Anna Mae Bullock in arte Tina Turner, in due parole The Best. E’ andata via per sempre… se n’è andata con lei quell’esplosione di vita, quella voce inconfondibile, quella straordinaria presenza scenica, quel talento unico al mondo.

La cantante Beyonce (che tanto le deve) disse di lei:  ”Non ho mai visto in vita mia una donna così potente, così impavida, così favolosa!”

Quel che lascia interdetti di fronte alla scomparsa di questi giganti dello spettacolo, della musica, dell’arte, della moda, è che non ci sono, e neanche lontanamente, degni sostituti in grado di rimpiazzarli. Ci sta abbandonando un mondo di incredibile ricchezza artistica, per lasciare spazio ad un inquietante “nulla”. Un nulla fatto di cattivo gusto, ignoranza, pochezza di spirito, povertà di valori, bruttezza umana.

Al di là della biografia di questa artista eccezionale e della donna che tanto ha sofferto nella vita – sofferenza che le dette ancor più spessore umano ed artistico – vorrei soffermarmi velocemente su quello che è stata la sua voce.

Lei era un contralto (il colore più grave tra i registri femminili). Aveva un’estensione di tre ottave, dal Si 2 al G 6. Possedeva un timbro dalle mille sfumature: corposo, energico, selvaggio, potente, seducente, aspro e ruvido, caldo, graffiante, profondo, morbido. Da quella gola e da quel corpo usciva un prodigioso cocktail sonoro capace di suscitare mille emozioni in chi la ascoltava, di portare il pubblico letteralmente in visibilio.

La sua statura artistica, ovviamente, non è stata solo frutto di talento naturale. Nessun grande in nessun campo e in nessun tempo, ha potuto costruire la sua superiorità esclusivamente su doti naturali. Un severo e costante studio, nonostante le vicissitudini della vita, le permise di acquisire una solidissima tecnica vocale. E’ grazie ad essa che la sua preziosa voce è rimasta intatta negli anni, durante tutta la sua lunghissima carriera.

Grande versatilità

Cito, in merito, un interessante stralcio, tratto da un articolo della giornalista Francesca Pellegrini: “Lo studio e l’esercizio in Tina Turner si sono sempre accompagnati ad una versatilità che le ha permesso di passare da un genere all’altro cambiando il peso e la qualità della sua voce, dall’aggressività del rock ai toni più caldi del soul, dall’intensità emozionale del blues alla vivacità del country. Tina Turner riesce con facilità impressionante a toccare note molto basse, mostrando un controllo ineccepibile che, unito alla sua perfetta dizione, fa risultare la sua voce chiara ma profonda, matura, quasi androgina, e con una sottile venatura roca che non la penalizza mai.”

Parlando più specificamente di tecniche di canto, la perfetta padronanza della voce le consentì di spaziare dalle “urla” selgagge, al “growl” (nelle note gravi del suo registro) dei brani rock più forti, alla potente chiarezza del “belting”, utilizzato con sapiente bravura e perfezionato nel corso degli anni in modo da ammorbidire certe asprezze del suo timbro naturale.

Eppure sembra che Tina Turner, da giovane, non amasse gran che la sua voce! Imparò ad apprezzarla (e ad amarsi) col tempo, costruendo via via il suo incancellabile mito. A noi resta il tremendo vuoto artistico che ha lasciato. Ma resta anche (conoscendo la sua tribolata storia di donna e di madre) un profondo insegnamento, soprattutto per chi è donna: la determinazione, l’amore e il rispetto per se stessi, la voglia di vivere al di sopra di tutto e di tutti possono creare l’impossibile. O quello che ci sembra tale…

Addio, immensa Tina, e grazie per l’eredità immensa e incalcolabile che ci hai lasciato.

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Di Rima