervista di tanti anni fa, in cui emerge con chiarezza, tutta  la sua grandezza.

di Maddalena Menza

Avevo incontrato Monica Vitti,  la grande attrice: un’artista completa, in grado di recitare qualsiasi ruolo, ma anche di cantare, ballare  e cosa ancora più straordinaria donna dalla profonda umanità,  una vera e propria icona del cinema italiano, tanti anni fa, nel novembre del 1998,  presso la sua bella abitazione nel cuore di Roma, insieme a mio padre  altro su grande ammiratore, per chiederle di scrivere un ricordo per il mio libro Bonaventura alla conquista del cinema, del suo maestro Sergio Tofano, determinante per la scelta del nome d’arte e per la scoperta di lei  come attrice comica e per intervistarla per la rivista  Roma -Centro storico.

Per conoscerla più da vicino, consiglio anche un bel film- documentario su di lei, uscito recentemente sulla piattaforma  It’s art, della brava regista Donatella Baglivo, dal titolo La donna che nacque due volte , disponibile al costo di 2euro circa. E’ veramente bello!

Monica Vitti:  La mia finestra è il mio teatro privato

Romana , di padre romano e mamma bolognese, vissuta in Sicilia per il lavoro del padre, amante della capitale, Monica Vitti  vive da anni nel centro di Roma. Le abbiamo rivolto alcune domande:

Sembra un miracolo questa sua grande carica, la vitalità che la caratterizza: cinema, teatro, televisione, la pubblicazione di un primo libro e poi di un secondo. Qual è il suo segreto?

Forse genetico o di carattere o di volontà. Forse perché ho bisogno di costruire qualcosa ; un racconto, un libro, un film, una trasmissione radiofonica, un’amicizia, un amore. Ho paura che il tempo passi senza che io l’abbia vissuto e così lo prendo al volo e corro con lui.

In particolare, negli ultimi tempi, ha pubblicato dei libri. Come è nata l’idea?

Il letto è una rosa, il mio secondo libro, mi è stato chiesto dalla Mondadori dopo il fortunato successo del primo, Sette sottane. Ritengo che scrivere, specialmente per una donna, sia una straordinaria libertà, un gioco, un lusso, una terapia. Tutte le donne dovrebbero scrivere: fa bene alla salute psichica.
Ci si sente meglio. Io mi annoio a non far niente. Devo assolutamente veder nascere qualcosa e così, a volte con semplicità e a volte no, ci riesco.

Quindi mi pare di capire che lei abbia bisogno di scrivere.

Sì, forse è proprio una necessità. Io scrivo da Quando avevo 14 anni. Purtroppo erano scritti disperati perché c’era la guerra e vedevo morire tanta gente. Poi ho capito che mi aiutava a vivere e ho continuato con soggetti, sceneggiature, poesie e ho scoperto che mi fa bene.

Lei è un’attrice che ha segnato con le sue interpretazioni tante tappe importanti del nostro cinema, cosa ne pensa dei film di questi anni?

Che domanda complessa. Ci vorrebbe un libro a parte. Io sono convinta che in Italia si è fatto e si fa un cinema di qualità e d’arte. Abbiamo autori invidiati in tutto il mondo: da Antonioni a Tonino Guerra, da Tornatore a Moretti, da Amelio a Battiato a molti giovani di talento.

C’è un’attrice italiana dell’ultima generazione che ammira in modo particolare?

C’è una nuova generazione di giovani attrici  molto brave, non saprei chi scegliere in  particolare. Sono belle, capaci.

Gli attori in genere, sono girovaghi, senza fissa dimora. Lei si riconosce in questo cliché? E qual è il suo rapporto con la casa e soprattutto con la nostra città?

Io ho cominciato a recitare a 15 anni e il palcoscenico per me è il luogo della fantasia, è un viaggio, una grande libertà. Per me è importante la casa, ma soprattutto le finestre della casa, che devono essere grandi, devono dare la possibilità di vedere molto. L’attore di teatro non ha molta familiarità con la casa, perché è abituato all’albergo e al palcoscenico che sono i luoghi dove passa la maggior parte della sua vita. Ma, per ora, ho deciso di scrivere, sto molto in casa e ci sto bene, ho un balcone che vede Piazza del Popolo e Villa Medici, che ha una finestra magica, nella quale in un certo momento dell’anno e del giorno il sole entra e sembra che prenda fuoco. La mia finestra è il mio teatro privato.

Perché ha scelto questa zona?

Perché Piazza del Popolo è viva: avviene tutto in questa piazza, dai concerti ai comizi, dai giochi ai saltimbanchi. La mia via è piena di artigiani straordinari, di librai, c’è anche un restauratore geniale e un corniciaio artista. E’ una grande piazza popolare e internazionale, ma è anche di “paese” nel senso migliore della parola. Basta affacciarsi e avviene sempre qualcosa. Tempo fa, c’era una grande mongolfiera e pagliacci e cantastorie. Gente che parlava, cantava, suonava, ascoltava e viveva con gli altri. Io non potrei vivere in un altro quartiere. Qui ci sono tanti amici restauratori, raffinati antiquari. Insomma, io sto bene qui… Ci si saluta al mattino quando io vado a lavorare e loro tirano su le serrande. Ho anche la sensazione che mi proteggano.