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Intervista a Giulia di Quilio eclettica attrice italiana e splendida performer di burlesque nonché favolosa showgirl.

Giulia di Quilio è una eclettica attrice italiana e una splendida performer di burlesque nonché favolosa showgirl. Si forma giovanissima come attrice alla scuola di recitazione di Enzo Garinei perfezionandosi e specializzandosi con un master in Actors for screen. Seguono diverse esperienze teatrali e cinematografiche che la portano alla ribalta del pubblico. Viene diretta da Moroni, Tornatore, Moccia, Bonivento. Si appassiona al burlesque e partecipa ad uno show in onda su Sky arrivando tra le finaliste. Dal 2011 fa coesistere queste due anime, di attrice e performer, anzi una arricchisce l’altra. Oggi è tra le performer italiane più riconosciute ed apprezzate. Distintivo è il suo tratto molto elegante e colto ma anche molto ironico che la porta ad interagire con grande naturalezza con il pubblico. Anche come performer giunge subito ai massimi livelli e viene diretta da nomi illustri: uno su tutti il coreografo e regista teatrale e televisivo Gino Landi. Poliedrica come è non abbandona mai né il teatro, né il cinema e infatti la rivediamo con Sorrentino nel film La grande Bellezza. Anche l’America la vuole e partecipa al corto The Red Stain diretta da Roman Coppola. L’inesauribile verve di Giulia di Quilio la porta anche a pubblicare un libro, “Eros e Burlesque” lo stesso che viene poi riadattato in una pièce teatrale “Un passato senza veli” andata in scena recentemente a Roma al Teatro Off/Off che ha fatto il tutto esaurito per tutte le sere. In questo spettacolo, come nel libro attraversa, la storia del burlesque e narra delle relative protagoniste.
 Benvenuta Giulia, subito una prima domanda per te: quanto conta stare bene con se stessi?

Totalmente mi viene da dire. Innanzitutto perché quello che comunichi al pubblico parte da dentro e quindi è quello che poi esterni e trasferisci agli altri. Ho lavorato tantissimo su questo aspetto e il burlesque mi ha aiutato molto. Mi ha messo anche in crisi perché da attrice ho imparato a nascondermi come Giulia per far emergere il personaggio che interpretavo. Nel burlesque invece ti esponi a viso scoperto. Ho dovuto affrontare e lavorare sulle mie paure imparando a mostrarmi e anche a divertirmi mentre mi spoglio.

Purtroppo permane oggi una certa cultura che ti penalizza, ti fa ancora sentire che non va bene se ti piaci. Il corpo delle donne è spesso oggetto di critiche, non va bene se ti copri troppo, o se ti mostro troppo. Non va bene se sei magra e nemmeno se sei più rotondetta. Sembra quasi che l’immagine femminile non vada mai veramente bene. Questa critica viene interiorizzata in molte donne ed anche in me all’inizio. E’ quindi necessario fare un percorso di ricostruzione della propria autostima. Io l’ho rinforzata proprio attraverso la disciplina artistica del burlesque.

Qual è la ricetta per essere una valida performer e caratterizzarsi rispetto ad un’altra?

Come performer avevo un background di attrice, spesso invece le artiste di burlesque sono ballerine. Nella mia formazione non avevo dunque la danza, ma l’esperienza e gli studi di interprete cinematografica e teatrale con cui hai una presa diretta con il pubblico. Questo secondo me ha dato quella spinta in più. Il teatro in particolare è un’arte potente ed espressiva, in cui anche solo con il viso puoi alludere molto di più rispetto a una movenza. Nei due filoni attualmente esistenti del burlesque, tra classico e contemporaneo, mi ritrovo maggiormente nello stile classico.  Mi rifaccio di più ad un certo stile del passato in cui le donne usavano il rossetto rosso, i capelli acconciati con l’onda anni ’50, mi ritrovo nelle atmosfere di certi film noir anni ’50, che hanno in se quella ” tendenza dell’immaginario”. Le mie ispiratrici sono donne come Rita Hayworth, Ava Gardner, insomma una bellezza senza tempo.

Unicità per te è uguale a riscoperta di se stessi? Te lo chiedo perché sembra che unicità sia una parola quasi dimentica in un mondo troppo conformista e omologato, che ne pensi?

Si, concordo assolutamente, in fondo siamo tutti unici. Oggi però è difficile essere fuori dal coro, non omologati, ma sono proprio le caratteristiche personali, anche i difetti, che ti fanno essere unico. Forse oggi con la body positivity si va più verso l’autenticità e dunque l’unicità. Vedo che molte ragazze usano la chirurgia estetica per essere migliori, ma alla fine sono tutte uguali. Il fatto di essere posizionata nei miei spettacoli in un immaginario retrò mi orienta a restare sulle specificità e quindi caratterizza. Queste caratteristiche hanno a che fare con la personalità, con il carattere appunto; puoi avere della cellulite, ma il pubblico nemmeno lo nota se sei magnetica e sai esprimere la tua personalità. E’ questo ciò che veramente attrae.

Come si conquista una versatilità che ti fa definire un’artista a tutto tondo capace di passare dal teatro, al cinema, dal burlesque, alle soap?

Guarda, rimanendo tanto in ascolto e cercando anche qui di lavorare su se stessi. L’analisi mi aiuta tanto, non chiudersi pure è importante e non fermarsi, ma domandarsi sempre chi si è. E’ importante anche mettersi alla prova nelle varie discipline, non restare cristallizzate nella propria comfort zone. Io mi metto in discussione sempre, forse anche troppo. Ogni cosa che intraprendo ha il sapore della novità ma anche della sfida e cerco di capire come realizzarla al meglio mettendomi appunto alla prova di volta in volta. E’ come se un solo ruolo non mi bastasse. In ogni caso ragiono molto, a volte può essere un limite ma è quello che ti fa fare uno scatto in più e ti fa poi spaziare. In effetti sono portata tanto all’autoanalisi è forse proprio questa è la mia risorsa speciale.

E come si acquista la consapevolezza della propria femminilità imparando a viverla naturalmente?

Questo lo dico sempre quando faccio i corsi a chi viene nella mia scuola. Anche io ero timida all’inizio anzi quasi ero imbranata. In fondo capita a tutti di non piacersi completamente, di non sentirsi ad agio. E resta più difficile il primo impatto, ma lavorando in maniera fisica, giocando con la maschera della donna seducente e fatale, poi si supera. Impersonare quel ruolo aiuta anche il corpo a recepire questa nuova immagine di te e quando lo impara te la restituisce anche nella vita di tutti giorni. Il corpo acquisisce una sua memoria e una volta che lo educhi, questo concetto arriva anche alla mente.

All’inizio è un mantra ma poi diventa qualcosa di metabolizzato “Adesso mi sento una strafiga” e alla fine lo estrinsechi in modo naturale. Giochi a fare quel ruolo e lo diventi. Anche io come tutte noi ho i miei complessi, ma oggi la prendo più alla leggera e ci rido anche su qualche volta.

Dicevi che hai anche una tua scuola, a chi si presenta cosa insegni per prima cosa?

Allora, intanto si presentano spesso donne anche in ruolo di potere, diverse sono manager che non riescono a esprimere la propria femminilità. Come se per essere leader siano state obbligate a mascolinizzarsi. Per cui molte di loro vogliono recuperare questo aspetto femminile. Si parte sempre da se stessi. Aiuto loro a tirare fuori la propria femminilità che può avere diversi aspetti, da quella timida a quella più estroversa a quella giocosa o quella ironica. Aiuto a trovare e valorizzare i propri punti forti e il proprio modo di esprimersi al meglio.

Oltre alla passione e al sogno conta la caparbietà?

Il talento da solo non basta, così come la fortuna. E’ un insieme di componenti, servono tutti e serve avere la testa per creare tutte le condizioni che poi ti portano al palco e al pubblico. Non è solo stare sul palco ma tutto quello che ti porta lì, con tanti step. Io poi sono abruzzese per cui ho la testa dura, difficile quando devo fare una cosa che non riesca a realizzarla. Finché non mi riesce resto lì, mi ossessiono fino a che non arrivo all’obiettivo. Questa è proprio una mia caratteristica, caparbia e testarda, quindi si la testardaggine conta molto.

Burlesque è sinonimo di eleganza e ironia?

Non ci ho mai pensato in questi termini, senza ironia però mi sentirei in imbarazzo, L’ironia mi sostiene e la uso tanto, poi io non mi prendo mai sul serio per cui si l’ironia aiuta. Sull’eleganza è un gusto che ho sviluppato guardando certe cose che mi sono restate indelebilmente negli occhi e che ho fatto mie, personalizzandole.

Qualcosa che ti ha veramente resa orgogliosa nella sua vita?

Ce ne sono molte, ma la prima cosa che di getto mi viene sono i miei due figli, i miei due gemelli che oggi hanno 5 anni. Dico sempre che se riesco a gestire due bimbi, vivaci come i miei poi, posso dominare il mondo. Loro non sono mai fermi, sono scatenati, per cui è una bella palestra.

E cosa ti ha invece deluso?

Anche qui ce ne sono molte. Banalmente ricordare certi provini dove ho dato tutta me stessa e mi vedevo perfetta per quel ruolo, poi non andato a buon fine. Ci sono rifiuti e certi no che ti fanno male e tante volte ti mandano anche in crisi. Accade a volte qualcosa che comunque ti può mettere in discussione, ma per fortuna ci sono anche tanti sì. Se faccio un bilancio complessivo sono comunque contenta.  

La domanda che non ti fanno e che vorresti ti facessero?

Che ne pensi tu del lavoro di tuo marito? Dico questo perché spesso mi chiedono cosa pensa mio marito del mio. Tutti si soffermano a cosa ne pensa lui. Sembra siano tutti preoccupati per mio marito. Trovo in questo ancora un po’ la mentalità italiana secondo cui il corpo della donna appartiene ad un uomo (marito, padre). Un luogo comune da sfatare.

Senza cosa non potrebbe vivere Giulia?

In assoluto ecco le cose senza cui non potrei vivere: astrologia, cartomanzia, psicoanalisi e sesso. Mi attraggono poi le cose occulte e nascoste, magari per scoprirne i risvolti.

Hai girato il mondo, se non vivessi a Roma in quale altra città del globo potresti vivere?

Direi il nord Europa che in generale trovo più aperto. Londra inspiring, è una città cosmopolita, ma anche Berlino è molto bella. Adesso lì si dirigono molti artisti. Berlino tra l’altro è una città con un grande movimento culturale e costa un po’ meno di Londra. Da noi in Italia c’è ancora un po’ l’aria provinciale.

Un cosa a cui tieni?

Il mio podcast “E’ il sesso bellezza!” in cui parlo del sesso e del corpo della donna senza tabù. Si trova su Spotify e su tutte le piattaforme podcast. Mi fa piacere portare avanti il concetto di consapevolezza femminile per la sessualità. Di questa non si parla con un approccio spontaneo e tranquillo, ma sempre con una sorta di tabù. Io invece lo tratto naturalmente anche per smontare la morbosità del tema in quanto è qualcosa che appartiene a chiunque e quotidianamente.