Un’autoproduzione singolare, definitiva per quel che significa la ricerca di espressione libera. Un Ep che naturalmente, a nostro modo di vedere, significa anche rinascita. Davide Ravo si firma The Riva e lascia questo moniker a firmare il suo primo Ep dentro cui il suono torna ad una dimensione primigenia… la natura e il suo tempo ritrovano la lirica, lo spoken word, le allegorie, la simbologia. Poeta lui, musicista a seguire e dunque cesellatore di immagini attraverso suono e parole. In rete il video di “Istanti” che assieme ad “Anthropogus” cercano di fotografare un viaggio immersivo difficile da descrivere in altro modo.

La sensibilità è assai palesata, dichiarata. La trovi un pregio o un difetto?
Essere sensibili oggi provoca troppi inconvenienti. Tant’è che molti sensibili costruiscono delle vere e proprie maschere per mimetizzarsi passando la loro vita, alcuni coscientemente, altri incoscientemente, ad interpretare un personaggio del proprio sé che non esiste. Ormai è un difetto essere sensibili. Oltre a non avere più mercato, non avere più considerazione, si può anche venire fraintesi. Personalmente lo trovo molto difficile mistificare ciò che sono e non l’ho mai nascosto, anzi, con questo progetto lo mostro orgoglioso. Ma rimanere autentici e sinceri oggi, se si è sensibili, comporta delle conseguenze scomode. Qualcuno confonde la spontaneità con “l’autocompiacimento” ad esempio, o l’ermetismo con “l’essere troppo complessi”.

Arma questa che ti conduce ad una libertà dell’espressione o ad una profondità?
Entrambe. Non riuscendo a fermare la mia parte creativa inconscia dalla libertà di essere espressione sincera ciò che sono a quel livello si esprime così com’è, senza filtri: non è soltanto complessità fine a se stessa ma qualcosa di molto più utile e significativo.

Questo disco quanto è figlio del bisogno di libertà?
È figlio del bisogno di accettazione. Accettare ciò che si è, accettare i propri difetti. Tramutare i difetti in caratteristiche uniche. Credo che questo processo sia fondamentale per una società più libera e meno dipendente da mode del momento, dal mercato, da questo sistema economico basato sugli acquisti. Chi è felice di essere ciò che è non crea mercato perché ha già tutto ciò che serve per stare bene. Chi invece si sente in difetto, infelice, ha bisogno di avere e comprare per stare bene.

https://www.youtube.com/watch?v=CkyafAjtdw4

La deriva dentro cui si annida il titolo, è una posizione di smarrimento o di rinascita (visto che si parte dal nulla teoricamente)?
Nel processo di rinascita si deve passare per forza dallo smarrimento. C’è quel momento in cui, lasciando la riva, ci si sente persi e nostalgici e si ha voglia di tornare indietro. Andare alla deriva permette di consolidare il proprio coraggio e acquisire una propria distinta personalità.

Il lavoro ti ha lasciato alla deriva o ti ha mostrato una direzione da seguire?
La direzione è proprio l’atto dell’andare alla deriva. Bisogna attuare un allontanamento dai processi consolidati per cambiare i modi di espressione. “L’organo” preposto a tale scopo è l’inconscio. Lì c’è la corrente che spinge al largo. Basta lasciarsi trasportare.