di Ester Campese
Philippe Daverio, storico dell’arte, politico e personaggio televisivo italiano, francese di nascita, alsaziano di Mulhouse (1949) ma grande italiano di adozione ci ha lasciato lo scorso 2 settembre 2020. Personalità eclettica e anticonformista, segno distintivo un grande bonario sorriso, sempre presente sul volto, un grande amore per l’arte ed i suoi colorati farfallini. Un uomo colto e raffinato, dall’eterna aria di bravo ragazzo, che è stato una pietra miliare della critica d’arte e tra i più autorevoli degli ultimi anni. Stava male oramai da qualche mese e a 70 anni ci ha lasciato.
Ha saputo distribuire con semplicità gemme di cultura artistica e culturale, spesso con quella sua vena ironica e divertente, lasciando tracce di bellezza e di sapere ovunque. Disponibile alla dialettica con chiunque senza mai ergersi su alcun piedistallo e come pochi sapeva trasmettere la passione per l’arte coinvolgendo l’ascoltatore/osservatore facendolo entrare in questo “complicato mondo” semplificandolo e facendo poi uscire innamorato il suo interlocutore. Queste erano le sue grandi capacità del divulgatore quale era, uno dei pochi che ha creduto nella grande propagazione culturale dell’arte e che grazie anche a programmi televisivi come Passpartout, che ha scritto e condotto per 10 anni su Rai3, è riuscito a renderla alla portata di tutti e farla giungere nelle case degli italiani. L’arte la contestualizzava nella storia, in modo quasi leggero, sicuramente in una modalità interessante, brillante e coinvolgente con il suo linguaggio colto ma semplice e spassoso, proprio per questo arrivava a tutti. Era una sorta di Virgilio che ti trasportava in un “virtuale” viaggio nel tempo facendoci rammentare il tempo che l’umanità ha dedicato alla bellezza e all’arte, che lui stesso apprezzava in prima persona ed in tutte le sue forme, non solo agli occhi. Cultura, umanità e socialità fuse in un unicum questo era Philippe Daverio che è stato anche assessore alla cultura di Milano e Brera gli tributa l’ultimo saluto. Noi vogliamo ricordarlo con queste sue stesse parole: “Sono ancora convinto che la cultura salverà il mondo”.