Eh, no. Le vostre attese non sono state ripagate. Quest’oggi non ci occupiamo dell’Europeo di basket e di quello che potrebbe combinare la nostra Italia. In questi giorni diversi media day hanno catalizzato (per una volta, direbbero i baskettari) l’attenzione su questo fondamentale appuntamento. Ma le tante cose dette e scritte in questi attimi hanno spremuto e succhiato, tipo le zanzare in Toscana, tutto quello che si poteva dire. E l’infortunio al ginocchio a Gallinari ha rimpolpato ogni frase fatta sul “dobbiamo vincere contro tutto e tutti, la cazzimma, il fattore campo”. Ma non escludiamo un intervento in corsa per parlare dell’Italbasket.

Gianmarco Pozzecco, 49 anni, è il commissario tecnico della Nazionale di basket, impegnata in questi giorni agli Europei

L’attualità sportiva ci ha mostrato, come succede due volte all’anno, neanche fosse il Palio di Siena, l’ultimo giorno di calciomercato. L’evento è tornato alle sue radici, l’hotel Gallia di Milano, storico luogo dove tanti movimenti e tante trattative sono state protagoniste nel mondo del pallone italiano. Ma oggi non è più così, è tutto anacronistico e senza senso. Ogni tanto la maledetta verità dobbiamo dircela. L’appassionato di calcio è un sognatore e sogna che, nell’ultimo giorno di mercato aperto, la propria squadra possa improvvisamente acquistare un campione. Esattamente come quando giochi una schedina semplice al Superenalotto. Sogni, fantastichi, ci speri e puntualmente non vinci. Tutto ripetuto in loop tutte le volte che decidi di tentare l’assalto alla sorte.

Appare anacronistico che ci si debba riunire tutti insieme in un luogo per fare calciomercato. Le operazioni non si svolgono più così, ormai da anni. Penso che ormai i fax possiamo lasciarli al passato, giusto? E il Covid ci ha insegnato che in smart working (o telelavoro come diceva il compianto Piero Angela negli anni 90) si può fare tutto da casa. Anche perché le trattative sono sempre più rivolte all’estero che non in Italia. Questo per paura di favorire una diretta avversaria. Ho un campioncino, se me lo chiede una scalcagnata squadra cipriota gli sparo 5, se lo fa un’italiana allora alzo la posta a 15.

Alessandro Nesta, 46 anni, campione del mondo con la nazionale italiana nel 2006

Da quant’è che non vediamo una clamorosa ultima giornata di calciomercato? Tanto, troppo tempo. Storica fu quella del 2002, anche perché quel giorno fui in compagnia, volle il destino, di alcuni amici tifosi della Lazio. Era il tempo della fine della gestione Cragnotti e i biancocelesti avevano bisogno di pecunia (come ama dire un presidente della Lazio, ma attuale). Nel giro di poche ore i romani cedettero Hernan Crespo all’Inter e soprattutto la bandiera Alessandro Nesta al Milan. Se per l’argentino sembrava già fatta dal giorno prima, per il difensore c’era sempre quel “non so che” che faceva propendere per un possibile fallimento della trattativa. Ma al tempo il denaro ancora sonante di Berlusconi ebbe il suo peso e Nesta andò a vincere in rossonero.

Diego Alberto Milito, 43 anni, in carriera ha vinto anche due campionati argentini, oltre ai trionfi con l’Inter

Leggendario l’ultimo giorno del mercato del 2008. Il Genoa sta per acquistare l’attaccante Diego Milito dal Real Saragozza. Tutto fatto praticamente agli ultimi minuti, ma il contratto non è stato ancora portato a destinazione. Così il procuratore di Milito, Federico Pastorello, vedendo che il tempo era ormai scaduto, si riscopre bambino, fa diventare il foglio del contratto un aeroplanino e lo lancia dentro. Sembra la scena di Ultimo Minuto, popolare trasmissione di Rai 3 degli anni 90 doveva si parlava di incredibili salvataggi vitali in stile Hollywood ma con ricostruzioni molto meno da Hollywood.

Aldo, Giovanni e Giacomo nel celebre sketch della Tv Svizzera, proposto negli anni 90 alla trasmissione Mai dire gol

E poi popolare fino a un certo punto, visto che a passare alla storia fu la parodia di Aldo, Giovanni e Giacomo con la Tv Svizzera. E voi potreste dire: che ci interessa del Genoa? Aspettate un attimo. Con il Grifone Milito segna una valanga di gol, tanto che l’Inter decide di acquistarlo e metterlo agli ordini di Josè Mourinho. I nerazzurri vinceranno il triplete e il Principe firmerà tutte e tre le partite decisive: la finale di Champions League con una doppietta, la finale di Coppa Italia contro la Roma e l’ultima giornata di campionato a Siena. Chissà come sarebbe ora la bacheca dell’Inter se Pastorello da bambino non avesse giocato agli aeroplanini.

Ma questa, che vogliate o no, è solo storia. Perché da molti anni l’ultimo giorno di calciomercato è una festa comandata senza torta, un Festival di Sanremo senza vincitori, un bel libro da 800 pagine senza segnalibro. Si è trasformato nell’ennesimo carrozzone pubblicitario, tipo la fiera delle bancarelle in qualche paese. Per carità, qualche occasione buona la trovi anche, ma fermati lì. Esattamente come il finale di calciomercato di oggi, servito in mano solo a qualche squadra che iniziato male il campionato e cerca, prova a trasformarsi nel giro di 48 ore, oppure per chi va a caccia di sostituti per giocatori infortunati. Ma il resto, ormai, si perde nei ricordi, come gli aeroplanini di quando eravamo bambini.

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