Mi piace parlare di donne. Di donne interessanti, ovviamente, dalla bella personalità e dall’intelligenza superiore, dalla bellezza carismatica, dalla sensibilità spiccata. Voglio scrivere ancora su di loro, e ripetermi (l’ho già fatto in passato, in modo più leggero, nel mio spettacolo Femmes) anche se qui mi trovo a scivolare all’indietro di un bel po’. Ci troveremo nientemeno che ai tempi di Carlo V, cioè di colui che regnò sul più grande Impero mai esistito. Qualche giorno fa ero a Montefalco, in Umbria, e ho presenziato al “Compleanno di Thadea”, un interessante ricordo storico sotto forma di “reading”, intriso di atmosfere antiche e forse un po’ buie, ma comunque culturalmente interessante ed alquanto commovente.

Di costei (Thadea) si celebrava il cinquecentenario dalla nascita, avvenuta il 23 Gennaio 1523. Aspettando l’inizio, mi guardavo intorno, incuriosendomi riguardo alla veste così importante data a questo evento, considerato che la donna al centro dell’attenzione risultava essere – tutto sommato – poco conosciuta. Al termine, invece, mi sono ritrovata catturata da questa figura gentile, forse perché la narrazione era intensa e sentita, forse perché solidalmente partecipe dell’ennesima, ingiusta, triste discriminazione verso una donna.

Oggi siamo nel XXI secolo, ma posso sostenere per vita vissuta, che, se vuoi affermare in modo pulito il tuo valore e sei nata donna – hai mille problemi in più. Hai un inesorabile svantaggio in partenza. In diverse forme, con diversi modi, ma è ancora, purtroppo, così. Anche da noi, in Occidente.

Il periodo storico e la storia di Thadea

Siamo nel secondo decennio del 1500, focus sull’Umbria e regioni limitrofe. Un ideale obiettivo fotografico si alza e si allarga fino a comprendere i confini di quello che, come scrivevo, fu il più grande impero della storia. Poi, torna in basso, inquadrando colui che ne fu il sovrano: Carlo V d’Asburgo. Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, Arciduca d’Austria, Re di Spagna (Castiglia e Aragona), Principe sovrano dei Paesi Bassi come Duca di Borgogna.  Questa volta, però, non si parla di importanti avvenimenti storici che ne esaltino la grandezza, quanto di un episodio riguardante la sua vita privata e forse, proprio per questo, ancor più coinvolgente. La nostra inquadratura immaginaria si ferma su Thadea d’Asburgo, una delle figlie illegittime di Carlo V, il quale di figli – tra regolari e non – ne mise al mondo davvero tanti!

La madre era una nobildonna perugina, Orsolina Arcipreti Della Penna (detta “la bella Pennina”) con la quale l’Imperatore, evidentemente assai sensibile alle grazie del gentil sesso, intrattenne una delle sue numerosissime relazioni amorose. All’età di sette anni, Thadea, conobbe il potente padre, per volere di quest’ultimo. Egli pretese da lei la promessa di non rivelare mai le sue vere origini, facendola addirittura marchiare con il cristogramma IHS, affinché fosse per sempre ben distinguibile.

Affidata dal sovrano ad una donna di fiducia – Giovanna di Borgogna – crebbe in un monastero di clarisse vicino Perugia, in modo che la vivace madre avesse facilità ad andarla a trovare, seppur fugacemente. Poco più che tredicenne, fu data in sposa (senza che il padre ne fosse informato) ad un tale Sinibaldo De Cuppis, di Montefalco. Carlo V ne rimase assai contrariato, in quanto la famiglia De Cuppis non risultava  essere abbastanza importante e ben “collegata” ad ambienti che interessassero la Corona. Sappiamo, infatti, che a quei tempi, anche i figli illegittimi venivano – per così dire – “sfruttati”, attraverso matrimoni combinati ad arte, in modo da consolidare alleanze e proficue collaborazioni tra regni, stati e sovrani, Papa compreso.

Così Thadea, andata in sposa giovanissima, senza volerlo e senza il consenso del padre, visse tra Montefalco e Roma, condividendo quattordici anni della sua vita con un marito semplice, non bello, non colto, non intelligentissimo, ma che la rispettò, come una sorella. Sinibaldo morì, lasciandola prematuramente vedova, quando lei aveva solo ventisette anni. Poco tempo dopo, morì anche la madre, Orsolina. Priva degli affetti più importanti, Thadea si trasferì definitivamente nella capitale, ritirandosi a vita solitaria ed appartata. Nel 1558 anche Carlo morì a Yuste, in Spagna, (probabilmente di malaria), privandola dell’ultimo legame di sangue che avesse.

Ormai completamente sola, dopo una vita trascorsa in silenzio e obbediente devozione verso la promessa fatta, Thadea chiese di poter affermare, finalmente e pubblicamente, la verità. In passato, peraltro, dovette anche sopportare il cocente dolore nel vedere la sorellastra Margherita (Margherita d’Austria), anche lei figlia naturale del sovrano, regolarmente da lui riconosciuta, e per di più gratificata con titoli e possedimenti. Ora che il padre non c’era più, lei poteva finalmente rivendicare le proprie origini. Per gli anni che le restavano da vivere, anelava ad un’esistenza degna di una persona di nobile stirpe, quale lei era.

Scrisse una accorata lettera al fratellastro Felipe (Filippo II, nominato dal padre Carlo V re di Spagna nel 1550), affinchè fosse affermata la verità, la pura e semplice verità, che le fosse restituito ciò che le spettava di diritto da sempre. Questa lettera non ebbe mai risposta. Thadea morì qualche anno dopo, nel totale oblio, così come era vissuta. La storia vera, amara, ingiusta di una donna.  Come tante ne conosciamo, allora come ora…

La voce calda e profondamente espressiva di Maria Grazia Calandrone recita il pregnante testo di cui lei stessa è autrice: “Solo per la Verità. Minima, Indegnia et inutilissima serva Tadea”. Gli interventi musicali del Quartetto UmbriaEnsemble, che esegue musiche di Schubert, fanno in modo che le parole del testo sedimentino nell’animo dei presenti. Il contorno architettonico compie il resto: è la chiesa di S. Francesco in Montefalco, appartenente all’omonimo, prestigioso Complesso Museale. Gli affreschi dell’abside sono la potente scenografia del racconto e della musica. Furono realizzati a metà del 1400 da Benozzo Gozzoli e rappresentano episodi della vita di S.Francesco.

Applausi e ringraziamenti, le luci si spengono. Fa freddo… Chissà cosa avrebbe fatto Francesco di fronte a quella circostanza! E per quell’umile creatura nata donna…

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Di Rima