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Premessa: non sono impazzito. Ho in mente un articolo sul Mondiale e su Messi, ma mi serve qualche giorno. Forse porto un ospite. Forse prima di Natale

Questa volta voglio prenderla sul piano filosofico. Sbaglio? Sicuramente sì, ma non mi interessa, credo che sia il lato migliore e voglio prendermi ogni responsabilità. Nella vita ci sono dei crucci, delle situazioni che non vengono portate a compimento. Situazioni, che poi generano insoddisfazioni e che gravitano nell’animo, o, per esprimere un concetto tipico del mondo bancario, “rimangono in pancia”. Ovviamente qui lasciamo da parte le tematiche serie e seriose e ci prendiamo solo quelle più leggere. In questi anni ho maturato il desiderio di conoscere meglio il mondo arbitrale. Dico in generale, non riferito ad uno specifico sport.

La voglia di fare un salto nel vuoto, di uscire da ogni possibile zona comfort. Entrare in un mondo che non è né bianco né nero (ecco, immagino già la battuta…), stare sul lato che scontenta tutti, in un momento, soprattutto quello attuale, dove tendiamo a polarizzarci, o da una parte o dall’altra. Credo che sia tutto molto affascinante. Ma, purtroppo, è molto difficile approfondire la questione. Infatti il sistema, che si parli di federazioni o di organi arbitrali, preferisce evitare interviste o servizi.

E di questo non faccio assolutamente una colpa, esprimo solo un’insoddisfazione. Ovviamente la colpa reale è di chi rende infuocata l’atmosfera che si respira attorno a molti eventi sportivi e a chi non vedrebbe l’ora per strumentalizzare eventuali uscite che potrebbero essere considerate ambigue. Eppure ce ne sarebbero da dire molte di cose sul mondo arbitrale. In particolar modo su quello dilettantistico e amatoriale, dove l’arbitro, purtroppo, può essere preso maggiormente di mira, mentre nel mondo professionistico può beneficiare di molte più protezioni. E personalmente non posso neanche ritenermi totalmente insoddisfatto.

Vivo a Civitavecchia ed ogni anno si tiene una manifestazione chiamata “Un fischio tra le onde”, che vede sempre la presenza di un arbitro di serie A. Ayroldi, Maresca, Mariani: sono alcuni dei direttori di gara, molto conosciuti, che ho avuto modo di ospitare al mio microfono. Si trattava, però, di interviste, per gentile richiesta dell’Aia nazionale, che non potevano entrare troppo nello specifico. Qualche curiosità me la sono tolta, però, accontentarmi non è una cosa che faccio con costanza.

E posso snocciolare alcuni episodi simpatici, come quella volta che per un incontro di un campionato semi-amatoriale un arbitro mi ha chiesto il tesserino da giornalista per poter seguire una partita, mentre svariate volte in gare di cartello di campionati nazionali i direttori di gara mi hanno accolto a braccia aperte, mentre loro erano nei draghi nel saper smorzare la tensione, mentre il sottoscritto rischia il coccolone se non ha le liste un’ora prima del fischio d’inizio. Non c’è critica, era solo una finezza che volevo raccontare, come in tutti i mestieri c’è chi eccelle e chi no.

Tornando all’aspetto mediatico, tanti sono stati i tentativi di rompere quel muro che non permette di entrare nel mondo arbitrale. Solo uno, secondo me (o quantomeno è l’unico che conosco) è andato a segno. Parlo di Pif e della sua trasmissione Il testimone, nella quale è riuscito ad intervistare arbitri che andavano alle gare, dai campionati dilettantistici fino al derby Torino-Juventus con l’arbitro Gianluca Rocchi. Sicuramente il fatto che non si trattasse di una trasmissione sportiva e la presenza di un volto autorevole come quello di Pif, soprattutto per quanto fatto in questi anni per dire seccamente “no” alla mafia, ha permesso che venissero abbattute di default molte barriere, ma possiamo assolutamente lodare l’iniziativa.

Qui però stiamo divagando troppo, giungiamo al dunque. Cosa mi piacerebbe chiedere ad un arbitro, di qualsiasi sport, se decidesse di sottoporsi ad un’intervista? (anche se preferirei chiamarla chiacchierata, intervista mi sa di impostato, istituzionale, freddo, pare che stiamo parlando di cose molto serie). Per lui leggetele come se fosse un tono colloquiale e non una domanda secca alla Lilli Gruber.

Quali sono le domande più stupide che ti fanno riguardo la tua passione da arbitro? Come fai ad annotarti tutti i nomi degli ammoniti, visto che io dopo il terzo mi perderei? Capita che ti accorgi che qualche giocatore fa il furbo e ci passi sopra per non incattivire la partita? Se sei con amici a guardare una partita di serie A o di Champions League ti metti a commentare i movimenti e le decisioni dell’arbitro? E se lo fai, gli amici ti prendono per pazzo oppure si alimentino discussioni tipo Processo di Biscardi sugli episodi dubbi? Come fai a non perdere la passione dopo che ti sei dovuto chiudere a chiave nello spogliatoio per non farti picchiare da qualche esagitato? E per finire: perché dai quattro minuti di recupero se siamo 4-0? Non possiamo finirla e andarcene a casa?