Intervista a Vincenzo Antonucci, giovane promessa della recitazione.

«Da ragazzino sono sempre stato timido e quando ho scoperto che in teatro potevo esprimere tutte le mie emozioni non l’ho più mollato. Sono innamorato del palcoscenico perché è lì che sono cresciuto ed è lì che sono cambiato caratterialmente».

Vincenzo Antonucci, protagonista del bellissimo La Santa piccola di Silvia Brunelli, in molte sale cinematografiche in questi giorni, nonostante la giovane età vanta, tra teatro, televisione e cinema, un curriculum di tutto rispetto, segno evidente del suo talento. «La mia carriera professionale – ha dichiarato l’attore durante la nostra chiacchierata – comincia proprio con il teatro, il primo spettacolo più importante che ho fatto è stato La paranza dei bambini, un tour italiano che conta circa 100 repliche che mi hanno formato tantissimo. Da quel momento è iniziata la mia carriera professionale con altri spettacoli e le prime esperienze televisive, come Il commissario Ricciardi e L’amica geniale».

Quali sono le differenze che hai trovato tra teatro, cinema e televisione? In quale “luogo” ti trovi più a tuo agio?

«Se dovessi scegliere tra il cinema e il teatro non saprei dare una risposta, ma di una cosa sono certo, le emozioni che ho provato nei teatri a fine spettacolo non le ho mai provate altrove. Tra questi tre “luoghi” ci sono tantissime differenze, nel teatro hai la sensazione di non poter sbagliare mentre nel cinema o in televisione hai sempre una seconda possibilità, ma allo stesso tempo è fantastico immedesimarsi nei personaggi in un mondo caotico come quello del set, e sorprendersi poi davanti ad uno schermo e vedere il risultato, anche se non mi piaccio mai. Si può essere a proprio agio in ugual modo in ciascun “luogo”, spesso è la squadra che fa la differenza».

Vincenzo Antonucci
Vincenzo Antonucci

Nel film interpreti Mario, un ruolo particolarmente complicato, un ragazzo che brucia d’amore senza essere corrisposto. Come ti sei preparato? C’è stato un ricordo in particolare o uno spunto a cui hai dovuto ricorrere per interpretarlo?

«Io e Mario siamo due persone molto diverse, è stata la sfida più bella della mia vita indossare i suoi panni. Non ho preso spunto da ricordi in particolare perché appunto siamo differenti soprattutto caratterialmente, ma tutti nella vita hanno avuto delle cotte e secondo me tutti gli attori ci mettono sempre qualcosa di proprio per raggiungere le emozioni giuste. Come dicevo Mario è stata una bella sfida, e se sono riuscito a dargli una giusta impronta è soprattutto grazie alla regista Silvia Brunelli, che mi ha guidato per mano in tutto il percorso, ma soprattutto nella fase di preparazione del film.
Abbiamo preparato a fondo questo personaggio che parla più con gli occhi che con le parole. Silvia è una persona capace di entrarti dentro, di estrapolare il meglio e il peggio di te. Io mi sono affidato a lei dal primo momento. Lei è la mia guida, io sono il suo Mario».

Come è stato spogliarsi e recitare le scene di nudo? Che rapporto hai con il tuo corpo?

«Come dicevo questo è stato il ruolo più difficile che abbia mai dovuto interpretare nella mia giovane carriera da attore per diversi motivi. Il mio primo ruolo da protagonista, le prime scene di nudo, il primo ruolo di un ragazzo che scopre di essere gay, e tutto questo dovevo esprimerlo senza tante parole, ma con i miei occhi.
Per girare le scene di nudo non è stato poi così complicato, c’è stata una intensa preparazione dietro queste scene, abbiamo appunto creato delle “coreografie” con la regista che ci permettessero di danzare perfettamente sul set. Inoltre con Francesco Pellegrino e Sara Ricci c’è stato subito grande feeling e quindi abbiamo lasciato la timidezza e le emozioni da parte e ci siamo divertiti. Anche questo è il bello del nostro lavoro. Non ho mai avuto un brutto rapporto con il mio corpo, poi quando su un set trovi la serietà giusta è tutto più facile, e io non smetterò mai di ringraziare tutta la troupe che con me è stata fantastica anche nei momenti più difficili.

Vincenzo Antonucci
Vincenzo Antonucci

Una recitazione fatta anche di sguardi.

«La tua recitazione nel film La Santa piccola è anche fatta di sguardi. Nel tuo curriculum scopriamo che sei anche un fotografo di scena, quindi sai come “catturare” quegli sguardi. Ti è servita questa esperienza? In che modo?

«Ho studiato fotografia alle scuole superiori e successivamente sono stato un allievo dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, anche se non a lungo. La fotografia è sempre stata la mia passione, dopo la recitazione. Non ho mai capito se essere un attore mi aiuta ad essere un buon fotografo di scena oppure il contrario, ma sicuro esiste un filo invisibile che collega entrambi i miei lavori.
Quando a volte lavoro come fotografo di scena riesco ad anticipare i movimenti degli attori, sono lì con loro. Nello spettacolo La paranza dei bambini ho unito per la prima volta queste due arti, durante una prova generale il regista, Mario Gelardi, mi ha permesso di recitare tutto lo spettacolo con la fotocamera al collo dando così vita al diario di Drone, che era appunto il mio personaggio nello spettacolo. Una raccolta di foto fatta dall’interno da uno dei protagonisti della storia, la storia di questa paranza raccontata dagli occhi del mio personaggio. Purtroppo e per fortuna il lavoro di attore toglie sempre più spazio alla mia vena da fotografo, ma non è detto che un giorno non mi dedicherò di nuovo a questo.

Il film La Santa piccola è tratto dal bel libro omonimo di Vincenzo Restivo. Che tipo di lettore sei? E che tipo di frequentatore di cinema sei?

«Ho letto il libro di Vincenzo prima che cominciassero le riprese del film, anche se la sceneggiatura prende strade molto diverse da quelle scritte da Restivo, mi è servito a cogliere alcune sfumature tra l’amicizia che tra Lino e Mario, i due protagonisti. Tra un libro e un film preferisco andare al cinema e ci vado spesso, soprattutto accompagnato dalla mia ragazza che è la mia spalla perfetta. Amo il grande schermo e mi piace rubare anche piccoli dettagli dai grandi attori.
Ogni volta che guardo un film è scuola per me oltre che un bellissimo passatempo. Quando sono stato alla mostra internazionale del cinema di Venezia emi sono visto per la prima volta su un grande schermo in un luogo così importante non ci potevo credere. Passare dal set alla sala cinematografica è emozionante, anche perché durante le riprese non ho mai rivisto nessuna scena, quindi è stata tutta una magica sorpresa».

Vincenzo Antonucci
Vincenzo Antonucci

Dove avremo modo di vederti ancora?

«Sicuramente invito tutti ad andare al cinema a vedere La Santa piccola che è nel pieno del suo tour nei cinema italiani e non, e vi anticipo che avrete sicuramente modo di vedermi in televisione in un progetto importantissimo che ho guadagnato da pochissimo tempo con una grande regista italiana, ma di cui purtroppo non posso svelare nulla. Restate aggiornati, seguitemi, così scoprirete ogni novità. Per gli appassionati di teatro ho in programma diverse date – a Napoli al Nuovo teatro sanità e a fine maggio al teatro Civico di Caserta – con La vacca, uno spettacolo che mi sta dando tantissime soddisfazioni con la regia del mio amicone Gennaro Maresca».

Puoi realizzare un sogno nel cassetto. Con quale regista cinematografico ti piacerebbe recitare e perché?

«Partiamo da sogni più concreti come sono abituato a fare e quindi ti dico Paolo Sorrentino. Lui è un grande, ci sono andato molto vicino nel suo ultimo film È stata la mano di Dio, ma non demordo e spero di avere un’altra occasione. Quando l’ho conosciuto ai provini ero senza parole, è stata una vittoria per me già arrivare ai call back».

Le premesse ci sono tutte, Vincenzo. Siamo certi che prima o poi accadrà.

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