È uscito Kiss the rain l’esordio letterario della toscana Sara Manfredi un intenso romanzo di formazione ispirato alla leggenda del Tanabata (la tradizionale festa dell’estate, degli innamorati e delle stelle) che unisce la magia delle suggestioni del Giappone alla forza indissolubile della musica e dei legami.

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La storia: Durante un volo intercontinentale Takumi, ormai trentenne, ripensa ai tempi del liceo e al suo rapporto con Asami, una ragazza giapponese che scompare dalla sua vita all’improvviso e di cui nessuno ha più memoria tranne lui stesso.  Per scoprire la verità su di lei Takumi, che da sempre sogna di diventare un pianista come suo nonno, compie appena diciottenne un viaggio nel lontano Giappone assieme alla madre e al suo migliore amico Thomas. Tuttavia, venuto a conoscenza della verità sulla ragazza, la sua vita cambierà completamente e dovrà fare i conti con quello che nel suo mondo ha sempre considerato irreale.
Guardando dal finestrino dell’aereo, diretto laddove anni prima aveva lasciato una parte di sé, e attraverso dei dialoghi con una signora anziana seduta al suo fianco, Takumi rifletterà su quanto ha perso, ricordando un amore che non ha mai dimenticato, le amicizie degli anni giovanili e il rapporto speciale con la madre, alla ricerca del suo posto nel mondo.
La cultura giapponese, in particolar modo la leggenda del Tanabata, alcune coincidenze inaspettate e la musica, a cui si ispira il titolo del romanzo, attraversano la narrazione come un leitmotiv, in cui il magico si mescola continuamente al reale, insinuando costantemente il dubbio sull’autenticità di ciò che il protagonista dice di aver vissuto.

Ho cominciato a scrivere Kiss the Rain circa quattro anni fa, – racconta Sara Manfredi– quando ripresi gli studi all’università, terminandolo alla fine degli stessi, esattamente come un cerchio che si chiude. Nacque tutto da una lezione di iconologia, quando il professore ci raccontò il mito di Piramo e Tisbe, e da lì, giorno dopo giorno, le idee iniziarono a colmarsi di altre ispirazioni, come un flusso di coscienza che non puoi trattenere. Letture di Murakami, l’ascolto delle melodie di Yiruma, lezioni di lingua giapponese, la conoscenza della mia Sensei, la passione per il Giappone che volevo a tutti i costi raccontare – continua- . E poi c’erano tutte le esperienze che avevo vissuto nella mia vita fino a quel momento. Le amicizie perdute, i ricordi del passato, le sensazioni provate in varie circostanze. In questo romanzo ci sono così tanti fili intrecciati che non credo di potermi ricordare come siano nati ciascuno di loro. L’unica cosa che so per certo è che sarò sempre legata ai personaggi che ho creato perché in ognuno di essi c’è un po’ di quello che sono o delle persone che ho incontrato nella mia vita, ed esattamente come il primo amore, anche il primo romanzo non si scorda mai. Ho scelto di pubblicarlo – conclude- perché a un certo punto avevo la sensazione che fossero gli stessi personaggi a chiedermelo, come se ormai avessero una vita propria, al di là di me che li avevo creati. Oggi vorrei, infatti, che le loro storie si inserissero al fianco di tante altre raccontate in quei libri della letteratura giapponese che sempre più spesso ho il piacere di vedere in libreria. Il mio libro, essendo ambientato in parte in Giappone, sono certa che troverebbe adesso il suo posto giusto nel panorama letterario attuale”.

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