di Riccardo Bramante

Antonio Ligabue un uomo con le sue disavventure, i suoi eccessi e le passioni, non solo riguardo l’arte.

E’ a tutti (o quasi) nota l’arte pittorica di Antonio Ligabue di cui è ricorso, nel mese di dicembre 2021, il 122° anniversario della nascita ma pochi conoscono la vita del Ligabue uomo, le sue disavventure, i suoi eccessi e passioni; in una parola la sua vita di tutti i giorni che tanta influenza ha avuto sulla sua stessa arte.

Autoritratto Antonio Ligabue

Nasce in Svizzera, a Zurigo, nel 1899 da una emigrata veneta, Elisabetta Costa, e da padre ignoto; prende il cognome di Laccabue quando, nel 1901, la madre sposa un altro emigrato, Bonfiglio Laccabue che lo legittima senza, però, averne alcuna riconoscenza perché subito dopo viene dato in adozione ad una coppia italo-tedesca, i coniugi Johann Goebel ed Elisabetta Hanselmann che lui considera la sua vera famiglia.

Frequenta la scuola fino alla terza elementare dopo di che inizia il suo continuo peregrinare da un istituto psichiatrico ad un altro in cui, peraltro, viene notata la sua grande capacità nel disegno, soprattutto di animali; è una passione che, tra l’altro, é per lui l’unico modo per rasserenarsi dalle violente crisi isteriche che lo assalgono frequentemente e che lo spingono fin dall’adolescenza a preferire la compagnia degli animali a quella degli uomini.

Primo momento determinante nella sua vita è quando, nel maggio 1919, al termine della Prima Guerra Mondiale, la pur neutrale Svizzera lo espelle dal Paese e viene preso in carico prima dalla Prefettura di Como che, forse per incomprensione della lingua parlando il nostro uno svizzero-italiano poco comprensibile, gli cambia il cognome in Ligabue e lo assegna ad un istituto di assistenza del  comune di Gualtieri, paese da cui proveniva il padre adottivo Bonfiglio.

Qui Ligabue tenta di rifarsi una vita lavorando in cooperative locali e girovagando per fienili e stalle dove trovare rifugio temporaneo, sempre oggetto di scherzi, anche pesanti, da parte degli abitanti del paese e trovando conforto solo nel dipingere soprattutto animali e paesaggi.

Una svolta nella vita di Ligabue avviene nel 1928

La svolta avviene nel 1928, quando Ligabue incontra Marino Mazzacurati, affermato pittore dell’epoca, che gli da un posto fisso per dormire e lo aiuta finanziariamente acquistandogli numerosi quadri. Il suo primo “mercato” è, quindi, la borghesia di Gualtieri e i contadini dei dintorni, con cui baratta i quadri in cambio di cibo.

Un solo quadro non vende: quello di una donna nuda che espone nella sua stanza facendo pagare chi voglia vederlo; è il primo di solo tre quadri di donna che il pittore ritrae in tutta la sua vita, in quanto vedeva negli esseri femminili persone da evitare perché portatrici di malattie.

E’ in questo stesso periodo che Mazzacurati mostra alcuni quadri di Ligabue al critico d’arte Luigi Bartolini che ne rimane entusiasta e lo fa conoscere a personaggi dell’alta borghesia e ad attori come Romolo Valli, il quale, chiedendogli il prezzo per l’acquisto di un suo quadro, si sente rispondere di volere in cambio “o una conigliera o una moto”.

Con i primi soldi guadagnati inizia ad acquistare quelle che erano sempre state il suo sogno, le moto Guzzi (alla fine ne avrà ben 11 oltre ad una BMW) con cui gira per i paesi vicini, sempre con un quadro da vendere attaccato dietro le spalle a mò di zaino.

Una delle moto Guzzi di Ligabue conservata nella Casa Museo a Gualtieri

Anche la stampa nazionale incomincia ad interessarsi a lui e addirittura il cinema lo chiama per interpretare il suo stesso personaggio in diversi documentari e corti. Nel 1961 arriva la sua consacrazione definitiva con una mostra personale alla Galleria “La Barcaccia” di Roma visitata anche da Giorgio De Chirico che ne rimane entusiasta.

Ormai è un uomo benestante e può permettersi di girare su un’auto Fiat 1400 (per l’epoca una delle migliori auto in circolazione) guidata da un suo amico non sapendo lui guidare e non avendo la patente.

Un solo desiderio non riuscirà a realizzare: quello di avere accanto una donna che gli voglia bene. Veramente fin da giovane aveva avuto una passione per una certa Cesarina, cameriera della trattoria del paese, ma non era mai andato oltre un abbraccio fuggevole anche per la ferma opposizione della madre di Cesarina alle proposte di matrimonio da lui avanzate anche quando era diventato famoso.

Ma la sua vita ormai volge al termine; il 20 novembre 1964 subisce un ictus che gli paralizza la mano destra, proprio quella con cui dipingeva, e viene ricoverato in ospedale dove muore il 27 maggio 1965, dopo mesi di sofferenze.