“Mexicaña” è l’audace esplorazione del tema del dualismo da parte dei Licorice Trip, una band che con questo album si propone di scardinare le certezze dell’ascoltatore attraverso un viaggio musicale che è tanto un inno alla diversità quanto una sfida alla riflessione personale. Questo lavoro è un mosaico di contrapposizioni, dove ogni brano diventa un ponte tra opposti che dialogano tra loro, costringendo chi ascolta a navigare lungo le correnti di significati che si intersecano e si scontrano.

La traccia d’apertura, “Mardy Fish”, cattura subito l’attenzione con la sua narrazione intima sulle pressioni mentali degli atleti, introducendo il tema del conflitto interno che percorre tutto l’album. Il brano è un mix bilanciato di melodie suadenti e testi penetranti, che prepara il terreno per le complessità emotive a venire.

Segue “Glitch”, una canzone che, con la metafora di un gatto che ama e ferisce allo stesso tempo, riflette sulle dinamiche spesso tossiche delle relazioni umane. La canzone si distingue per la sua capacità di trasformare il quotidiano in simbolico, arricchendo l’album di una dimensione ulteriore di interpretazione.

Con “Mexicana”, l’album raggiunge un punto di fervente espressione culturale e personale. Attraverso il racconto di un guerriero Azteco, la band affronta temi di identità e resistenza contro le percezioni sociali limitanti, servendosi di ritmi incisivi e un coro che riecheggia come un grido di battaglia.

“Cairo” affronta il tema dell’accettazione e delle scelte inevitabili che dobbiamo affrontare nella vita. La canzone ci porta in un vicolo cieco, dove non c’è via di fuga, ma solo una scelta da fare. È un brano che invita alla riflessione sulla nostra capacità di accettare e affrontare le sfide della vita, sia in modo attivo e positivo, sia in modo passivo e fatalista.

La reinterpretazione di “One Way or Another” di Blondie è sorprendente e ricca di strati. Qui, i Licorice Trip riescono a trasformare il classico in un’esplorazione delle ambiguità dell’amore, evidenziando la loro abilità nel riarrangiare e reinterpretare in modo originale.

“Sagawa” si presenta come il pezzo più controverso e provocatorio dell’album. Attraverso il racconto del cannibale giapponese, la band non si limita a narrare, ma invita a riflettere sulle macabre fascinazioni culturali, in un arrangiamento che mescola disturbante tranquillità e sottile dissonanza.

In “Doorknob Girl”, il tema del desiderio represso esplode in una narrazione che esplora l’erotismo nell’insolito. La canzone si destreggia tra il serio e il comico, tra il reale e l’immaginifico, offrendo una delle espressioni più uniche dell’album.

Il tributo strumentale a Sidney Lumet in “Sidney” è un respiro profondo prima della conclusione, un’ode al potere evocativo del cinema e della sua capacità di commentare la società, eseguita con una maestria che parla attraverso il silenzio delle parole.

“Hills Abduction” il brano che chiude il disco, affronta il tema dell’alienazione in tutti i suoi sensi, con un’audace mescolanza di verità storiche e narrazioni alternative, lasciando l’ascoltatore in uno stato di incertezza deliberata.

Di seneci