Artista che abbiamo conosciuto, noi che viviamo dentro le pieghe di X-Factor e contenitori simili. Bella la sua esperienza che oggi approda ad un primo disco personale di inediti dal titolo “Amare è così”. Delicatissimo Lorenzo Bonfanti, di piccole cose, sempre leggero in questa canzone d’autore elegante e mai evanescente. Che poi è un disco romantico, di amore, di vita, di allegorie… che accoglie con intelligenza anche una chiusa figurativa e pop come “Sfigato”.

L’amore è finalmente tornato ad ispirare le penne dei nuovi cantautori?
Trovo che ultimamente, e parlo dall’avvento mainstream di Calcutta ad oggi, l’amore sia stato il fulcro delle tematiche scelte dai cantautori ma, a mio umilissimo parere, affrontato in modo univoco: l’amore di coppia. Ovviamente se si pensa all’amore la prima cosa che salta in mente è appunto l’amore di coppia o l’amore carnale, a volte però confuso come un semplice esercizio di stile; un protrarsi di momenti specifici che si ripetono in loop dandoci l’immagine di quello che è un amore inventato, che non esiste.
Non voglio certo ergermi a paladino del vero amore, anzi, ci sono penne molto più autorevoli di me che hanno scritto pagine della musica italiana e non solo. Vorrei solo che l’immagine che lasciano le mie canzoni sia quello dell’amore di tutti i giorni, quello che nasce dalla condivisione quotidiana fatta di piccoli gesti.

E secondo te come e quanto è stato condizionato dalla società di oggi questo tuo primo disco?
Vorrei poter rispondere dicendo che spero che un giorno la mia musica condizionerà in parte la società e non il contrario, motivo per il quale, quando scrivo, non mi faccio influenzare dalla società e dai costumi ma cerco di mostrare quello che sono.

Da X-Factor ch cosa ti sei riportato? Cosa ritroviamo dentro questo disco?
Ad X-Factor ho conosciuto artisti straordinari con i quali ho legato a livello personale, con cui mi sento settimanalmente che mi motivano e mi ispirano a dare sempre di più; questo è ciò che mi sono portato via. Dentro a questo disco di X-Factor non c’è molto se non la spensieratezza con cui ho affrontato il percorso, la gioia nel poterlo fare a cuor leggero senza dargli un peso troppo importante.

Il futuro dei suoni digitali? Da un brano come “Danny” arriverai mai a qualcosa di totalmente digitale?
Perché no. Autoproducendomi le varianti sono infinite quindi magari un giorno mi presenterò con un disco elettronico, idea che mi stuzzica anche molto.
Forse, credo, che la soluzione per me sarebbe l’unione tra un suono digitale e uno acustico/analogico, perché diciamocelo: il legno è imbattibile quando vibra insieme a chi lo suona.

Anche la copertina di questo disco è pregna di nostalgia di un passato… che legame hai con chi sei stato?
Quando ho scelto la copertina del disco volevo rappresentasse il punto più alto della mia felicità prima che l’adolescenza e tutti i casini arrivassero.
È stata scattata in una baita in montagna, dove andavo ogni anno con la squadra di calcio: conservo quei ricordi nel cuore, li conservo con nostalgia perché erano momenti in cui contava solo essere insieme. È sempre difficile raccontare il mio legame con il passato perché è attraversato da problemi familiari, depressione, rabbia (tanta rabbia) che si sono però trasformarti nel necessità di ritrovare la dolcezza di un bambino di undici anni che non desiderava altro che andare in montagna con gli amici e stare bene.
Ho deciso di voler imparare nuovamente cosa voglia dire vivere con gli occhi di un bambino scrivendo un disco che mi permettesse di esorcizzare le cose più difficili per tenerle vicino come monito e ogni tanto permettersi di non guardale e tornare solo a giocare con gli amici.