Oggi vi parliamo del chitarrista, cantautore e producer napoletano, Gio Cristiano. Dopo il disco “Voodoo Miles”, scritto a quattro mani con il vocalist newyorkese Dean Bowman, torna con un nuovo progetto dal titolo “Del blue (ed altre essenze)”, che rappresenta un pieno ritorno al sound mediterraneo del chitarrista e songwriter partenopeo, da sempre ammaliato dalla grande produzione musicale mediterranea ed in particolare partenopea. L’album è sospinto dal drumming gravido di groove della batteria e delle percussioni di Angelo Calabrese (che in alcuni brani ibrida il set con una darbouka), sin dalle prime note si evidenzia la grande intesa ed il giusto interplay con la chitarra di Gio Cristiano e con il resto della band. Il pianismo elegante di Marco Ciardiello – elemento di novità in una band i cui meccanismi sono già stati rodati nel progetto parallelo Voodoo Miles – sposa perfettamente la visione armonica del compositore ed impreziosisce ogni brano con interventi solistici che fanno da contraltare alle linee essenziali, a tratti suadenti, a tratti graffianti del “chitarrista hendrixiano di matrice jazzistica” (cit La Repubblica). A sostenere tutto il complesso impianto armonico e ritmico delle otto composizioni sono le frequenze basse del giovane e talentuoso bassista elettrico Francesco Girardi.

Com’è nata la tua passione per la musica e quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?

Non vengo da una famiglia di musicisti, ma ho sempre avuto la testa nella musica. Una volta, parlando con un tizio, mi disse che non ascoltava musica, lo guardai come si guarda un assassino, lo piantai in asso e me ne andai senza dare spiegazioni.

Nel mio olimpo ci sono Jimi Hendrix e Miles Davis – ai quali ho tributato un disco 2016 (Voodoo Miles n.d.r.) – Pino Daniele, Thelonious Monk, Paolo Conte, Sly and Stone, Lucio Battisti, Marvin Gaye e molti, molti altri

Quando hai iniziato a sentire la necessità di raccontare la tua vita in musica?

In realtà mai sentita!

Con la musica strumentale è tutto più facile. Con le canzoni certe cose personali vengono fuori, però le parole sono pietre e sono piume, possono anche essere colori.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?

una volta – ero quattordicenne – un signore del nord, sentendomi suonare un pezzo, mi chiese: ma questi sono accordi brasiliani? boh, no saprei! dissi io, sto solo suonando un pezzo di Pino Daniele.

Anni dopo, quando mi sono trovato a studiare quelle progressioni e quelle ritmiche ho capito la fortuna che ha chi conosce ed ama quel repertorio.

Parliamo del tuo nuovo disco “Del blue (ed altre essenze)”. C’è un filo conduttore che lega le tracce della tracklist?

Un disco di canzoni ed improvvisazioni, due cose apparentemente lontane tra loro.Ma in tutto il disco le canzoni vengono riprese ed interpretate come composizioni strumentali, un pò come si fa con gli standard jazz.

Come artista, quanto è importante la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?

Il timbro della voce umana cambia più volte nella vita, lo stesso vale per il sound della mia chitarra e della mia band.

Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso fino adesso dalla musica?

Che è sensato ascoltare le opinioni degli altri, e poi fare di testa propria.

Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i nostri lettori?

Faremo un video per uno dei brani del disco, stiamo scegliendo ancora, se i lettori ci vogliono dare un feedback…

Di seneci