La Contessa di Castiglione, una storia italiana che Benedetta Craveri in questo libro ci narra, tra il resoconto storico e una spy-story, lasciando il lettore con il fiato sospeso.
Fin dai banchi di scuola ci hanno insegnato a vedere il periodo del nostro Risorgimento come una sequenza di vittorie diplomatiche e campali condite con atti di eroismo vari. E’ questo il caso di Virginia Oldoini Contessa di Castiglione.
Ora, questo libro della studiosa di storia e letteratura francese Benedetta Craveri, “La Contessa”, edito da Adelphi, ci riporta ad una realtà più umana di quel periodo, che tra passioni e intrighi celati dietro il paravento di ideali sublimi nascondono, invece, atteggiamenti subdoli e talvolta immorali propri della vita tutta di quel fine ‘800 e, di conseguenza, anche delle vicende politiche dell’epoca.
Ne è un esempio la storia di Virginia Oldoini, meglio nota anche al grande pubblico del cinema e della tv come la Contessa di Castiglione. Nata a Firenze nel 1837, a 17 anni sposa il piemontese Francesco Verasis Asinari, conte di Castiglione e lascia la vita gaudente del Granducato di Toscana per ritrovarsi nella fredda Torino, allora regno del conformismo più bigotto.
Sono gli anni in cui regna Vittorio Emanuele III ma chi comanda realmente è Camillo Benso di Cavour, il quale, conoscendo la grande intelligenza unita ad una notevole spregiudicatezza della Contessa, la invia a Parigi perché sostenga presso l’Imperatore Napoleone III le aspirazioni unitarie del Regno di Sardegna.
La Contessa non ne delude le aspettative divenendo addirittura l’amante dell’Imperatore nonché di una schiera di politici, banchieri e nobili utili in qualche modo alla causa dell’unità d’Italia, ma soddisfacendo, nel contempo, il suo spirito di “seduttrice seriale”.
Diceva di sé:” Io non credo nell’amore. E’ una malattia che passa come è venuta….prendetemi oggi, non contate di avermi domani”; era, quindi, una donna che possiamo dire “moderna”, consapevole che con il suo fascino e la sua abilità da commediante avrebbe potuto ottenere tutto dagli uomini che decideva di incontrare.
Tutto ciò ci racconta la Craveri in questo libro che si legge d’un fiato, sospeso tra il resoconto storico e una spy-story, da cui emerge l’immagine di una donna antesignana delle rivendicazioni femminili alla propria libertà messe in evidenza attraverso documenti e lettere di coloro che la avevano direttamente conosciuta, dal padre al marito, al figlio e agli uomini che la hanno amata.
Fedele sempre al suo motto “I think for myself”, “penso solo a me stessa”, la Contessa diviene, in un certo senso, precursore del culto della propria personalità e parte non irrilevante tra i realizzatori del Risorgimento, parte da lei rivendicata anche quando, vecchia e abbandonata da tutti, muore povera nel 1899.