Spread the love

Ma il Palio di Siena lo posso considerare o no nell’ambito sport? Si tratta di una giostra medievale, con tanto folclore e appassionato campanilismo. Però va di moda il minimal in questi anni, e stringendo stringendo possiamo considerarla una corsa ippica. Stringendo quasi tutto, ovviamente. Erano tre anni che mancava. Negli anni del Covid non si è riusciti a portarlo né con le mezze misure, né senza pubblico, né con i cavalli a un metro di distanza. Anzi, quest’anno praticamente c’era il metro di distanza, visto che, tra un problema e l’altro, alla fine, hanno corso solo in sei.

Mi tolgo subito il dente più grande. Ha senso o no il Palio di Siena nel 2022, nell’era del politicamente corretto e degli animalisti ferventi? L’unica risposta che mi sovviene è dipende. Io stesso mi reputo un animalista. E ad esempio sono stato ben felice di vedere cambiamento il regolamento del pentathlon. Quello vecchio prevedeva che bisognasse cavalcare un cavallo non proprio per la prova di equitazione, in quanto il pentathlon, per volere del barone De Coubertin, si ispirava ad un percorso di guerra.

Ma nelle ultime edizioni delle Olimpiadi sono successi i disastri, tra cavalli che non volevano saperne di andare da alcuni fantini e atleti in lacrime per aver perso una medaglia senza avere colpe. E fortunatamente si sta pensando di cambiare, anche perché, forse, ci saremmo progrediti e quindi le guerre non si fanno più i cavalli. Però i padroni del mondo non si sono ancora progrediti a tal punto da evitarle proprio le guerre. Torniamo al Palio. Se l’uomo è in grado di rispettare il cavallo, che problema c’è a farlo galoppare per una corsa ippica?

Parliamo di un animale utilizzato per la cosiddetta ippoterapia, favorisce il miglioramento dello stato di salute di una persona, in particolare bambini e persone disabili, così come l’onoterapia per gli asini. Non voglio addentrarmi troppo, esiste una letteratura dove gli organizzatori del Palio spiegano gli interventi che fanno per evitare guai ai cavalli. Diciamoci la verità. Tutti quanti vorremmo trascorrere una vecchiaia come quella dei cavalli che hanno dato lustro all’equitazione e all’ippica, come ad esempio Varenne. Gli animali vengono ospitati in strutture extralusso, dove possono terminare serenamente i loro giorni.

Zio Frac, il cavallo vincitore. Dopo aver vinto il Palio, ha voluto subito andare a mangiare. Fa parte della scuderia Bruschelli.

Ritorniamo al Palio e facciamo finta che ce lo stiamo guardando insieme. È singolare che un evento possa richiamare grandissima cassa di risonanza nonostante il fatto che, a partecipare, siano poco più delle contrade totali. Su 17 ne gareggiano solo 10, troppo poco spazio a piazza del Campo. Quest’anno a trasmetterlo è La 7 con Pierluigi Pardo al commento. L’attenzione di tutti è vedere se scambierà Bartoletti per Allegri o il nome di qualche cavallo per Lukaku. Pardo enuncia aneddoti e racconti del passato, me lo immagino con un libro tipo quelli di Ken Follett dove estrapola ciò che deve dire.

Veniamo a conoscenza che delle 10 contrade presenti, in realtà, ce ne saranno solo otto per leggeri infortuni a due cavalli. Mi lancio sui profili di La 7 in cerca di commenti di animalisti. Li trovo, come avrei immaginato. Ma trovo anche “ora cosa dirà Mentana? Accetterà di far mandare in onda un massacro al posto del Tg delle 20?”. Ma dai.. solo otto contrade, nessuna rivale, si finirà presto e tutti ci godremo Mentana. Neanche per idea.

Piazza del Campo a Siena “sold out” dopo due anni di stop. Le prime testimonianze arrivano addirittura dal 1200

E non succede nemmeno che ci sia il solito cavallo che deve entrare di rincorsa (vorrei spiegarvelo per bene che cos’è, ma altrimenti l’articolo diventa come il libro di Ken Follett) e che non si muove di pezza, con il fantino che si prende tutti gli insulti possibili. Per tre volte i cavalli “assaltano” il canape e quindi deve essere abbassato. Qui si nota tutta, purtroppo, l’inesperienza di Pardo, che dà per regolare delle partenze che tutti avevano capito che erano non valide. E così i cavalli girano e rigirano per la piazza. E i fantini si parlano. Siccome siamo “cattive” persone, il primo pensiero, volutamente maligno, che aleggia è “vedi? Si stanno mettendo d’accordo per quanti soldi gli deve dare per fargli vincere il Palio”. Specifico che è una pratica regolare e normale nel Palio. Quest’anno non c’è neanche questa soddisfazione, perché a dircelo è direttamente il commentatore tecnico, lo storico Giovanni Mazzini.

È il Palio più surreale della storia. Il cavallo del Leocorno ha un piccolo infortunio, il fantino del Bruco fa un volo tremendo sul canape che non viene sciolto. Sono rimasti in sei. Più che il Palio di Siena sembra la Coppa Cobram. Alla prossima mossa mi aspetto Filini che finisca alla trattoria Il Curvone. Sono le 20.30, ho una cena e sono in tremendo ritardo, che dobbiamo fare? Finalmente si parte. Il Drago con Tittia e il cavallo Zio Frac vanno subito avanti. Poi la Pantera parte all’inseguimento, ma è il Drago a vincere di corto muso, citando di nuovo Allegri.

Un’immagine della lotta tra Drago e Pantera. Giovanni Atzeni nasce in Germania, ma dall’età di 11 anni si è trasferito in Sardegna ed ha 37 anni.

Tutti parlano del terzo successo consecutivo del sardo Giovanni Atzeni, soprannominato Tittia, ma non è proprio così. Nel 2019 aveva guidato al successo la Selva, ma lui era caduto in corsa ed aveva perso il controllo. Ma il cavallo Remorex decise di fare tutto da solo e di andare a vincere comunque il Palio, senza fantino. Non ce ne vogliano i fantini, ma vedere la vittoria del cavallo scosso è una delle cose più belle del Palio.