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Lo sapete sicuramente tutti. Francesco “Pecco” Bagnaia è il nuovo campione del mondo della MotoGp. E lo è con una moto italiana, la Ducati. In queste ore social e tv hanno incendiato di rosso i loro palinsesti per celebrare, giustamente, un’impresa che ha un sapore quasi epocale. 91 punti di ritardo da Quartararo a metà giugno al Sachsenring, sembravano impossibile da recuperare, ma grazie ad un prodigioso percorso nella seconda parte di stagione, unita ovviamente ad un calo deciso da parte dell’avversario francese, hanno reso vera una situazione che per nessuno era vera.

E nemmeno Pecco, secondo me, ci sperava. Sarebbe comodo tirare fuori le solite frasi motivazionali nelle quali si dice che bisogna crederci sempre, andare oltre ogni problema, andare oltre l’ostacolo. Non sono frasi che troverete con frequenza in questo spazio. Non crederci ha permesso a Bagnaia di non guardare quel -91, di poter recuperare domenica dopo domenica un po’ di margine, fino al balzo clamoroso dell’ultimo mese, permettendogli di arrivare all’ultimo gran premio con 23 punti di vantaggio su Quartararo.

Bagnaia ha chiuso la propria stagione a quota 265 punti, con sette Gran Premi vinti.

Ma con quale situazione mentale? Ed è proprio questo il motivo che mi ha indotto a scrivere questo pezzo. Non tanto il Mondiale vinto. Come ha vissuto questi giorni Pecco Bagnaia, sapendo che gli bastavano soli due punti per poter vincere il Mondiale? Tutto questo anche qualora Quartararo avesse vinto il Gran Premio con dieci giri di vantaggio su tutti. Mi piacerebbe poter passare 10 minuti con Pecco per potergli chiedere come ha gestito questi ultimi giorni dal punto di vista psicologico, come ha cercato di allontanare il fatto che tutti lo incoronavano già campione del mondo.

Bagnaia è entrato nel giro del MotoMondiale nel 2013 e gareggia nella MotoGp da quattro stagioni

Era venerdì pomeriggio ed immaginavo i giornalisti delle testate nazionali che iniziavano a scrivere articoli sul nuovo campione, tipo i coccodrilli prima dell’annuncio della morte della regina Elisabetta. Tanto come può andare male con 23 punti di vantaggio? Ed immagino i vari grafici dei social media manager, tutti occupati a preparare grafiche ad hoc per celebrare quello che per tutti sembrava sicuro. Infatti a pochi minuti dal trionfo ho visto già spuntare servizi video per il web, montati ad arte, con la storia di Bagnaia, le interviste passate nelle quali sembrava un pesce fuor d’acqua rispetto ai campioni del passato e cose del genere.

Sabato non è stata una giornata per la tranquillità di cui aveva bisogno il ducatista, tra lotta accesa per conquistare la pole position nelle prove e addirittura una zuffa nella Moto3, con tanto di sberle. Ed io mio chiedo, già non va bene se ti metti a fare una rissa. Ma che senso ha picchiare qualcuno quando tu hai un casco in testa che peserà una fracca di chili ed anche la persona che vuoi mandare in codice rosso ce l’ha anche lui? Vedi poco, ragioni male, magari gli dai un cazzotto, non gli fai male e c’è il serio rischio che ti fai male tu. È tutto molto bello, direbbe Bruno Pizzul.

Nel 2018 Bagnaia si è aggiudicato il campionato del mondo di Moto2, riuscendo a trionfare in ben otto gare, diventando il primo pilota della scuderia Sky Racing TeamVR46 a vincere un titolo mondiale.

Tra i pensieri di Pecco c’è stato sicuramente qualcosa sull’atteggiamento in gara. Chi me lo fa fare ad andare tra i primi e combattere per vincere? Meglio rimanere nelle retrovie, evitando il furore agonistico che c’è davanti e portarsi a casa quei punti che servono per chiudere ogni discorso. Pensavo andasse così. Ed invece l’inizio della gara al circuito Tormo di Valencia, ormai teatro dello spettacolo del motorsport per celebrare i successi, tanto che mi ricordo una vittoria di qualche anno fa del mio amico Nicholas Risitano all’EuroNascar, racconta altro.

Bagnaia in foto festeggia con Valentino Rossi, che si è ritirato lo scorso anno. Uno scatto che sembra quasi un passaggio di consegne

Bagnaia entra subito nel giro dei migliori e dà battaglia. Perde addirittura una levetta dalla moto, poi affianca Quartararo, che, invece, è partito a tutta per stare davanti. Questo è avere carisma, coraggio, a Napoli la chiamano cazzimma. Successivamente Pecco capisce che a tutti noi interessa solo che porti a casa il risultato e si sistema nelle retrovie per condurre in dote un favoloso successo. Erano 15 anni che la Ducati non vinceva un Mondiale. L’unica volta nel 2007 con l’indimenticato Casey Stoner, che Guido Meda chiamava Bastoner.

Oggi tocca a Pecco Bagnaia, che non possiamo considerare un predestinato alla Charles Leclerc, ma un ragazzo che ha saputo crescere passo dopo passo e che ha saputo prendersi il suo tempo. Non ha avuto bisogno di uscire dalla sua zona di comfort per entrare nella nostra. Siamo stati noi, in particolare Quartararo, ad essere inglobati nella zona di comfort di Bagnaia. In un mondo che ci vuole tutti inclusivi, chi può esserlo più del ragazzo di Chivasso? Inoltre questa vittoria segna il ritorno dell’Italia in una dimensione mondiale nel motorsport, cosa da non tralasciare assolutamente. Tutto questo nella speranza che presto in questo gotha ci possiamo ritrovare anche la Ferrari.