Dieci pezzi per il Progetto dei Magazzino San Salvario che si raccontano in questa intervista per Seven News Italia 

Sono 10 i brani che danno i natali ad un progetto ricco di vita come quello eponimo dei Magazzino San Salvario. Suono che al rock chiede la grinta ma anche la puntuale sensibilità di non prendersi troppo sul serio e di restituire alla vita anche la leggerezza di un’occhiata felice, scanzonata, libera e senza pregiudizi. Sanno come guardare al loro tempo e sanno anche come giocarci su… il tutto dentro canzoni dense di attenzione sia per il lato scherzoso che per quello impegnato che ogni parola può avere. E la featuring di un maestro della canzone d’autore come Federico Sirianniche troviamo nel singolo “Europa chiama Italia” – dimostra tutto questo e tanto altro ancora…

Allora il rock non è morto direi… vero?
Ci mancherebbe!!! Come cantava Neil Young “Rock’n Roll will never die”… Nel senso che il rock non è solo un genere musicale, ma è proprio un’attitudine di vita; un modo di porsi di fronte alla realtà. Possono passare le mode e variare le modalità, ma quel tipo di necessità espressiva esisterà sempre. Musicalmente parlando, noi siamo figli degli anni ’90, periodo che ha rappresentato l’ultima grande stagione del rock a livello mondiale, con una generazione di artisti straordinari che avevano ancora qualcosa da gridare al mondo. Soprattutto adesso, in un momento storico come questo, in cui invece tutto suona molto finto e omologato, dove la musica si veicola solo più attraverso internet e talent show, continuare a fare quel tipo di rock, e portare avanti quelle sonorità e quel messaggio diventa quasi una missione.

Come avete piegato un luminare della parola e della canzone d’autore come Federico Sirianni al rock ironico e irriverente?
Con Federico siamo amici da più di vent’anni. Da giovani io e lui abbiamo anche lavorato insieme per un service editoriale torinese per il quale scrivevamo di tutto, dalle pubblicità per le grandi aziende fino alle voci di storia dell’arte e letteratura per le più prestigiose enciclopedia italiane. Considero Federico uno dei migliori cantautori del panorama italiano. Circa un anno fa, nel corso di un evento nel quale abbiamo suonato insieme Lui ha sentito il brano “Europa chiama Italia” e se n’è subito innamorato; ne ha colto lo spirito ironico con cui mettiamo in ridicolo quel tipico provincialismo dell’italiano medio nel porsi di fronte al Mondo. Quando abbiamo iniziato registrare il disco, è stato quasi naturale chiedergli di fare un featuring con noi. Trovo davvero magnifico l’effetto straniante che produce la presenza di un artista del suo peso in un pezzo dalle atmosfere invece, almeno in apparenza, leggero e scanzonato.

Poi questo video molto figlio di quelle allegorie televisive anni ’90… citazioni?
Esattamente. Il video realizzato degli amici della LOOKUP Music Staff, vuole proprio ricreare quell’atmosfera festaiola e spensierata tipica da vacanze estive, a cui gli italiani sono tanto affezionati. Quelle delle cartoline (oggi rimpiazzate dai selfie) e dei souvenir da portare ai parenti. L’Italiano in vacanza è una categoria antropologica che andrebbe studiata. Anche immerso in luoghi magnifici e città che trasudano cultura e tradizione, il vero turista italiota cerca comunque una pizzeria nei paraggi ed in fondo rimpiange la vita tranquilla e monotona del suo paesino di provincia, liquidando il tutto con un laconico “Bello, ma non ci vivrei”.

Chi sono i “Cavernicoli” di oggi secondo voi?
Purtroppo ne siamo circondati. I cavernicoli sono le persone che agiscono in base agli istinti primordiali; sono tutti quelli che di fronte al diverso, che sia un immigrato o un omosessuale, impugnano la clava lasciando libero sfogo all’intolleranza; sono gli ultras allo stadio che durante una partita di calcio insultano e augurano la morte ad un avversario; sono quelli che legittimano l’uso della violenza per farsi giustizia e che in preda alla gelosia ammazzano la donna che gli sta affianco. Ma più semplicemente i cavernicoli siamo tutti noi, una civiltà senza memoria incapace di imparare dalla propria storia e dai propri errori. Pensavamo di aver per sempre scongiurato il pericolo della guerra, e invece guarda cosa sta succedendo in Ucraina; pensavamo di aver esorcizzato il fascismo e invece ci ritroviamo con un governo che a quell’ideologia guarda dichiaratamente.

Un disco che nella sua ironia fa anche critica sociale secondo voi? E secondo voi serve ancora farne?
Questo è un disco che tratta una grande varietà di argomenti e che alterna brani con testi più personali ed introspettivi, quali ad esempio “Cose che non ti ho mai detto”, “Oceano Mare” o voglia di vivere”, ad altri in cui invece è dichiarato l’intento della critica sociale. Per far questo usiamo moltissimo l’ironia.

Per dire cose serie, non bisogna per forza essere seriosi. Nella nostra formazione musicale, oltre al rock, è stata fondamentale la lezione di alcuni grandi cantautori italiani, da Bennato a Rino Gaetano, giusto per citarne alcuni, che hanno fatto dell’umorismo (nel senso pirandelliano del termine) un’arma tagliente con la quale affrontare anche argomenti e tematiche molto importanti. Tornando alla tua domanda, penso che uno dei compiti fondamentali di chi scrive canzoni sia quello di raccontare il Mondo e la società in cui si vive, magari stigmatizzandone i difetti per stimolare nel pubblico una riflessione. O per lo meno, per me questo è un aspetto imprescindibile.

 

 

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