di Ester Campese

Vale la pena di rammentare la storia della giornalista Maria Ressa che ha qualcosa di meraviglioso e di eroico. A volte capita proprio così, che non si sceglie di essere eroi, ma ci si trova lì, in quel particolare frangente e diventa una pulsione irresistibile, irrinunciabile. Quel qualcosa che scatta e che ti fa abbracciare la causa e seguirla fino in fondo. L’eroe di fatto è una persona “semplice” ma che è o diventa, per i suoi valori, audace e tenace. Una persona coraggiosa e determinata che fa qualcosa che comunque sa di buono, che è appunto di valore per l’umanità. In tutto ciò rientra Maria Ressa.

Il Time ha dedicato la copertina nel 2018 incoronandola “Guardiana della verità”. Nel 2021 riceve anche il Premio Nobel per la pace. Il Comitato per il Nobel nella motivazione cita “Per il suo «impegno per la salvaguardia della libertà di parola».

Maria Ressa è infatti una giornalista nata nelle Filippine poi naturalizzata americana. Lei stessa racconta che si trasferì in America per scappare dall’allora presidente Ferdinando Marcos quando dichiarò la legge marziale. Era solo una bimba che a mala pena capiva la lingua “straniera”. Non si sentì mai pienamente integrata in America, e tornata successivamente nelle Filippine, non si sentì più nemmeno pienamente di appartenere a quella terra. Era in una via di mezzo quasi sospesa tra due civiltà. Ma proprio questo l’ha resa speciale ed unica. E’ questa la sua caratteristica che le dona quella capacità di comprendere questi due mondi e che estrinseca magistralmente nel suo lavoro di giornalista.

Quello che l’ha resa speciale è stato la denuncia della violenza e corruzione del governo Presidente delle Filippine Duterte. Proprio per questo motivo viene più volte indagata e persino arrestata. Le sue inchieste scomode rendono pubbliche, attraverso Rappler , giornale online che co-fonda, specializzatosi in giornalismo investigativo. Maria Ressa denuncia le esecuzioni extra giudiziarie ordinate da Duterte nella sua campagna contro spacciatori di droga, tossicodipendenti, e malavitosi.

Maria Ressa è dunque una donna emblema di libertà; di pensiero, di parola e in un mondo così detto “democratico” anche della libertà di stampa e di espressione, nelle sue molteplici forme. Per questo è un vessillo, e diventa un faro, una donna che difende tutto questo.