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Alla scoperta del territorio laziale: i Monti Aurunci, giovani vegliardi (150 milioni di anni!) ad un passo dal mare.

Per entrare in contatto con nature incontaminate, luoghi di ricchissima biodiversità e di tradizioni antiche, non è sempre necessario raggiungere terre lontane. Con vette che superano i 1500 metri di quota e a pochi chilometri in linea d’aria dal mare, i Monti Aurunci ospitano paesaggi inaspettati.


Brulli e dalle pendici quasi completamente spoglie nei versanti meridionali. Sul versante opposto presentano: faggete (monti Faggeto e Petrella), leccete (monti Ruazzo e Campone), sugherete (Costamezza) e praterie (Valle di Sciro e Altopiano di S. Onofrio). E poi castagni, cerri, peri, meli, carpini neri, querce, aceri. Ma anche l’olivella, la roverella, l’agrifoglio, il pungitopo, e altre piante della macchia mediterranea. E una sorprendente ricchezza di fiori (1300 le specie censite: una cinquantina le sole orchidee): anemoni, ciclamini, violette.
L’eterogeneo paesaggio dei Monti Aurunci costituisce poi l’ambiente ideale per diverse specie animali. In primavera i prati, i boschi e le aree coltivate sono animati da una moltitudine di insetti, tra cui due specie di lepidotteri, la Bianconera italiana e la Mnemosine, farfalle comuni sui versanti di Monte Altino e Monte Revole.

Il settore meridionale

Il settore più meridionale è crocevia delle importanti rotte migratrici primaverili e rappresenta un punto di sosta per molti uccelli migratori, come il rigogolo, il cuculo e le rondini. Tra gli uccelli notturni ci sono l’usignolo e il succiacapre, ma anche rapaci come la civetta, il gufo e il barbagianni, l’assiolo e l’allocco. Diversi sono i rapaci diurni come il falco pellegrino e la poiana che nidificano preferibilmente sui versanti scoscesi di Monte Sant’Angelo e Monte Fammera. Oltre all’avifauna il territorio del Parco è abitato da piccoli rettili come la lucertola comune e il ramarro e da serpenti innocui e alleati dell’uomo nel controllo naturale dei roditori di cui i più comuni sono il biacco e il cervone. La vipera è presente ma schiva. Frequenti i mammiferi notturni come la faina, la volpe e il gatto selvatico, e i piccoli roditori come il moscardino e il ghiro. Non sono rari i tassi, i cinghiali e le lepri, mentre negli ultimi anni è stato constatato il ritorno di alcuni esemplari di lupo, da tempo scomparso in loco. Presenti ancora vari anfibi (tritoni, salamandrine e rospi) e un equide autoctono, il Pony di Esperia.

Monti Aurunci la graduale trasformazione

Il paesaggio dei Monti Aurunci ha subito una lenta e graduale trasformazione dovuta alle attività antropiche, che hanno prodotto opere che hanno modellato il territorio, come ad esempio i terrazzamenti e i muri a secco, detti “macere”, realizzati per la coltivazione di uliveti. Così come sempre in muratura a secco sono le cosiddette e frequenti “mandre”, basse costruzioni di forma rettangolare allungata, con tetto in struttura di legno di faggio e fascine di strame ad unica falda: destinate un tempo a ricovero di animali, ora spesso trasformate in casette di montagna. Testimonianza della presenza umana sugli Aurunci anche gli antichi monasteri e i piccoli rifugi, i resti di città dimenticate e leggendarie.

Il Parco Naturale dei Monti Aurunci

I Monti Aurunci fanno parte del Parco Naturale omonimo, il più meridionale del sistema delle aree naturali protette del Lazio istituito con L.R. 6 ottobre 1997, n. 29. Situato a pochi chilometri dal mare, è vicino al parco della Riviera d’Ulisse e, più a sud, al Parco Regionale di Roccamonfina in Campania. Si estende per 19.374 m2 nel territorio di dieci comuni, quattro in provincia di Frosinone (Ausonia, Esperia, Pico e Pontecorvo) e sei in provincia di Latina (Campodimele, Formia, Fondi, Itri, Lenola e Spigno Saturnia): un variegato mix di vivaci città costiere e piccoli borghi dell’entroterra, ricchi di tradizioni e consuetudini antiche.


Il Parco Naturale dei Monti Aurunci vanta dunque un territorio eterogeneo, compreso in una fascia altimetrica che va dalla pianura a circa 30 metri sul livello del mare fino alla quota di 1535 metri del Monte Petrella, che si erge a poca distanza dalla costa (la presenza così a ridosso del mare rappresenta una delle caratteristiche precipue degli Aurunci!). Un panorama entrato a far parte dell’immaginario collettivo attraverso i capolavori del neorealismo, come il film di Vittorio De Sica “La ciociara”, tratto dal romanzo di Moravia (che sugli Aurunci visse da sfollato),
e altri del regista fondano Giuseppe De Santis.