Sembra evidente come da più parti stia tornando il bisogno di poesia. Nathan Puglia è un manifesto di questa giovanissima tendenza. Nuove penne, nuovi libri, nuove necessità che nell’urgenza di espressione si rifugiano dentro la parola decantata, nei versi, scegliendo soluzioni mai scontate e ricercandone forma e suono. È il caso di 55 scritture inediti, 55 poesie che compongono i 3 momenti di questo esordio del poeta milanese, classe 2002. “Poesie sul mio epitaffio” ragiona sull’amore, su tre direzioni e tre derive e tre raccolti diversi. Siamo tutti figli di emozioni… questo nessun futuro potrà eguagliarlo.

La poesia oggi: partiamo da qui. Molti dicono che si sta tornando ad una forma di questo linguaggio… cosa ne pensi?
La poesia oggi, è un linguaggio che, agli occhi dei più, risulta essere un qualcosa di arcano e lontano, quasi dimenticato; tuttavia, nella realtà dei fatti, tale fenomeno è sempre più in forte ascesa. A prova di ciò, numerosissimi sono i fenomeni culturali riguardanti proprio la poesia e la sua divulgazione: concorsi, salotti, pagine web, social, mostre, fino ad arrivare ai nuovissimi poetry slam, vere e proprie sfide a suon di versi, organizzate in tutta Europa.
È bene dire, dunque, che la poesia è viva, e lo è non solo grazie all’opera pioniera di professori, intellettuali e amanti della letteratura d’altri tempi, ma lo è soprattutto grazie ai giovani, che sempre più sì affacciano a questo mondo e alle sue diverse forme.
Essa non è da considerarsi fine a sé stessa, imprigionata su carta, bensì è mutata in forme e concezioni diverse; è stata capace di stare al passo con i tempi. Sempre maggiori, infatti, sono le divulgazioni via social, o ancora, gli aforismi poetici narrati in brevi video, capaci in poche ore di raggiungere migliaia di persone.
È possibile affermare, dunque, con certezza, che la poesia è diventata, a tutti gli effetti, un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa, in grado di emozionare ed insegnare, cosa non affatto banale in un’epoca dipinta come superficiale, quale è quella in cui viviamo.

E tu, figlio di queste nuove normalità, come e dove trovi il modo di spegnere le comodità tecnologiche per scrivere su carta parole?
Scrivere, a mio parere, è un’esigenza personale, un bisogno profondo di cui necessito per stare bene con me stesso e con chi mi circonda. Scrivere significa rinchiudermi nel mio angolo di mondo sicuro, un luogo personale e privato dove nessuno può entrare. Ci sono solo io, le parole, e un’infinità di luoghi e vissuti da esplorare.
Non parlerei dunque di “spegnere le comodità tecnologiche”, bensì dell’esatto opposto. Scrivere significa accendere le mie comodità, accedere ad una confort-zone in cui io possa riconciliarmi con ciò che sono.

Per te l’epitaffio è il titolo di una nuova rinascita o dell’epilogo?

L’epitaffio è un qualcosa che va inteso oltre la morte.
Volgendo lo sguardo all’antica Grecia e in particolar modo analizzando la psicologia della figura di Achille, è evidente come nel profondo di ognuno di noi, in realtà, vi sia intrinseca la paura di essere dimenticati; di non lasciare alcuna traccia di ciò che siamo stati.
Il titolo “Poesie sul mio epitaffio” nasce, perciò, proprio dall’auspicio che un domani, quando non apparterrò più alla terra, qualcosa di me rimanga; se pur qualcosa di piccolo, vorrei che una parte di me sopravvivesse, che ispirasse gli altri a godere della propria vita.
Seneca, padre dello stoicismo, nelle sue Lettere a Lucilio scrive: “In questo ci inganniamo, nel vedere la morte come un avvenimento futuro” ed è proprio in questo aforisma che risiede il fulcro di tutto. L’epitaffio è per me la speranza che qualcuno, prima o poi, leggendo le mie pagine, sarà ispirato a dare peso ad ogni secondo del suo tempo, che viva intensamente ogni attimo, ogni amore, ogni gioia e perfino ogni dolore; perché in fondo la vita, anche nei suoi momenti più difficili, è un qualcosa di straordinario.

L’amore torna come un cuore pulsante dell’arte e della sua ispirazione. Per te cos’è l’amore? E dei tre libri, delle tre chiavi di lettura, dove lo collochi personalmente?
In una delle mie poesie ancora inedite, per spiegare cosa sia l’amore così scrivo:
“L’amore è quando il resto del mondo si fa quieto; non solo occhi dentro agli occhi,
ma anime che danzano e si accordano,
mentre il rumore del mondo tace.”
Personalmente non trovo parole migliori per definire cosa sia l’amore, o almeno quello vero, quello che ad oggi sto vivendo. Per me l’amore è quiete; è il caos del mondo che si fa sordo. Ovviamente, esistono varie fasi dell’amore, alcune decisamente affascinanti ed altre meno positive; tuttavia, ritengo che la chiave di lettura risieda proprio in questo alternarsi di eventi, di periodi di sole e periodi di pioggia. Ritengo che l’amore, per quanto impervio, bello, doloroso e affascinante, alla fine di tutto, dia quiete, dia senso alla vita.

Ci regali un verso a te più caro di queste tante parole scritte?
“Con luna che tramontava nel mare
mi chiedesti di scappare,
ed io così in acque di tempesta scappai;
ma tu Luna mia
pallida, guidasti la marea
ed io tornai tra le tue braccia.”