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Storia dei cantori evirati.  l’intento è quello di divulgare la straordinaria e ineguagliata bravura di questi artisti. Ciò al di là della facile e scontata curiosità che destava e desta questo argomento.

Gli Angeli Cantori – Van Eyck

Mi riferisco, ovviamente, alla loro ambiguità psicologica, fisica e sessuale. Grazie ad essi l’Italia, dal XVII al XIX secolo e anche oltre, divenne riferimento e caposcuola della tecnica del “bel canto” in tutto il mondo. Ripercorriamo insieme, allora, questo lungo, singolare, affascinante – quanto increscioso – momento della nostra storia della musica. Metteremo da parte, per forza di cose, i principi umani, etici e morali che naturalmente ne scaturiscono, per farne una veloce trattazione puramente storica.

I cantori eunuchi – sopranisti

L’Italia fu la Patria per antonomasia dei cantori eunuchi (sopranisti). Seppure costoro furono molto amati anche in altri paesi europei. In quell’epoca col termine “castrato” si intendeva una persona che aveva subito questa menomazione al fine di conservare una voce simile a quella dei bambini o delle donne. I castrati erano protetti dalla Chiesa che ne autorizzava l’operazione “unicamente” per poter celebrare la gloria di Dio attraverso voci angeliche di incantevole bellezza. Complici furono anche le leggi papali che in quel tempo vietavano alle donne di cantare in chiesa, nonché la partecipazione agli spettacoli.

Cantori eunuchi

La conseguenza inevitabile fu il dover affidare i ruoli femminili del nascente, acclamato melodramma ad attori e cantanti maschi, effeminandone i ruoli. A ciò si aggiunse il gusto barocco per la pomposità e il virtuosismo all’eccesso, che determinò in modo ancora più marcato l’ascesa vertiginosa e il travolgente successo di questi artisti. Con l’avvento del Romanticismo, in cui il gusto per l’illusione, l’artificio e il travestimento persero di significato, i castrati via via scomparvero, per sopravvivere soltanto in seno alla Chiesa romana. L’ultimo evirato del coro della Cappella Sistina, andò infatti in pensione nel 1913.

La decisione di far operare i fanciulli (tra gli otto e i dieci anni, per anticipare la muta fisiologica della voce) era presa dalle famiglie più povere e numerose. I genitori, incantati dal successo e dai notevoli guadagni dei grandi sopranisti, vedevano nella castrazione un mezzo per sottrarre alla miseria i propri figli, ed assicurare un certo benessere per la propria vecchiaia. Si sacrificava così uno dei figli maschi, sperando di vederlo un giorno famoso e conteso dai maggiori teatri d’Europa.

La castrazione e la rinomata Napoli barocca

La castrazione fu quindi largamente praticata. L’ambigua politica della Chiesa da una parte la condannava, dall’altra accoglieva di buon grado i migliori evirati nel suo Sancta Sanctorum. Una volta sopravvissuti all’operazione (possiamo immaginarne i rischi!) i fanciulli venivano indirizzati agli istituti per procedere alla formazione della voce.
La città più organizzata e rinomata era Napoli, che possedeva ben quattro Conservatori. I ragazzi, per essere ammessi, dovevano superare una selezione che ne decretava la naturale attitudine alla musica. Poi, iniziava per loro un lungo e durissimo corso di studi che prevedeva una formazione musicale completa. Essa durava in media dieci anni ed era accompagnata da una ferrea disciplina. Il lavoro quotidiano maggiore era sugli esercizi della respirazione, in modo da sviluppare al massimo i muscoli inspiratori ed espiratori.

Questo garantiva una tecnica perfetta che dava regolarità, morbidezza, potenza nell’emissione e tenuta di fiato eccezionali. Su questo lavoro si innestavano poi ore e ore di pratica vocale per l’acquisizione della strabiliante tecnica barocca dell’abbellimento che i cantanti dovevano padroneggiare perfettamente. Arpeggi, trilli, scale, messa di voce, gorgheggi e mille altre raffinatezze venivano eseguiti con un virtuosismo tale da non essere mai più raggiunto nella storia della musica. Sfortunatamente non tutti gli allievi – anzi pochi di loro – riuscivano ad arrivare al successo voluto. Per questi ultimi restava, purtroppo, soltanto il dramma della menomazione subita inutilmente.

Per coloro che invece riuscivano ad arrivare all’Olimpo dei più grandi, si apriva un universo da sogno. I compensi erano stratosferici, tali da consentire a questi artisti di accumulare ingenti fortune. Il pubblico dei teatri delirava per loro, facendo a gara per sostenere rumorosamente i propri favoriti durante le sfarzose rappresentazioni accompagnate dalle loro straordinarie esibizioni. Ciò giustificava in parte la vanagloria e mania di grandezza di certi castrati eccellenti.

I sopranisti amati e ricercati

D’altronde la nuova condizione di divi assoluti avrebbe fatto girare la testa a chiunque! Non dimentichiamo le loro umili origini, la severa e rigida educazione sofferta nei conservatori, il successo arrivato rapidamente e in giovane età. Tutto ciò vissuto, per di più, in un’epoca amante degli eccessi come fu quella barocca. Tutto sommato si comportavano alla stessa maniera di certe rock stars di oggi!

I sopranisti erano molto amati e ricercati anche dalle dame di allora, che potevano concedersi, tra l’altro, piaceri sensuali senza rischiare di rimanere incinte. Essi possedevano quella particolare e intrigante mistura tra virile e femmineo che li rendeva irresistibili a uomini e donne.
Mozart li adorava. Rossini affermava che con la loro fine sarebbe scomparsa l’arte del bel canto. Napoleone, ascoltandoli, si commuoveva fino alle lacrime. Angeli per alcuni, mostri per altri, questi artisti contrassegnarono comunque un’epoca unica nel suo genere. La musica vocale barocca che oggi studiamo ed eseguiamo manca dei protagonisti per i quali è stata pensata e scritta. Per noi resterà l’eterno rammarico dell’impossibilità di ascoltare quegli angeli dall’incredibile voce, che per quasi tre secoli hanno segnato indelebilmente la nostra storia della musica lirica e religiosa.

Farinelli – film: Voce  Regina

Termino ricordando che su questo argomento è stato prodotto nel 1994 il film italo francese  “Farinelli – Voce  Regina”, diretto da Gerard Corbiau. Questo lavoro cinematografico, che racconta la vita del celebre cantante castrato Carlo Broschi, in arte Farinelli, pur contenendo numerose inesattezze storico-biografiche, è stato premiato come migliore pellicola straniera al Golden Globe. Ha ricevuto inoltre una nomination all’Oscar.

 

Di Rima