Esperienza, gusto e creatività senza limiti sono gli ingredienti del nuovo lavoro discografico del progetto Underdog. A distanza di dieci anni dall’ultimo disco “Keep Calm”, Diego Pandiscia e Basia Wisniewska tornano a raccontare storie in musica evocando immaginari ombrosi degni di un film di Tim Burton. Il risultato è “Underdog vs Underdog”: otto tracce, quattro per lato come si apprezzano nell’appropriato formato in vinile, che mettono a confronto due formazioni di musicisti differenti con l’intento di dare libero sfogo al proprio linguaggio musicale senza compromessi formali né tantomeno commerciali.

In realtà lo scontro, che il titolo lascia presupporre con quel “vs” (versus), non avviene; non si percepisce alcuna competizione né radicali differenze negli stili esecutivi dei musicisti che non scendono in campo come interpreti individuali, ma fanno gioco di squadra. Lavoro comunque reso facile da una certa coerenza compositiva e identità sonora che non necessità di essere indirizzata discograficamente verso un mondo musicale premeditato, come nello spirito storico del progetto. Ogni brano, ogni storia, viene fotografata con dettaglio tramite una scrittura evocativa a tratti cinematografica, come si apprezza nei brani “Mean” e “Come ogni estate”, grazie anche ad arrangiamenti di chitarre e tappeti sonori dei synth particolarmente appropriati. Le onde del Mediterraneo si infrangono in maniera irregolare insieme alle ipnotiche, e a tratti onomatopeiche, cellule ritmiche di “Mare Nostrum”.

Il sound generale predilisce la scelta di un drumming apparentemente ideato con spirito da producer, ma poi immerso interamente nel suono di un palco vivo, umano e sensibile ai colori spesso malinconici dei paesaggi sonori; lo testimoniano brani come “Jungle Lemon Bomb”, o come avviene nel singolo che ha preceduto l’uscita del disco “Cold moon in deep water”, del quale si può apprezzare anche un interessante videoclip d’animazione realizzato con quell’intelligenza artificiale che tanto fa parlare di sé ultimamente.

Da segnalare un particolare gusto per i finali ricercati; la curiosità di ascoltare come verranno resi dal vivo diventa legittima nei brani “Where did i sleep last night” e “Silent insect”.
Sperimentazione, improvvisazione e sensibilità sviluppata in anni di esperienza sui palchi internazionali sono riassunti in un disco fatto di sfumature, colori tenui e qualche pennellata aggressiva non troppo di rado per catturare lo sguardo di un eventuale avventore distratto; come un effetto speciale, un gioco di prestigio che, per quanto sappiamo benissimo trattarsi di un’illusione, continuerà sempre a meravigliarci.