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Si può essere giovani e immediatamente vincenti nel mondo dello sport? È un dubbio che mi ha sempre attanagliato, perché un ragazzo che arriva subito alla ribalta e trova il successo, rischia di arrivare subito al massimale della propria carriera. Tutto questo rischiando seriamente di compromettere il periodo successivo, che potrebbe essere diventare un ciclo di vittorie. La poca esperienza ed i peccati di gioventù possono incidere. Ma la storia ci sta dimostrando che, fortunatamente, non è sempre così.

Un nome su tutti: il calciatore Kylian Mbappè, vincitore del Mondiale con la Francia a 20 anni e che poi ha continuato la sua crescita, diventando, forse, il successore di Messi e Cristiano Ronaldo come miglior calciatore del mondo. Non è detto che il numero uno del mondo debba giocare nella squadra numero uno del pianeta, che sicuramente non è in questo momento il Paris Saint Germain. Ma i giovani rampanti ce li abbiamo anche in Italia.

Agli Europei dello scorso autunno, Michieletto è stato anche premiato come Mvp della manifestazione.

Volete un nome: Alessandro Michieletto. Stiamo parlando di un pallavolista balzato sulle prime pagine dei taccuini degli addetti ai lavori e delle testate di settore per aver vinto tutto o quasi con le Nazionali giovanili dall’U17 all’U21. Ma sappiamo bene che il salto dal mondo Under a quello dei grandi è davvero elevato. Non per Alessandro, che ha tante flagranze dolci da farvi assaporare. Tipo quando provi i profumi, uno dopo l’altro, e dopo averne provati dieci non sai più distinguere uno dall’altro.

Alessandro è figlio di Riccardo, ex giocatore e vincitore di vari titoli ad inizio anni 90. Non un periodo a caso, è quello della Generazione di Fenomeni, quella che stravinceva tutto negli ultimi anni del cambio palla. Per i più giovani: era quella cosa che faceva durare una partita tre ore e che adesso è stata sostituita dalle chiamate del check solo per disturbare gli avversari. Dicesi check: il var della pallavolo, che può essere chiamato dalle squadre. Alessandro è un attaccante mancino, ma non gioca come opposto, ovvero nella zona dove chi preferisce la mano sinistra si dovrebbe trovare meglio, ma come schiacciatore di banda, dove preferiscono stare i destri.

Il motivo nasce dal fatto che da adolescente veniva schierato come libero, poi ha cambiato ruolo ed a quel punto per le sue caratteristiche era meglio sfruttarlo in banda. Lì può dare il suo contributo anche in ricezione e in difesa.

Alessandro Michieletto e il suo compagno di Nazionale, Francesco Recine, festeggiano la vittoria dell’Europeo.

Spesso ascoltiamo discorsi inerenti attaccanti stranieri, soprattutto cubani, che rompono record su record per le loro battute a 1200 chilometri orari. Michieletto non è così, guarda il muro, col suo mirino lo evita a manda la palla a terra. E mica come quegli schiacciatori dal servizio potente, per i quali ad ogni ace corrispondono tre battute sulla rete oppure si fanno stampare un muro in faccia. Parlavo di giovani che arrivano subito in alto. Dopo aver fatto strike nelle competizioni giovanili, Michieletto arriva alle Olimpiadi con l’Italia senior. La quale stecca la zona medaglie, dopo una prestazione scialba nel mezzogiorno italiano contro l’Argentina di Luciano De Cecco.

Ferdinando De Giorgi, soprannominato Fefè, 61 anni. Commissario tecnico della Nazionale italiana, da giocatore ha vinto tre Mondiali con la Nazionale.

Arrivano gli Europei di inizio autunno, che sulle prime rappresentano una piccola consolazione. L’Italia di Fefè De Giorgi smette di balbettare e cresce partita dopo partita, suggellata da Michieletto stesso, che trascina, in alcuni momenti, gli azzurri. E il sogno diventa realtà: Italia campione d’Europa, non solo al maschile, ma anche al femminile. Parte la stagione dei club, tanti interrogativi si pongono sul Trento di Michieletto. Nimir e Lucarelli sono andati via, per cui grande spazio per il ragazzo nativo di Desenzano sul Garda. Ma è stato ceduto anche Simone Giannelli, a Perugia, ed è stato acquistato Riccardo Sbertoli.

Tanti cambiamenti, il pensiero è: saranno state le scelte giuste. Le ultime settimane ci stanno dicendo di sì. Michieletto è il frontman dei trentini, che conquistano la finale di Champions League dopo una lotta fratricida contro Perugia. Il confronto dura addirittura 11 set: cinque all’andata e sei al ritorno, perché tutto viene deciso al golden set di spareggio. E ci pensa lo schiacciatore alto solamente 2 metri e 11 centimetri e far esultare il popolo dolomitico.

La squadra di Trento festeggia l’accesso alla finale di Champions League, dove sfideranno a Lubiana il 22 maggio i polacchi dello Zaksa.

Va bè, ma tanto Trento si concentrerà solo sulla finale di Coppa dei Campioni e tralascerà il campionato… mentre la Superlega è pronta a celebrare il rito dei playoff. Neanche per sogno: la semifinale si apre con un incredibile 0-3 in casa di Civitanova, che nelle fasi decisive per lo Scudetto, di solito, è nel suo habitat. E come andrà a finire questa storia? Ancora non lo sappiamo. Ma sicuramente Alessandro Michieletto ha già iniziato a immaginarselo.

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