Amedeo Goria rappresenta un pezzo di storia del calcio televisivo. Per 34 anni in Rai, ha raccontato tantissimi tratti del pallone nostrano, dalle squadre più importanti alla Nazionale, passando anche per le Olimpiadi. Negli ultimi anni lo abbiamo visto su altri palcoscenici, come quelli legati al Grande Fratello Vip o alle mostre d’arte, di cui è grande appassionato, ma lo sport rimane sempre al centro della sua vita. Abbiamo voluto così “abbeverarci” alla sua fonte, fatta di esperienza e di pensieri ponderati sull’attualità calcistica. Lo contatto di lunedì pomeriggio, il momento in cui nei ritrovi di tutta Italia si parla del weekend di serie A.
“Potremmo definirlo il campionato del “ciapa no” – debutta Amedeo Goria – visto che ultimamente Inter e Milan hanno rallentato. E il Napoli e la Roma sono riusciti a vincere, ma solo nel finale. Praticamente potremmo anche pensare di smettere di guardare i primi 80 minuti delle partite e concentrarci sugli ultimi 10, visti i finali a sorpresa di molte gare. La squadra di Spalletti può concentrarsi solo sullo Scudetto, dopo essere stata eliminata da Europa League e Coppa Italia.
Il tecnico di Certaldo al primo anno in una squadra fa sempre molto bene. Sarà decisiva la gara di domenica al Maradona contro il Milan, nella quale ha la grande occasione di mettere dietro di tre lunghezze i rossoneri. E non dimentichiamoci che le milanesi saranno impegnate anche nel doppio derby di Coppa Italia. Tutto questo aspettando il famoso recupero Bologna-Inter”.
Milan e Inter rallentano, il Napoli deve ancora farci capire se è l’anno buono per far impazzire il tifo partenopeo. Ma non è che alla fine la Juventus, data da tutti per morta, può far risultare sempre viva la sua mentalità vincente ed alla fine fa lo scherzetto a tutte?
“La Juventus, così come l’Atalanta, hanno perso tanti punti – sottolinea Goria – per il quarto posto i bianconeri sono lanciatissimi, anche considerando Vlahovic, per reputo il crack del campionato. Il serbo è il nuovo Ronaldo della Serie A, come dimostrando il gol al Villareal e la doppietta di Empoli”.
Tutti parlano di serie A, di Champions League e tutto il resto. Ma io ho un po’ di paura che covo dal famoso rigore sbagliato da Jorginho. Ma non è che quest’Italia rischia di rimanere fuori dal Mondiale per la seconda volta consecutiva. Forse non ci siamo messi alle spalle il fantasma di Ventura?
“Mancini si è sempre dimostrato un uomo fortunato – anche se dovrà giocare fuori casa l’eventuale finale playoff. Giocare in Portogallo rispetto alla Turchia forse è più facile per l’aspetto ambientale, anche se naturalmente sappiamo che i lusitani sono più insidiosi sotto il profilo tecnico.
Do all’Italia il 55% di possibilità di qualificazione al Mondiale. All’Europeo siamo arrivati in forma al momento giusto, nonostante non avessimo una squadra di fenomeni, approfittando degli ostacoli trovati da Inghilterra e soprattutto Francia, che secondo me doveva vincerlo Euro 2020. Mancare il Mondiale per la seconda volta consecutiva sarebbe una sciagura per il nostro calcio”.
Con Amedeo ho voluto subito creare un confronto colloquiale, senza copioni preparati e freddi. Questo anche perché mi piace ascoltare gli aneddoti delle persone, i racconti dal “di dentro”, come in un gruppo di amici che a cena fuori dopo tanto tempo di attesa.
“Uno degli episodi più particolari della mia carriera giornalistica è avvenuto al Mondiale di Germania 2006, vinto dall’Italia. Assieme al mio telecineoperatore Andrea Rinaldi, conosciuto perché è un tecnico che si butta dappertutto, in occasione della semifinale vinta con i tedeschi, abbiamo esagerato un po’ andando ad invadere degli spazi dove non dovevamo andare. Siamo quasi entrati negli spogliatoi, con tanto di telecamera, dopo la semifinale vinta con i gol di Grosso e Del Piero. I tedeschi erano già abbastanza arrabbiati per la cocente sconfitta, ci hanno tolto gli accrediti. Solo con un certosino lavoro di diplomazia siamo riusciti a riaverli solamente a poche ore dal calcio d’inizio della finale di Berlino contro la Francia, con il rischio di non poter essere presenti”.
Giampiero Galeazzi è stato per tanti anni collega alla Rai di Amedeo Goria. Quando Galeazzi ci ha lasciato in tanti hanno detto e scritto, oltre a celebrare il popolare Bisteccone, che i calciatori degli anni 80 sono totalmente differenti da quelli di oggi. Ai tempi Maradona, Falcao, Platini e tutti gli altri campioni parlavano con Galeazzi due minuti prima e due minuti dopo la fine della partita. Pensare di vedere la stessa cosa per i campioni di oggi appare impossibile. In realtà tutto questo discorso ad Amedeo non l’ho fatto, ho preferito stare in silenzio ed ascoltare, ascoltare e ascoltare i suoi racconti.
“Quando ero a Tuttosport – racconta Goria – un giorno Michel Platini, di cui ero particolarmente amico, portò me e due colleghi, con un aereo privato, a Saint-Cyprien, vicino Montpellier, alla sua scuola di calcio. Nei pressi era anche quella di tennis di Yannick Noah. Michel ci insegnò a battere le punizioni. Ho avuto anche la possibilità di conoscere molto Diego Armando Maradona, che era anche amico della mia ex moglie Maria Teresa Ruta. Ci vedevamo spesso quando veniva ospite alla Domenica Sportiva e poi andavamo a cena assieme.
Ho ancora la foto di Maria Teresa con Diego, assieme ai miei genitori. Passando alla mia esperienza al Grande Fratello Vip, l’altro giorno in un nostro gruppo Whatsapp un mio amico ha caricato la foto della mia faccia storpiata ed allungata. Ho deciso di vendicarmi goliardicamente, inserendo una mia foto del 2008 assieme alla conosciutissima modella Cindy Crawford. Questo ha scatenato anche la reazione di Valeria Marini, che voleva saperne di più…”.
Spesso mi ritrovo a fare ricerche sui motori di ricerca riguardo giornalisti e telecronisti. E sempre spesso, tra le parole più comuni che escono fuori, non trovo domande sulle loro esperienze negative, ma sempre una costante domanda: “per quale squadra tifa Tizio o Caio?”. Come se fosse una condizione imprescindibile per poter ascoltare quel telecronista. Questo senza pensare al fatto che, anche se quel giornalista fosse tifosissimo di una squadra, nel momento in cui accende il microfono deve fare il suo lavoro e basta, come i comuni mortali.
“Siamo in un periodo in cui tutto viene falsificato – conclude Goria – e vengono lanciate tante notizie farlocche, le famigerate “fake news”. Purtroppo i motori di ricerca tendono a far apparire siti molto cliccati, nei quali, però, vengono dichiarate notizie del tutto prive di fondamento, al solo scopo di attirare attenzione e di fare gossip. Oppure escono articoli con titoli sensazionali. Poi andando a leggere scopri o che non è successo niente o che si tratta di storie vecchissime. C’è molta cattiveria e si tende a parlare male di tutti. Si cerca nel torbido, esagerando. Anche i giornalisti sportivi finiscono nel tritacarne. Per fortuna sono riuscito a rimanere sempre fuori dalla questione “tifo”, anche perché non sostengo nessuna squadra.
Sono di Torino, ho vissuto lo Scudetto del Torino, la Juventus degli Agnelli, ho vissuto il Milan di Berlusconi e le vicende dell’Inter, poi mi sono trasferito nella Capitale, vivendo gli scudetti di Roma e Lazio. Sono molto legato a Napoli, non solo al periodo dei successi, a Palermo e a Reggio Calabria. Ho sempre girato molto e sono sempre stato flemmatico e distaccato. I giornali cartacei sono in crisi, il lavoro scarseggia e le società non permettono di avvicinarsi ai calciatori ed a notizie vere. Non esiste più l’umanità di una volta. Ricordo che andavo spesso a pranzo con i giocatori di Juventus e Torino, oggi una situazione del genere è impossibile”.