Tra le più celebri canzoni ritroviamo sicuramente “Dove sta Zazzà”.

Per chi non la conoscesse si racconta allegramente di come, durante la festa di S. Gennaro, una certa Zazzà (che era in compagnia del fidanzato Isaia), scompaia. Isaia è disperato, riappare anche l’anno seguente, sempre alla sua ricerca. Scoraggiato (ma non tanto) afferma che alla fine, se proprio non la ritroverà, si consolerà con la sorella.
Le meraviglie della filosofia napoletana!…

Ecco: la canzone è disarmante nella sua quasi infantile semplicità, eppure… Fu scelta da Evita Peron in Argentina come marcia d’ordinanza, come inno ufficiale della squadra del Bologna. Ancora come nome di un profumo, di un liquore, di un giornale nella sua Napoli.
Cosa altro?

Ai tempi del suo successo più radioso, l’autore fu letteralmente perseguitato dalle persone che, o con telefonate, o aspettandolo sotto casa, chiedevano con morbosa curiosità: ” Ma chi è in vero questa Zazzà? Dov’è? Cosa è?”

Il suo “papà” fu Raffaele Cutolo, illustre uomo di teatro, autore delle più celebri macchiette di Totò, Macario, Rascel, nonché di altrettanto famose riviste di Nino Taranto.  Egli ne scrisse una prima versione in italiano, nel 1942. Due anni dopo tradusse il brano in napoletano per proporlo a Giuseppe Cioffi – il proprietario delle Edizioni musicali Cioffi di Napoli – affinché la musicasse e la registrasse. La canzone fu così lanciata dal cantante Aldo Tarantino, al festival di Piedigrotta del 1944.

Inutile dire che entrambi gli autori rimasero assai sorpresi dall’inaspettato successo riscosso da quella semplice e un po’ buffa storia tra Isaia e la sua Zazzà, il cui nome, secondo quanto affermato dallo stesso autore, non è altro che un’onomatopea dei suoni prodotti dalla banda. In effetti l’arrangiamento fu realizzato ispirandosi a questo tipo di “sound” (come diremmo oggi).

Dunque “Dove sta Zazzà” rappresentò un vero e proprio fenomeno di costume. Sul finire della guerra, fu capace di unire tutti i popoli europei, per poi continuare il suo cammino di successo nel dopoguerra.

Infatti, al pari della struggente “Lilì Marleen”, che fu la colonna sonora negli anni più tragici del secondo conflitto mondiale, divenne il punto di fraterna comunione tra vincitore e vinti. La canzone fu lanciata dagli anglo-americani che, a Napoli, ove convergevano molti soldati di diversi Paesi prima di essere spediti nei vari luoghi di combattimento, la insegnavano ai neo arrivati. Questi ultimi, poi, la portavano a loro volta nei luoghi di destinazione. Così “Dove sta Zazzà” divenne (diremmo oggi) virale! Sicuramente Cutolo e Cioffi seppero unificare l’Europa molto meglio di quanto i governanti non sappiano fare oggi…

Dopo qualche tempo, con la parola “Zazzà” venivano indicate le “signorine” che accompagnavano i soldati, per significare l’estrema popolarità di questa fantomatica ragazza che andava proprio con tutti…

Nel 1973 la grande Gabriella Ferri diede a questa canzone il definitivo, immortale “suggello” scegliendola come sigla del suo seguitissimo programma televisivo “Dove sta Zazzà”, appunto.

Contaminandola con la sua personalissima “romanità”, l’immensa Gabriella ha saputo ridare nuovo vigore a questa genialissima creazione dell’infinito universo musicale napoletano.

Certo è che Zazzà non la ritroveremo mai.

 

Di Rima