Partiamo subito col dire che parliamo di una colonna portante della canzone d’autore in Svizzera. a lui il Premio Unesco nel 2017 e Premio Svizzero della Musica 2019. Una carriera di oltre 60 anni, oltre 40 pubblicazioni dentro collettivi e formazioni disparate. Il dialetto ticinese, la sua storia, i personaggi… ma anche l’italiano ovviamente, anche la vita che poi in fondo, canzone dopo canzone, sembra somigliare un po’ a quella di tutti noi. E quel gusto alcolico, fumoso, francese da una parte, jazzato dall’altra. Insomma da Conte a Capossela, passando per Brassens, la chimica non tradisce. Marco Zappa pubblica “Anele” in occasione del suo 75_esimo compleanno: una raccolta di 32 brani spalmati su due dischi, la sua storia o parte di essa…

Una raccolta che parte se non erro dal 1982. Questa la data più “vecchia” che troviamo. Prima cosa accadeva?
Forse devo precisare che non si tratta di una raccolta di vecchie registrazioni, ma di un doppio Album in parte registrato dal vivo, con i miei musicisti ed in parte realizzato durante questi ultimi mesi, nel mio studio, con la tecnica delle sovraincisioni di più strumenti e di più voci. Questa tecnica l’avevo già sperimentata nella realizzazione del mio primo album in inglese “Change”, nel 1974, per la casa disacografica EMI. Il mio primo singolo data del 1967, realizzato con la mia prima band giovanile, i Teenagers. Poi, nel 1979, ho iniziato a scrivere e a tenere concerti in italiano, la mia madre lingua.
Vi proporrei di visitare la mia Home Page (marcozappa.ch) dove troverete un po’ tutta la mia e la nostra storia.

Come hai scelto 32 canzoni tra tutte quelle che ti riguardano? Che violenza è stata?
Penso che ogni mia composizione debba trovare il giusto pubblico, le situazioni logistiche più adatte al loro sound e i musicisti giusti nella band. Il momento più gratificante e più vero per un musicista è sicuramente quello dei concerti dal vivo, davanti al tuo pubblico. Considerando i temi dei miei testi e gli ambienti sonori che viviamo attualmente con la mia band, dalla canzone d’autore, alla musica etnica, a quella popolare, al blues…, i brani contenuti in quasto nuovo doppio album sono quelli che più si adattano in questo momento a queste premesse. Non ho voluto assolutamente che si dicesse: eh! Marco Zappa, per il suo 75mo, ha rispolverato vecchie registrazioni e le ha messe su un nuovo disco! No! Questo lavoro dimostra quanto quello attuale sia un momento molto attivo, vivo, e con molti viaggi un po’ ovunque nel mondo. Il bello è che la mia musica vive con parecchie formazioni diverse. Tengo concerti da solo, in duo, in trio… fino alla band completa di una decina di musicisti. Ma in ogni formazione ogni musicista dà il massimo.

Una domanda sociale: in Svizzera sei una colonna portante della musica d’autore. Come mai in Italia non ancora ti conosciamo? Eppure ne sono passati di anni e di successi… come te lo spieghi?
È molto semplice, fino ad oggi le mie case discografiche non hanno mai avuto agganci promozionali in Italia, ma solo in Svizzera, Austria, Germania. Questa è purtroppo la situazione in cui mi sono trovato negli anni passati. Solo con questo nuovo Album, ho iniziato a lavorare con una casa italiana, la RadiciMusic Record di Arezzo. Con loro stiamo facendo un lavoro capillare di promozione quasi “artigianale” e questo mi piace molto. Anche la nostra musica lo è, sia nei testi sia nella scelta rigorosa degli strumenti utilizzati sia in studio, sia in concerto. Il mio auspicio sarebbe proprio quello di poter iniziare a suonare dal vivo anche in Italia. La mia lingua e la mia cultura sono italiane e l’Italia l’ho visitata un po’ ovunque. Penso che la gente oggi abbia pian piano sempre più bisogno di musica vera, di testi veri, di suoni veri!! E nei miei concerti tutto questo c’è!!!

Il suono di Marco Zappa, nonostante gli anni che passano, cerca sempre di mantenere una certa coerenza di forma. Cosa ne pensi?
Certo, anche se io ho passato dagli anni sessanta ad oggi un po’ tutte le tendenze, le scuole, le sonorità, gli stili. Penso che comunque, la cosa più importante sia riuscire a mantenere una tua originalià, una tua personalità riconoscibile. Oggi si tende ad essere tutti uguali, tutti perfettamente inquadrati secondo stilemi predefiniti dai mass-media. Sei bravo se sei… come…! Nel mio caso, ho sperimentato in passato le tecniche di registrazione su nastro, con i tagli ed i montaggi ancora fatti con le forbici…, il rock elettrico, la musica elettronica già dai tempi in cui le novità erano le connessioni MIDI, i primi sistemi di registrazione digitale nel 1991, i vari strumenti acustici che ho portato ed imparato in tutti i paesi del mondo dove ho tenuto concerti… La coerenza è quello che ti rende riconoscibile. Imperfetto, grezzo, vivo, ma riconoscibile. L’arte, in tutti i campi, è questo.

E se ti chiedessi del futuro? Secondo te userai mai le macchine e le forme digitali per le tue nuove canzoni?
Ma… le macchine e le forme digitali le uso e le conosco perfettamente. Il mio studio ne è completamente attrezzato. Ma fare musica è altra cosa. A me capita molto spesso di registrare usando queste apparecchiature e sonorità campionate (l’ho fatto da quando sono apparse sul mercato), ma dopo un primo veloce abbozzo con questi mezzi, inizio il vero lavoro. La riscrittura dei brani per veri strumenti, per vere sonorità, per veri musicisti che mi ridanno la loro forza, il loro magnetismo, le loro visioni musicali che si fondono con le mie. Per concludere, vorrei tornare al tema più importante: ogni musica è fatta per essere suonata ed ascoltata nel suo ambiente preciso. In discoteca ci piace ascoltare un tipo di musica, in teatro… un’altra.