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Cico ed il suo sitar ormai lo conosciamo. Ma qui i Korishanti si impreziosiscono anche di nuove sonorità, quali il basso fretless di Pier Paolo Prospero e la voce ed il flauto di Paola Scelfo, ultimi arrivati in ordine cronologico nella band. “Il sogno di Greta e altre storie…” è un disco pubblico, sociale, politico… ma anche romantico, di dialetti di Sicilia, di Napoli, di terra calpestata. È un disco di vita e di amore… dunque è un disco dentro cui tutti ritroveremo qualcosa di privato.

Con Luciana Littizzetto che oggi è al centro di cronache aziendali…con lei come madrina per un messaggio ambientalista. Come avete costruito questa unione?
La collaborazione con Luciana Littizzetto è arrivata in maniera naturale, noi avevamo appena registrato “il Sogno di Greta” e lei combinazione qualche tempo dopo in una puntata con Fazio parlò di Greta Thumberg e del Friday for future, e così visto che è una nostra concittadina, l’abbiamo contattata, e lei grazie alla sua sensibilità verso il tema ambientale, si è resa subito disponibile a scrivere e recitare il monologo che si trova all’inizio del brano, tra le altre cose il brano ha ricevuto il premio “Friday for future” 2022 indetto dal Mei.

Nel disco c’è tantissima tradizione italiana… parlando di un mondo intero mi sarei atteso una contaminazione sonora decisamente maggiore o sbaglio?
La contaminazione che abbiamo cercato di tracciare in questo nuovo album, nasce dalla volontà precisa di lasciare esprimere il mondo musicale di ogni componente della band, la parte più orientale del sitar di Michele Campanella, o mediterranea della chitarra e voce di Cico Moreno, la parte più Rock Blues del chitarrista elettrico Fabrizio Florio, l’esperienza punk del batterista percussionista Manuele Zanni, le sonorità caraibiche Brasiliane del bassista Pier Paolo Prospero, o l’esperienza nella musica classica della flautista e cantante Paola Scelfo. Il nome “Korishanti” nasce proprio da questa unione, Kori in siciliano ovvero cuore con una k davanti per renderlo un po’ più esotico e Shanti parola tipicamente indiana, che significa pace. Questo neologismo caratterizza il nostro stile musicale che viaggia tra mediterraneo e oriente.

Il dialetto siciliano prende vita anche nel moniker che vi portate dietro…per voi la pace che significato ha per davvero?
Pace per noi significa rispetto per ogni essere vivente, e soluzione dei conflitti attraverso il dialogo ricercando innanzitutto la pace dentro se stessi.

Questo disco nasce durante la pandemia. Dunque questo dramma planetario come e in che occasione ha contribuito alla scrittura del disco?
Il disco è nato durante la pandemia, perché sentivamo l’esigenza di raccontarci, il tempo che avevamo a disposizione ci ha permesso di registrare con molta calma l’album, non è un caso che l’ultimo brano “Fiori Dal fango” rappresenti proprio la voglia di rinascere e rifiorire da tutta quella sofferenza che la pandemia ha provocato.

Dal vivo il progetto cosa porterà in scena e quando possiamo trovarlo?
Abbiamo alcune date dal vivo e nel frattempo siamo in contatto per altre date che man mano si aggiungeranno, ma tutto questo lo potrete scoprire andando sulle nostre pagine facebook e Instagram. Il live è la dimensione che più amiamo, tutto quello che portiamo nelle nostre esibizioni è la gioia di suonare.