Doppio appuntamento di successo con l’abbraccio tra alba e tramonto, tra teatro e danza

L’alba e il tramonto, il teatro e la danza. La leggenda, il mito, la storia. 

Sono stati ben due gli spettacoli, di cui uno in prima nazionale, che si sono svolti lo scorso 19 agosto al Segesta Teatro Festival. Un festival di grande successo con una programmazione di arti performative e la direzione artistica di Claudio Collovà, che si svolgerà fino al 4 settembre al Parco Archeologico di Segesta. La direzione è a cura di Luigi Biondo, coadiuvati dai comuni limitrofi, Calatafimi Segesta, Contessa Entellina, Custonaci, Poggioreale e Salemi. 

Al sorgere del sole al Teatro Antico il pubblico ha potuto assistere a Colapesce. Dedicato a Buttitta, in prima nazionale, con adattamento e regia di Filippo Luna, che ha messo in scena l’affascinante leggenda, risalente al XII secolo, di Colapesce, attraverso le parole del celebre poeta di Bagheria. «Una favola dai profondi contenuti, immensamente eterna e senza connotazione temporale» come la descrive lo stesso Luna. 

 

Cola era un giovane messinese, figlio di una lavandaia e di un pescatore. Il ragazzo venne soprannominato Colapesce per la sua grande abilità nel muoversi in acqua sin da quando era molto piccolo. Un pesce di mare che, di ritorno dalle sue numerose immersioni, si soffermava spesso a raccontare le meraviglie scorte in quegli abissi, alle volte riportando persino sulla terra ferma alcuni di quei tesori. La sua fama fu tale da giungere sino alle orecchie del Re di Sicilia, l’Imperatore Federico di Svevia, che decise di metterlo alla prova.


Il Re e la sua corte si recarono a bordo di un’imbarcazione proprio fino alle acque frequentate da Cola, e lo fecero chiamare dalla madre. Quando Colapesce riaffiorò, il Re gli lanciò una prima sfida, gettando in acqua una coppa che il ragazzo recuperò immediatamente. Allora, il sovrano lanciò la sua corona in acque profonde e Colapesce riuscì nuovamente nell’impresa. La terza volta, il Re fece cadere in mare un anello, un oggetto ancora più piccolo e dentro acque ancora più profonde. Fu solo in quel momento che Cola si accorse che la Sicilia, la sua terra, con le sue tre punte di terra, si appoggiava su tre colonne.


Una di queste era visibilmente segnata dal tempo, piena di vistose e pericolose crepe. Tornò così a galla, e senza indugio disse addio a Ninfa, l’amata che portava in grembo suo figlio e decise di restare per l’eternità sott’acqua per sorreggere la colonna ed evitare che l’isola potesse sprofondare. E ancora oggi, Cola si trova negli abissi del mare di Sicilia, a tenerla in piedi e proteggerla, concedendosi la possibilità di risalire in superficie per rivederla soltanto una volta ogni cento anni. 

In scena al fianco di Filippo Luna Manuela Ventura, che vestirà i panni di Colapesce, Alessandra Fazzino che ha curato anche i movimenti coreografici, Rita AbelaVirginia Maiorana, sue le musiche originali eseguite dal vivo.

 

Al calar del sole invece sempre al Teatro Antico (ore 19.30), in scena è stata la volta di PPP Presente Passato Pasolini, spettacolo di teatro-danza firmato dal coreografo e regista Aurelio Gatti, che qui indaga Pasolini nella sua ricerca sulla relazione fra mito e storia.


Sul palco dieci artisti – Valeria BusdraghiLucia CinquegranaElisa Carta CarosiArianna Di PalmaMatteo GentiluomoPolina LukanskaPaola Saribas e GipetoChiara MeschiniSebastiano Tringali – per un immaginario circo costruito intorno a testi come Pilade, Affabulazioni, La Rabbia, Divina Mimesis, oltre a numerose interviste del più importante, scandaloso e controverso intellettuale italiano del Novecento. Il circo è lo spazio immaginato per un provocatore, “corsaro”, spesso scomodo, osteggiato, sempre inviso ai potenti e irritante per l’opinione pubblica che turbò con le sue prospettive eccentriche e anticonformiste. 

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