di Ester Campese

Giancarlo Vorzitelli è un cantautore contemporaneo partenopeo. Nato a Napoli si è formato al Conservatorio di Avellino e poi al Conservatorio di Napoli, laureandosi a pieni voti. Debutta giovanissimo nel mondo della musica come chitarrista. Il suo amore per la composizione lo dirige però precocemente verso un altro strumento: il piano. Diviene infatti pianista, compositore, arrangiatore e cantautore. Da buon partenopeo ama i riferimenti classici della cultura napoletana tra cui non possono mancare grandi nomi e interpreti come Totò e Troisi e per la musica Pino Daniele. Ascoltare un brano di Giancarlo Vorzitelli è pura emozione.

Di lui hanno scritto che fa venire la pelle d’oca. Interprete musicale di grande spessore sa regalare canzoni ispirate ed emozionanti di cui compone testo e musica. Tra queste scorgiamo “Mo c’è staje tu”, divenuta virale attraverso la rete social ed apprezzatissima sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Lo incontriamo oggi per Seven News.

Che ruolo ha la musica nella tua vita?

Con semplicità ti dico che è proprio la mia vita. La musica è tutto, fa pienamente parte della mia vita. Sono stato segnato da mio papà che mi regalò una chitarra a soli cinque anni. L’anno seguente mi fece trovare direttamente il pianoforte. Lui pure era un cantante degli anni sessanta e ha indirizzato sia me che mio fratello a fare i musicisti. Mio fratello è violinista. Poi mi sono accorto che aveva ragione. Oggi ti dico che non potrei fare un passo della mia vita senza pensare che sia in combinazione con la mia musica.

Quattro parole per descrivere Giancarlo Vorzitelli 

Se dovessi descriverti con solo quattro parole, quale sceglieresti?

  • Napoletanità: la mia descrizione è parallela alla napoletanità. Le scelte musicali fanno riferimento a questo e ritengo ciò una fortuna. Tutto quello che è la parte cultura della città per citarne uno su tutti De Filippo ma anche tutti i più grandi artisti. Non voglio fare un torto a nessuno. E poi lo studio, tanto studio.
  • Semplicità: la semplicità anche dei luoghi, una semplicità legata a dove sono nato.
  • Sentimento: è un elemento che ci deve essere se no non c’è ispirazione e nemmeno la verità della musica.
  • Famiglia: le mie figlie in particolare che sono la parte migliore di me, la mia estensione.

Invece l’aggettivo più adatto per descrivere la tua musica?

Vera. La mia musica è vera perché nella maggior parte delle cose che scrivo c’è l’ispirazione. La mia musica ha sempre un fondo di verità. Scrivo di un momento, di qualcosa o qualcuno che mi hanno colpito. Traggo spunto dalla realtà e da ciò che vivo. Anzi ti dirò ho proprio la necessità di esprimere cosa mi accade. In questo poi il piano mi accompagna assieme alla voce.

Cosa ti ha dato più soddisfazione nella tua vita?

La più grande soddisfazione me l’ha data mia figlia, quando un giorno tornando a casa mi ha detto “Sai papà i miei amici a scuola ti hanno riconosciuto”. Ho un bel rapporto con i giovani in quanto anche insegno. In loro vedo quello che ero io alla loro età. Mi faccio promotore per cercare nei ragazzi la passione. Quando si lavora con la passione, non si lavora nemmeno un giorno. Proprio perché fai quello che ti piace fare. Quindi la passione è qualcosa di molto importante.

All’attivo tante collaborazioni. Quella che ricordi con più piacere?

Molte in realtà. Ho arrangiato un cover di Pino Daniele che si chiama “Che soddisfazione” di Enzo Anastasio che ha avuto un successo anche di critica. E’ uscito a distanza di un anno dalla morte di Pino Daniele, come un omaggio a questo grande artista. Nel settembre precedente alla sua scomparsa abbiamo iniziato questo lavoro, un disco solo strumentale. Tra le collaborazioni per questo disco anche Ernesto Vitolo suo pianista e tanti altri artisti che hanno lavorato con lui. Tra questi Adam Rogers chitarrista jazz americano, Eric Marienthal sassofonista e flautista statunitense vincitore tra l’altro di un Grammy Award. Lui ha fatto due cover con noi ed è stato ospite di questo disco strumentale. E’ stato molto emozionante lavorare con questi grandi nomi ed arrangiare i pezzi che poi avrebbero suonato. Un’emozione molto bella ed intensa.

Il più bravo chitarrista al mondo, per te?

In effetti seppur sono pianista, prediligo i chitarristi. Tra loro amo particolarmente Tommy Emmanuel chitarrista australiano, considerato tra i migliori al mondo. Lo vado sempre a vedere quando è in Italia.

Se la musica fosse un colore, che colore sarebbe?

L’azzurro, il colore del cielo e della maglietta del Napoli.

Ti hanno mai dedicato una canzone?  

(Ci pensa un po’)…. forse sai che non è mai successo?  Ti posso raccontare però un aneddoto di quando dedicai io una canzone alla ragazza poi diventata mia moglie. Lei aveva un locale e quando eravamo fidanzati, ci fu l’occasione di uno dei suoi primi compleanni. Feci tardi per comporre il brano che le avrei dedicato e che si intitola “Ué Pinu’”. Era arrabbiatissima perché come fidanzato arrivai tardissimo, dopo gli altri, e mi presentai con un regalino tanto per fare. Poi ad un certo punto le dissi “adesso ti dò il mio vero regalo” e li probabilmente scattò qualcosa di veramente serio tra noi. Il brano sarà tra l’altro incluso in un lavoro che sto facendo e che uscirà a breve.

Il concerto che vorresti assolutamente fare?

Lo sto organizzando. Far sentire la musica senza pre-confezionamenti. Ho anche uno studio e ti possono dire che oggi la maggior parte della musica è confezionata per la rete, per you tube. A volte poi ci sono i produttori che ti danno delle indicazioni. In questi due anni poi, in particolare a noi artisti, è mancato tanto il rapporto con il pubblico. Quindi il mio sogno è quello di far vivere la musica dal vivo senza condizionamenti e confezionamenti. Potersi esprimere liberamente, avendo un tema ovviamente, un discorso da proporre. Questo lo riterrei il concerto più bello.

Esperienze all’estero?

Ho suonato anche all’estero, in Germania, in Austria a Vienna, in Belgio, proprio perché la canzone napoletana e la sua melodia è apprezzatissima all’estero. Anche imitata e spesso nemmeno tanto bene. Ci hanno sempre chiamato per fare concerti sulla musica classica napoletana, che ritengo tra l’altro un patrimonio da preservare. Un tesoro che ogni musicista dovrebbe custodire, in quanto linguaggio musicale che ha carattere e si distingue nel mondo. È un genere a sé come lo swing, il rock o altri generi.

La domanda che non ti ho fatto e vorresti ti ponessi?

Forse sul futuro della musica e in particolare di quella che faccio io, che è legata a canoni semplici che derivano dalla melodia e dalla tradizione che non è “vecchio”, ma storia. Lo vedo anche come insegnante, quando faccio sentire ai miei ragazzi la musica napoletana si sorprendono.

La musica è anche un modo di socializzare, per staccarli dal telefonino. E’ importante l’educazione musicale che possa portare anche a scegliere di preservare una tradizione che corre il pericolo di scomparire. Su questo ci batto molto, i giovani sono bombardati dal rap, dal trap. Ma quando gli fai sentire Napulè restano colpiti. Proponiamo loro una musica diversa che piace, se non altro anche per sviluppare un senso critico e una cultura musicale. Il senso critico già pone di fronte ad una scelta e toglie un essere umano dal gregge mediatico. Un senso critico, una capacità di scelta che li aiuterà anche su altri fronti non solo quello della musica.

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