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Un rapido viaggio sulla storia e l’importanza della pratica curativa della musicoterapia dai tempi più antichi ad oggi.

di Emanuela Mari

L’utilizzo della musica come strumento di cura risale alla preistoria quando suoni, canti e danze avevano un ruolo essenziale nei rituali di guarigione. Gli uomini primitivi credevano che la malattia fosse causata da uno spirito maligno. La musica entrando in contatto con esso potesse scacciarlo attraverso l’uso di formule magiche che prevedevano canti e danze.

Nell’antica Grecia si riteneva che la musica inducesse particolari effetti sull’animo e sulla volontà dell’uomo. Ciò anche a seconda del tipo di ritmo, di melodia, di armonia e di modalità di esecuzione. Da ciò nacque la teoria dell’ethos musicale:  ethos energico quando la musica produceva voglia di fare; ethos snervante se paralizzava l’azione; ethos estasiante se provocava uno stato di ebbrezza ed estasi. In altre parole per i Greci la musica aveva potenti influenze non solo sulla psiche, ma anche sul corpo. Infatti erano frequenti prescrizioni terapeutiche di particolari melodie per guarire la sciatica e molti altri disturbi.

Anche la Bibbia riporta una testimonianza a favore dell’uso terapeutico del suono. “E così ogni qualvolta il cattivo spirito venuto da Dio investiva Saul, Davide prendeva la cetra e si metteva a suonare. Saul si calmava e stava meglio poiché lo spirito cattivo si ritirava e lo lasciava in pace”(Samuele1-16,63).

Nel Medioevo Severino Boezio (600 d.C. circa) incluse nel suo trattato “De Institutione Musica” un capitolo sul potere di guarigione della musica. Quest’opera divenne molto famosa in Europa, ed inserita nel programma per gli studenti in medicina. Sempre nel Medioevo i monaci potenziarono ulteriormente l’unione musica-medicina. Utilizzarono nell’assistenza di malati e bisognosi, composizioni musicali, considerate capaci di possedere poteri terapeutici, come quelle composte da Notker Balbulus.

Fu nel 1900 il periodo in cui nacque la musicoterapia strutturata

Arriviamo rapidamente al 900 e precisamente alla due guerre mondiali, allorquando, per la prima volta nella storia, nacque una musicoterapia strutturata. Negli ospedali ricolmi di soldati feriti, infatti, si scoprì che la musica poteva alleviare la loro sofferenza. Fu osservato che perfino miglioravano alcune risposte fisiologiche (pulsazioni, pressione ematica, ecc…). 

Così in alcuni ospedali per i veterani, i medici iniziarono a invitare musicisti affinché suonassero per i malati. Presto risultò però evidente che entusiasmo e generosità non bastavano, ma che era necessaria anche una precisa formazione professionale.

Nel 1944 in America fu istituito il primo programma ufficiale di musicoterapia presso la Michigan State University. Più tardi, negli anni 60, Paul Nordoff e Clive Robbins iniziarono a sviluppare un metodo di lavoro (musicoterapia creativa) con bambini affetti da handicap diversi.

Nello stesso periodo la musicoterapia si diffuse anche in Europa. Accadde in particolare attraverso il lavoro pionieristico di Juliette Alvin (terapia della libera improvvisazione e di Mary Priestley (musicoterapia analitica ) Inghilterra, di Edith Lecourt in Francia. Attualmente la musicoterapia viene attuata sia mediante la relazione che si sviluppa attraverso l’uso di attività musicale e di altre pratiche espressive, sia utilizzando  la musica pura, come comunicazione non verbale.

Il terapeuta statunitense K. Bruscia (Temple University – Filadelfia) afferma che: “La musicoterapia è un processo interpersonale in cui il terapeuta usa la musica e tutti i suoi aspetti fisici, emotivi, mentali, sociali, estetici, e spirituali per aiutare il paziente a migliorare, recuperare o mantenere la salute. In alcuni casi, i bisogni del paziente sono indagati direttamente attraverso gli elementi della musica; in altri essi sono analizzati mediante i rapporti interpersonali che si sviluppano tra paziente e terapeuta o gruppo. La musica usata in terapia può essere direttamente creata dal terapeuta o dal paziente, oppure è possibile utilizzare musica già composta”

Da questa importante definizione di musicoterapia, si evince quanto sia fondamentale la relazione empatica tra chi cura e chi viene curato. Il musicoterapista odierno, oltre ad avere una solida preparazione tecnica, deve possedere particolari doti umane. Queste gli consentono di entrare in comunicazione con il paziente, al fine di dialogare amorevolmente con lui. Accade principalmente attraverso la musica, ma non soltanto con essa.

Il suo messaggio profondo per il paziente dovrà sempre essere: “ Sono qui per aiutarti, sono tuo amico, e ti voglio bene”.

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