BEREROSA: quando il mondo del vino ha tutte le sfumature dei Rosati

di Maurizio Moretti

Quasi tutte le Regioni Italiane presenti, con le loro varianti di vini Rosati, in una degustazione organizzata da Cucina &Vini, ambientata in un suggestivo giardino nel Parco dell’Appia Antica.

Dalle bollicine della Franciacorta che hanno esaltato, con la vinificazione del Pinot Nero, i sentori dei profumi del sottobosco, dal ribes al muschio, accompagnati da riverberi di fragoline; si è poi transitati, con l’uvaggio di Cerasuolo, in terra abruzzese; per poi tuffarsi nel paradisiaco Salento, con le sue uve di Negramaro.

Molto del “rosa” è stato dovuto anche le presenze femminili, tra gli assistenti per gli assaggi, le cantine proponenti ed il numeroso pubblico, fra cui una numerosa partecipazione di giovani.

Fantastica l’Italia che riesce a far compiere viaggi attraverso il suo territorio, senza muovere i piedi da sotto il tavolo.

Se poi, alla declinazione dei Rosati unissimo le tradizioni gastronomiche locali, otterremmo un unicum che, anche tralasciando Opere d’Arte, Paesaggi, Artigianato e modus vivendi delle persone che vivono i Borghi curandone le peculiarità, dai dialetti, matrici della lingua italiana, agli antichi Saperi che, insieme ai Sapori, ne sono una delle impronte distintive.

Recentemente i Rosati sono saliti vorticosamente nella produzione sia per il consumo interno, sia per l’esportazione. Gli italiani lo stanno scoprendo in abbinamento alla pizza e come fresca e leggera bevuta estiva, sia con “bolle” che “fermo”, sia in solitaria che maritato a stuzzichini o ai frugali pasti estivi, oppure, per quelli più strutturati, in abbinamento al pescato del Mare Nostrum o alle carni bianche dei nostri allevamenti.

Tecnicamente, più che il Sommelier che, etimologicamente, pare derivi dal francese saumalier: “conducente di bestie da soma”, poi diventato “persona che si occupa di viveri e cantina”, è più, in italiano, l’Assaggiatore, colui che è “esperto in analisi sensoriali”, che potrebbe guidarci soprattutto nella scelta degli abbinamenti Cibo-Vino.

Per non avventurarsi in terminologie analitico-descrittive, possiamo fidarci, in prima istanza, del patrimonio di decine di migliaia delle nostre sensazioni olfattive per, poi, considerare l’abbinamento con il cibo, introducendo inizialmente anche un poco di vino mentre si masticano i primi bocconi di cibo.

Infine, va tenuto presente che, come consigliò un vecchio Assaggiatore : “L’abbinamento funziona quando piace”.

Lasciamo alla rigorosità degli abbinamenti i francesi ed al loro liberismo sperimentale gli anglosassoni. Noi in Italia abbiamo sempre portato avanti abbinamenti per contrasto, per tradizione e per analogie e, sembra, che tutti si alzano da tavola mediamente piuttosto soddisfatti.

Quello che dovremmo esigere, semmai, è sempre una migliore qualità, riducendone magari un po’ la quantità e appagandoci, soprattutto, della pienezza del Gusto.