“Io ti darei” di Riccardo Selci è un brano di cantautorato moderno, il cantato, di scrittura classica, è in primo piano. La produzione musicale, pur seguendo i canoni attuali si sposa con un consistente presenza di suoni acustici, in cui gli assoli di chitarra e sax offrono un ammirato richiamo ai protagonisti degli ’80 italiani. 

Come hai sviluppato la tua passione per la musica e quali artisti ritieni abbiano maggiormente influenzato il tuo percorso artistico nel modo più profondo?

La musica è senz’altro la forma d’arte che mi è più familiare. Ha la caratteristica di essere trasversale, immediata, popolare e può arrivare immediatamente al cuore di chi ascolta. Quando a 17 anni ho scoperto la coppia Battisti/Mogol è nato un amore che non si è più estinto, poi ascolto tanta musica, tra i più amati i Beatles, i Pink Floyd, i Rage Against the Machine, ma anche il cantautorato italiano e la musica sud americana.

A che punto della tua vita hai sentito il bisogno di esprimere la tua esperienza attraverso la musica? Il bisogno di comunicarmi ce l’ho fin dall’adolescenza, ma quel che mi porta qui, oggi, con queste canzoni è iniziato pochi anni fa. Dopo la perdita di mio padre è come se si fosse avviato in me un motore che fino ad allora girava al minimo, ed ora non si ferma più, ho bisogno di scrivere canzoni.

Qual è stata l’ispirazione principale dietro il tuo nuovo singolo?

La prima bozza di testo è nata dopo un lungo week-end di litigio con mia moglie. Il contraccolpo emotivo mi ha portato a riflettere, perché quando discuti con la persona che ami, non basta limitarsi al fatto di aver ragione o meno. La canzone esprime il disagio di non potere fare la felicità di chi si ama, pur con tutte le buone intenzioni e la dedizione che ci si possano mettere. Non essere abbastanza, non avere la capacità di riempire il buco che c’è nel cuore dell’altro e il timore di perdere sè stessi nel tentativo di farlo.

Nel tuo percorso artistico, quanto consideri fondamentale la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità? Come questa continua esplorazione impatta il tuo approccio al processo creativo?

Di mio non sarei uno sperimentatore di suoni, piuttosto pongo molta attenzione al testo. Ciononostante quando, con l’aiuto di professionisti, inizi a produrre, il tuo linguaggio e il tuo gusto evolvono, arrivando a influenzare anche il modo di scrivere

Qual è l’insegnamento più significativo che hai appreso finora attraverso la tua esperienza musicale? Come ha plasmato la tua visione artistica e il modo in cui affronti la creazione musicale? L’insegnamento è che non bisogna avere paura di fare cose nuove, se le desideri davvero. Attraverso l’esperienza capisci meglio te stesso e ciò che desideri. Più che la mia visione artistica, questa esperienza musicale, ha cambiato la mia visione della vita, rivelandomi l’essenzialità di comunicare sempre a un livello profondo con le persone.

Ci sono anticipazioni o novità che desideri condividere in anteprima con i nostri lettori?

Non so se è una novità ma io do precedenza ai contesti live che mi consentono un dialogo col pubblico, amo confrontarmi con le persone che mi ascoltano, sapere cosa le mie canzoni muovono in loro, è una ricchezza impagabile.

Di seneci