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Forse l’epilogo del Mondiale è stato quello che si attendevano maggiormente gli italiani. E forse era anche quello che, in generale, volevano vedere gli appassionati di calcio di tutto il mondo. Ovvero vedere uno dei due massimi fenomeni della nostra epoca calcistica alzare al cielo la Coppa del Mondo. Praticamente impossibile per Cristiano Ronaldo, che nell’ultimo anno ha dimostrato di non aver più la forza e, probabilmente, la testa per essere ancora a certi livelli. Ci è riuscito, invece, Leo Messi con l’Argentina, all’ultima prova iridata prima, inevitabilmente, di salutare l’albiceleste.

Pensavo che sarebbe stata anche l’ultima corsa ad alto rango della Pulce argentina. Credevo che avrebbe provato solo a vincere la Champions League con il Paris Saint Germain in questa stagione, ma ha già fatto intendere di voler proseguire la propria avventura e non andare a gonfiare ulteriormente il proprio conto in banca andando ad esibirsi per la gioia di qualche magnate. Ora è partita la grandissima e accuratissima macchina organizzativa. Riguardo il prossimo Mondiale in Usa, Messico e Canada? No, quella è un’altra storia.

In finale l’Argentina ha sconfitto i campioni del mondo in carica della Francia ai calci di rigore, dopo il 3-3 dei tempi supplementari

Parliamo del grande progetto per rendere Leo Messi leggenda del calcio. E non è certamente un pensiero negativo il mio nei confronti del fenomeno di Rosario. Per me è il perno di una delle massime espressioni calcistiche di successo, di gioco e di progetto della storia del calcio: ovvero il Barcellona di Guardiola. Ma ora entrerà in gioco tutta l’alchimia della letteratura per rendere immortale e invincibile Leo Messi. Poi verrà il momento di Cr7, ma quello solamente una volta terminato il lavoro per l’asso del Psg.

Il progetto Mbappè? Eh, per quello sarà un pochino più dura. Vincere un Mondiale a 18 anni, subito, alla prima occasione, non è una storia che crea aspettativa, ovvero l’hype in versione americana, raccontare un percorso fatto prima di lavoro, sacrifici e fallimenti, e poi, verso il finale, come un film della Disney, il momento che ci regala un lieto fine da sogno. Ad intraprendere il lavoro per la leggenda Messi ci ha pensato Lele Adani.

Leo Messi è il secondo marcatore più prolifico della storia del calcio, il miglior realizzatore sudamericano delle nazionali di calcio e il miglior uomo-assist di sempre (392).

Ma si è trattato di un esperimento nato troppo presto. E come spesso succede, come ad esempio per le elezioni del presidente della Repubblica, chi si propone troppo presto viene bruciato. L’accompagnamento non è stato seguito dall’attualità, si è partiti con il crescendo musicale prima ancora che l’orchestra iniziasse a suonare. Sono dello stesso parere di Caressa sulla questione Adani. Il commentatore tecnico, per me, non ha saputo intuire bene che tipo di pubblico aveva di fronte. Non i superappassionati di calcio argentino che si svegliano la notte per guardare la Copa Libertadores, ma gli utenti del servizio pubblico, i quali pensavano di trovare Milly Carlucci o Antonella Clerici, ma sono capitati in una situazione troppo fuori dalla loro zona comfort.

Ma torniamo al progetto Messi leggenda, dove naturalmente Netflix o Amazon Video partono prontissime per finanziare il tutto. Iniziamo a cancellare tutti i momenti negativi della carriera del numero diez, come il 2-8 con il Bayern Monaco, le partite stentate con l’Argentina, le polemiche dei tifosi e dei commentatori che lo accusavano di avere il cuore catalano e non argentino. Quindi crema per merenda e non mate, stando ai beninformati. Tutto questo scenario negativo deve essere trasformato dagli sceneggiatori, in una voglia di Messi di non spettacolarizzare la propria appartenenza, per mantenere l’attenzione sul gruppo, sull’obiettivo.

Ed i fallimenti? Sono fallimenti solo sulla carta, in realtà erano solo parte del grande piano per arrivare al climax finale. Poi ci mettiamo immagini in loop dei 20 gol più belli della sua carriera, come se avesse fatto solo quelli. Messi sulle banconote dai 100 pesos? Ottima idea, si potrebbe mettere anche sulla copertina del megadocumentario del progetto leggenda. E poi un pozzo senza fine, tipo le energie rinnovabili: è più forte Messi o Maradona?

L’Argentina non vinceva il Mondiale dal 1986, grazie al genio di Diego Armando Maradona

Qui ci si può sguazzare e gettare come Salt Bae quando vede una Coppa del Mondo. Da qualche parte la troveranno un’intervista del passato in cui Maradona fa intendere che ha dei dubbi sulle qualità di Messi? La si trova, state tranquilli. Via la rivalità Maradona-Pelè, anche perché O Rey ha altri pensieri per la testa e speriamo che si riprenda presto. Giù Maradona-Messi, scontro generazionale tra millennials e boomer, tra statistici in grado di fare leva su numeri di qualsiasi tipo, di poeti che possono raccontarci il tutto e il niente. Tutto questo per arrivare a cosa? A nulla. Come fai a paragonare due calciatori che hanno vissuto in due epoche dalla distanza siderale.

Al massimo la domanda può essere: chi ti ha emozionato di più tra Maradona e Messi? Ma è un discorso soggettivo, umorale, personale. E le riflessioni di questo tipo difficilmente creano polemiche, a meno che non decidi di spararla grossa. E il progetto leggenda Messi va avanti, ne vedremo delle belle.