L’architettura inabitabile della Centrale Montemartini ospita un evento per riflettere sulla creatività dell’uomo in architettura

Affrettatevi perchè solo fino a domenica 5 maggio è possibile visitare la mostra “Architetture inabiltabili” presso la Centrale Montemartini di Roma. Otto esempi distribuiti su tutto il territorio nazionale di costruzioni umane con finalità non abitative, predisposte con obiettivi diversi, accomunati dal concetto di inabitabilità.

La definizione corrente di architettura pone in rilievo la finalità dell’utilizzo umano:
“L’architettura è la disciplina che ha come scopo l’organizzazione dello spazio antropizzato in cui vive l’essere umano”.
Da quando l’uomo è uscito dalle caverne alla conquista del mondo naturale l’architettura ha testimoniato le sue conquiste e l’avanzamento della sua civiltà.
Viene oggi considerata parte delle arti visive plastiche, perché in essa concorrono aspetti tecnici ed artistici.
Scienza, tecnica e arte insieme per una realizzazione a dimensione dell’essere umano.
Per approfondire il concetto si può dire che l’architettura “attiene principalmente alla progettazione e costruzione di un immobile o dell’ambiente costruito”.
L’inabitabilità è però esclusa dalle finalità della materia, tuttavia esistono strutture realizzate sempre per un utilizzo umano, ma non abitabili.


Alcune hanno un significato simbolico, come ad esempio il Cretto di Gibellina, installazione commemorativa dell’artista Alberto Burri, che ingloba le macerie della città di Gibellina, distrutta nel terremoto del Belice del 1968. Altre come il Memoriale Brion ad Altivole, concepito come luogo di sepoltura per la famiglia Brion, hanno una valenza più personale. Altre ancora sono parte del panorama industriale italiano ormai superato dal tempo (archeologia industriale) come il Gasometro di Roma (ben visibile pure dalla Centrale Montemartini) e tra queste ci includerei magari anche la Centrale Montemartini stessa, presenza ingombrante nella mostra e assolutamente a tema con l’evento.

Ce ne sono poi altre come il campanile di Curon nel lago di Resia in Trentino-Alto Adige, semisommerso per la costruzione di una diga idroelettrica. Del paese interamente inghiottito dalle acque rimane solo il campanile, a segnare il luogo come una bandiera.

Concludono la mostra il Lingotto di Torino, che un tempo ospitava la fabbrica della FIAT ed era il simbolo della storia industriale della città; gli Ex Seccatoi del tabacco di Città di Castello, utilizzati per salvare i libri di Firenze dopo l’alluvione del 1966 e che dal 1990 ospitano le opere pittoriche di Alberto Burri; la Torre Branca, che offre una vista panoramica su Milano; i Palmenti di Pietragalla, architettura rupestre in pietra di oltre duecento costruzioni che un tempo servivano come laboratori per la produzione del vino e che ora ricordano le atmosfere fiabesche della Contea del Signore degli Anelli.


Circa 150 immagini comprendono anche le foto di Gianni Berengo Gardin, Guido Guidi, Marzia Migliora e Gianni Leone.

Centrale Montemartini

La Centrale Montemartini, museo comunale ora, ma architettura industriale prima, dismessa a causa del progresso tecnologico, è il teatro ideale per la mostra. Oltre agli eventi temporanei il museo espone le collezioni di arte classica (sculture, mosaici preziosi) e il treno del Papa.

La sola visita alla Centrale Montemartini vale il biglietto e con la tessera MIC l’ingresso è addirittura gratuito! Enormi turbine, tubature gigantesche, complesse attrezzature di comando “analogiche”, macchine infernali d’altri tempi che testimoniano un passato industriale tutt’altro che confortevole. Un salto indietro nel tempo, nel momento della corsa all’industrializzazione del nostro Paese.