Domenica 4 settembre alla Filarmonica romana “Le due sorelle” a cura di Pino Strabioli.

di Maddalena Menza

Alla Filarmonica Romana, domenica 4 settembre alle 21.30, i Solisti del teatro  mette   in scena “Le due sorelle”,  una delle commedie del famoso drammaturgo  Alberto Bassetti dedicata alla famiglia.  Le altre  sono:  “I due fratelli” e “Sorella con fratello”.

Laura Lattuada e Sarah Biacchi

Curata dal noto conduttore, regista e attore Pino Strabioli e musicata da  Francesco Verdinelli,  “Le due sorelle”  è interpretata dalle talentuose attrici Laura Lattuada e Sarah Biacchi e racconta, con una scrittura ironica e graffiante,  la precarietà della condizione di due  sorelle, attrici teatrali,  Susanna e Francesca ,dal temperamento del tutto opposto, che hanno perso il loro lavoro nella compagnia teatrale nel doloroso della  pandemia, dei venti di guerra, del dramma ambientale e della crisi energetica e che lo raccontano mentre sono in attesa di un improbabile autobus.

Laura Lattuada, Pino Strabioli e Sarah Biacchi

“Ma non è teatro nel teatro, né una riflessione sul  ruolo dell’attore”, questa commedia nasce dall’esigenza d’intervenire, nell’ambito della scrittura, sulla situazione eternamente drammatica, della precarietà”.

In effetti, il dato della pandemia e del delicato periodo che stiamo vivendo  è solo uno spunto da parte del drammaturgo per raccontare la precarietà  della condizione esistenziale,   attraverso una scrittura apparentemente lieve e lontana dalla pesantezza cronachistica , lieve anche visivamente, data  la scelta di realizzare una scenografia del tutto spoglia, in accordo alla levità del testo.

Una commedia che ha come protagoniste dei personaggi cosiddetti comuni, fragili,  attrici non a caso, che vivono più di altri  la precarietà  già nel loro lavoro , legata agli spostamenti sia fisici che mentali e  alle  possibilità di rifiuto, che mette a dura prova la loro stabilità mentale ed emotiva.

Laura Lattuada e Sarah Biacchi

Nella commedia l’amore supera l’ingenuità

La commedia potrebbe sembrare solo un “gioco  dettato dal carattere menzognero di una delle due sorelle o realmente una situazione estrema, scaturita dall’amore e ancor di più dall’ingenuità insicura e sperduta di Susanna, da cui sembra possibile uscire col più devastante dei rimedi …  Francesca, la sorella così diversa da lei, ricettiva e vibratile come la corda di un violino, accetta con spirito cechoviano questo triste destino, o davvero crede che non si tratti d’altro che dell’ennesimo scherzo della melodrammatica Susy? A ciascuno la sua personale risposta?”

Anton Cechov ricorre molto spesso nella commedia e, del resto Alberto Bassetti  vi è profondamente legato e spesso ne parla a mo’ di tormentone, una delle sorelle, Francesca,  che sogna d’interpretare uno dei suoi impareggiabili ruoli femminili. C’è poi il riferimento al famoso testo di Cechov “Le due sorelle” ma l’autore di questa commedia non ritiene di essersi ispirato a  questo dramma.

Le battute però  filano via gustose,  con questo movimento apparentemente lieve,  tanto da non suscitare  la risata esplosiva quanto un sorriso, sulla scorta del pensiero chapliniano per cui ogni giorno bisogna sorridere. Memore come è delle parole di Nietsche a cui Alberto Bassetti ha dedicato molti studi tra cui la sua tesi di laurea, che diceva che “Ciò che è profondo vola sulle ali di una farfalla”.

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