Spread the love

Al Teatrosophia è andata in scena “La Particina” pièce introspettiva nel cuore di Roma

di Annalisa Lo Monaco

L’essere “Particina” ė ‘uno stato dell’anima’, secondo l’autore Giuseppe Manfridi che, insieme al figlio Lorenzo, ha rappresentato questa pièce introspettiva in un teatro nel cuore di Roma dal nome significativo: Teatrosophia, con la regia di Claudio Boccaccini.

Cosa trasmette l’Autore, che veste i panni di un’ ipotetica Guida di un pubblico ignaro?
Che nella vita prima o poi tocca a tutti, rappresentare una piccola parte, solo una paginetta, per una ‘particina’ in un dramma molto più vasto che accadrà anche senza di noi, o malgrado noi o grazie a noi!
E aspettando la grande occasione di essere protagonisti? Si resta in “quel sottoscala- quasi un sottosuolo dostoevskiano- dove vengono appese le ombre dei personaggi quando non sono in scena”.
Il testo prende in esame un personaggio, certo Balsassarre, nome importante certo, ma in fondo solo il messaggero che, in Romeo e Giulietta, fu il solerte ‘valletto’ che, dopo aver spiato il funerale della giovane, corse ad avvertire il suo padrone dell’’inaspettata morte, con le funeste conseguenze che noi tutti conosciamo.
Il drammone della tinca/particina, viene raccontato con profonda leggerezza. Il povero Baldassarre se la prende con Willy per averlo costretto a essere ricordato come ‘messaggero di morte’.
D’altro canto la Guida, che accompagna silenti visitatori, gli sottolinea, a mo di consolazione, come anche le piccole parti spesso rivestano un ruolo fondamentale, anche se non sempre dagli esiti felici.

L’Autore, un po’ blandisce

L’Autore, un po’ blandisce il povero Bald, in profonda crisi per aver causato tanto dolore; un po’ lo sfrucuglia ricordando la brevità del suo letale intervento.
Alla fine il messaggero bistrattato, che tanto avrebbe voluto vestire i panni del bel Romeo, si riconcilierà con il ruolo rivestito. Arriverà a capire  che, senza il suo intervento, i posteri avrebbero avuto un edulcorato finale alla ” E vissero tutti felici e contenti”, che certo non rientrava nelle intenzioni di Wlilly.
E la tinca, in tutto questo? Mah! Lo scopriremo alla prossima godibile rappresentazione!