Dati shock sull’aumento di droghe tra i giovanissimi nell’incontro di esperti al Tennis Club Parioli di Roma

di Sebastiano Biancheri

Nel tardo pomeriggio di martedì 19 settembre, nella sala convegni del Tennis Club Parioli, si è svolto l’incontro con le scuole di sport dal tema ‘Sport vs Cannabis ed altre dipendenze’, introdotto da Manuela Andreoli, membro del direttivo, e preceduto dal saluto di benvenuto e di ringraziamento del Presidente del Circolo Paolo Cerasi che ha presentato il gruppo dei relatori.

Questo appuntamento segue quello tenutosi nell’ottobre dello scorso anno presso il Circolo Canottieri Aniene. Il dibattito si è incentrato sulla tutela della salute dei giovani e giovanissimi, degli studenti, sempre più minacciata e/o compromessa dall’assunzione di ogni tipo di droghe, fumo e alcool, dall’esposizione massiccia a nuovi ed invasivi modelli tecnologici, sulle loro fragilità, e sul ruolo determinante dello sport e della scuola, oltreché della famiglia. Moderatrice la giornalista scientifica RAI Manuela Lucchini che inaugura i lavori dando la parola

al professor Antonio Bolognese, Onorario di Chirurgia generale alla Sapienza di Roma, l’artefice di quello che si può definire un progetto pilota per l’approccio assolutamente singolare che un valente gruppo di medici e studiosi da lui capeggiato sta cercando di attuare rivolgendosi ad una platea la più vasta ed eterogenea possibile: una capillare comunicazione di massa per arginare un fenomeno allarmante che riguarda tutti.

Non c’è più tempo. Se non si avrà il coraggio di correre ai ripari subito adottando una corretta informazione che deve partire da fonti autorevoli e su basi esclusivamente scientifiche e statistiche, mettendo all’angolo i luoghi comuni e i facili slogans, la situazione da allarmante sfuggirà di mano compromettendo irreparabilmente il futuro e soprattutto le menti delle nuove generazioni.

La peer education è lo strumento conoscitivo adottato per sensibilizzare ed orientare i ragazzi delle scuole, e delle scuole di sport. Una forma di studio del fenomeno che scaturisce da un dialogo alla pari, non imposto né inculcato dall’alto di un’autorità mal digerita e non sempre facilmente riconosciuta, a cui il team del professor Bolognese si affida per fermare le stragi e che può cambiare le sorti di una guerra devastante e subdola. Bolognese deplora il miope atteggiamento di quanti, senza averne titolo ed esclusivamente a fini ideologici o per puro interesse, minimizzano i rischi di assunzione di cannabis e, anzi, ne incoraggiano colpevolmente la legalizzazione.

Senza sapere di cosa parlano. Illustra la composizione e le finalità del gruppo di lavoro da lui fortemente voluto: ‘Prevenzione, educazione e divulgazione delle conseguenze dell’uso della cannabis sulla salute mentale dei giovani ed altri disordini dell’area delle dipendenze’, che coinvolge esponenti della comunità scientifica, ma anche istituzionale, e della cultura in genere. Una task force di diciotto esperti che comprende altresì ingegneri, avvocati, dirigenti sportivi. Compongono una commissione per così dire ‘permanente’, ratificata il 5 maggio del 2022 dall’Ordine dei Medici di Roma. La missione impossibile è quella di irrompere letteralmente nelle scuole, parlare con le famiglie, con i ragazzi, con gli istruttori e fare una prevenzione primaria e precoce che renda consapevoli gli studenti sui danni irreversibili che l’assunzione di droghe determina a poco a poco ma inesorabilmente nel loro cervello.

A seguire Stefano De Lillo, vicepresidente dell’OMCEO, parla dei corsi di formazione istituiti ad hoc dall’Ordine dei medici, e che il gruppo di Bolognese ha favorito accelerandone l’urgenza, per rendere ancor più responsabile il personale medico a fronte di un fatto nuovo, cioè la diffusione tanto massiccia ed importante del fenomeno e la differenza sostanziale delle attuali droghe rispetto a quelle di alcuni decenni or sono. ‘Il 4% dei bambini delle scuole medie fa uso di cannabis.

Nell’ultimo anno un terzo degli studenti del liceo ha usato cannabinoidi. Quasi tutti gli episodi di cronaca nera e gli incidenti stradali più recenti sono stati provocati da automobilisti sotto l’effetto di cannabinoidi. L’uso di cannabinoidi è la chiave di lettura di quasi tutti gli episodi di criminalità. Queste sostanze risultano essere cento volte più potenti dei vecchi spinelli ed hanno effetti psicotropi devastanti che fanno perdere totalmente la lucidità agli autori di orribili misfatti’. Gli opinionisti che fanno spettacolo e discettano impunemente invadendo il campo d’azione altrui sono i più pericolosi perché hanno facile presa sulla massa dei giovani esposti a troppi bombardamenti mediatici. E’ lo sport, conclude De Lillo, il vero vaccino sociale che immunizza dalle malattie, sociali e mentali, della nostra società inquieta.

L’intervento di Daniele Masala, campione olimpico a Los Angeles, nonché presidente del circolo Tevere Remo, qui nelle vesti di presidente del Comitato italiano sport contro le droghe, tratta di dieci anni di esperienza fatta dall’Istituto nelle scuole, a partire dai primi anni delle superiori, e che, con ‘la scusa’ di raccontare il doping, informa dei danni provocati dalle droghe, da tutte le droghe. Masala rivela un punto di partenza fondamentale, paradossale, cioè l’opinione nei ragazzi che la droga non faccia male ‘perché lo fanno tutti’.

E’ solo dopo una accurata spiegazione da parte degli insegnanti sugli effetti provocati dall’uso di cannabis, marijuana ecc, sul cervello a distanza di dieci, quindici, vent’anni, che il giudizio di molti muta iniziando a scalfire le certezze granitiche fondate sul nulla e sulla necessità di uniformarsi ad ogni costo per venire accettati. I genitori spesso non si accorgono tempestivamente della natura del pericolo immanente, dei cambiamenti di comportamento e di umore dei propri figli. Questo vale anche per i docenti e per gli allenatori. Da qui l’importanza di partire subito dall’anello più importante e più debole della filiera, anticipando l’intervento, sostiene Bolognese, e quindi il monitoraggio, all’età di nove anni, in quarta elementare, coerentemente con i dati espressi dalla Organizzazione mondiale della Sanità.

Il professor Ferdinando Nicoletti, docente di neurofarmacologia alla Sapienza, smonta il falso mito delle droghe leggere, cannabis compresa. La cannabis non è ‘spettacolare’ come la cocaina o l’eroina, non dà effetti altrettanto visibili, tuttavia è insidiosa e rappresenta la porta di ingresso alla più devastante tra le patologie mentali, la schizofrenia.

La percentuale di suicidi di chi ne fa uso è di tre volte superiore rispetto a chi se ne astiene. Nicoletti descrive la composizione di uno dei maggiori principi attivi della cannabis, il THC, e la sua azione   indiscriminata che distorce la capacità del cervello di assemblare le percezioni e di innescare i comportamenti adeguati. Illustra poi l’enorme utilità a scopo terapeutico (nei casi p.es. di epilessia, cancro, sclerosi multipla) di alcuni derivati della cannabis, tra cui il cannabidiolo(CBD) e il THC appunto, ma anche della follia tutta italiana della cannabis light e dei negozi spuntati come funghi catalizzando gli sforzi economici di molti ragazzi che investono i loro risparmi e dove il confine tra lecito e illecito è molto labile.

Segue il professor Giuseppe Bersani, specialista in Psichiatria, che evidenzia le difformità di comportamento nei ragazzi che iniziano a fare uso di droghe. La tendenza ad isolarsi, la riduzione della facoltà di comunicare, la difficoltà di concentrazione e di applicarsi nello studio diventano sintomi depressivi, di demotivazione profonda.

Prestare attenzione e non sottovalutare modi e stati d’animo difformi dal solito possono essere utili a prevenire guasti maggiori. La cannabis genera gravi problemi di tipo cognitivo e di apprendimento. Il cervello umano matura a ventidue anni, per cui la cannabis rallenta lo sviluppo, lo devia e ne favorisce il decadimento intellettivo

Il professor Alessandro Vento, psichiatra, del Centro Salute mentale di ASL Roma 2, dirige l’Osservatorio sulle tossicodipendenze.

La sfida della sua Peer Education, o educazione tra pari, sostiene Vento, è stata di comunicare raccontando a ragazzi delle scuole medie e dei primi anni delle superiori quali siano le conseguenze che il consumo di droghe, alcool e altre dipendenze tecnologiche inducono sull’ organismo di adolescenti che per definizione non accettano mai alcuna imposizione dall’esterno e, volendo capire con la loro testa per non annullare la propria individualità, adottano un atteggiamento difensivo e preventivamente ostile di cosiddetta ‘reattanza’. Il cosiddetto ‘gruppo dei pari’, ragazzi che mettono a confronto e a disposizione degli altri le loro esperienze di vita, è il volano di questo lavoro. La strategia è quella di procedere a piccoli passi (Nudge Strategy), senza demonizzare il problema a prescindere, e non sbattere direttamente contro l’ostacolo e inimicarsi il gruppo coeso turbando l’equilibrio costituito, vanificando così il risultato prefissato. Solo osservando gli studenti più ’esperti’, propositivi, carismatici, già smaliziati o curiosi, o anche i più ribelli, complici alcune psicologhe e psicoterapeute, collaboratrici ‘di sistema’, solo aiutando quel piccolo nucleo di compagni di classe, debitamente selezionato, a trasferire le informazioni agli altri, e senza alcun intento moralistico, si può ottenere il consenso auspicato. Un vero e proprio laboratorio intensivo in cui ogni ragazzo è coinvolto, dove ogni convinzione, ogni argomentazione, ogni perplessità, dei ragazzi viene opportunamente raccolta e filtrata. Il tutto, nel migliore dei casi, può durare anche l’intero anno scolastico e il risultato di questa attività comune è altamente premiante, aumenta l’autostima di tutti gli studenti coinvolti che si riconoscono nei video appositamente realizzati. Sono loro i veri protagonisti della sfida.

La dottoressa Rosa Stella Principe, pneumologa dirigente di I livello presso l’Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, esperta in malattie respiratorie, parla dei danni ai polmoni, delle infezioni tra cui l’asma, delle polmoniti, dell’enfisema che la cannabis provoca e favorisce, ancor più nei soggetti immunodepressi, per la concentrazione di sostanze altamente tossiche e cancerogene e la presenza di metalli.

Affronta quindi l’argomento dell’utilizzo di cannabis nelle sigarette elettroniche. Nel 2019 nell’America del Nord c’è stata una epidemia con 2000 soggetti ricoverati per casi di polmonite lipoidea. Provocò 69 decessi. L’età media era di 24 anni. Avevano inserito nelle sigarette elettroniche anche il THC che conteneva in più la vitamina E acetato. Le recentissime puff bar (usa e getta) sono sigarette elettroniche molto comuni tra i giovani. Si vendono nelle tabaccherie. Si possono confondere con innocui pennarelli o evidenziatori perché  si mettono negli astucci, emettono meno vapore e sfuggono facilmente al controllo di genitori e insegnanti. Contengono nicotina sintetica potentissima: 600 tiri equivalgono al consumo di 35 sigarette, 1500 tiri a quello di 90. Hanno all’interno una pila che poi viene gettata via insieme all’involucro contribuendo ad inquinare l’ambiente. E’ un quadro ancora in parte sommerso, altamente drammatico e preoccupante.

Prende la parola il dott. Luigi Tarani, pediatra, associato di Pediatria all’Università La sapienza di Roma. Il 30% degli adolescenti almeno una volta ha fatto uso di cannabis, il 25% nell’ultimo anno, il 15% nell’ultimo mese, il 5% lo ha fatto venti volte nell’ultimo mese. La metà di questi va a nutrire le fila dei consumatori di droghe più pesanti. La cannabis è sicuramente l’anticamera delle droghe successive.

La cannabis e i suoi effetti non si possono minimamente paragonare a quelli dello spinello di un tempo che fu. E la stragrande maggioranza dei genitori non lo sa. E non se ne cura. Il ruolo del pediatra dovrebbe essere ormai quello di intervenire quando il bambino ha cinque anni, e non tredici. Il ruolo del genitore è quello di controllare, vigilare, non pensare solo alla carriera ma dialogare con i propri figli sin dalla tenera età e nelle fasi critiche. Volerlo fare solo dopo, quando loro vogliono invece stare con gli amici, spesso è tardi. Il pediatra può mettere in guardia il genitore sui rischi, così come lo sport, allenando alla vita, può aiutare il bambino ad accettare la sconfitta e a migliorare l’autostima nella competizione e nel confronto.

Il professor Bolognese introduce gli ultimi interventi dei due rappresentanti delle istituzioni, il dott. Paolo Molinari (Capo Dipartimento Politiche Antidroga e Presidenza del Consiglio dei Ministri), e Massimiliano Maselli (Assessore alla Regione Lazio per i Servizi sociali, Disabilità, Terzo Settore, Servizi alla Persona).

Auspica che il pensiero e il documento scientifico inequivocabile illustrato, come il messaggio sociale veicolato dal Gruppo di lavoro che rappresenta, non vada disperso, e possa essere recepito e amplificato da decisioni politiche altrettanto coerenti ed importanti. L’onorevole Maselli raccoglie il testimone, esalta il merito dello straordinario studio e del lavoro espresso dal team, concorda sull’importanza fondamentale delle nuove comunicazioni, ribadisce la difficoltà attuale di contrasto del fenomeno da parte delle istituzioni che arrivano spesso in ritardo per le mutazioni avvenute nell’ultimo periodo. Sono troppe le sostanze non tracciabili che vengono utilizzate con lo scopo di aggirare la legge. L’Agenzia mondiale antidoping, interviene Masala, pubblica annualmente l’elenco delle sostanze proibite e sottolinea ‘le furbizie’ adottate dalle case farmaceutiche per evadere i divieti. La responsabilità di troppi genitori che abdicano ai propri doveri e preferiscono girarsi dall’altra parte e di altri che, anziché promuovere il rispetto e rimproverare il figlio per condotta violenta, attaccano indiscriminatamente il docente insultato o aggredito che svolge invece legittimamente la propria funzione di educatore.

L’assessore Maselli infine annuncia che la prossima settimana, delegato dal presidente della Regione Francesco Rocca, presiederà un Tavolo delle dipendenze e che sarà felice di collaborare con il Gruppo del professor Bolognese. Il dott. Molinari chiude il meeting illustrando i compiti assegnati al suo Dipartimento che si occupa delle politiche governative in materia di antidroga e coordina quindi l’attività di tutti quei ministeri (Salute, Istruzione, Interni, Sport, Famiglia, Lavoro) che svolgono dei compiti che comunque si intersecano con le politiche antidroga. Lo stanziamento di fondi per le comunità di recupero, l’approvazione del nuovo codice della strada con l’aumento di sanzioni verso chi si metta alla guida in stato di alterazione da alcool e droga e chi usa il cellulare, la messa al bando dal 22 settembre di prodotti contenenti cannabinoidi che non potranno più essere venduti liberamente nei cannabis shop ma solo nelle farmacie e con ricetta medica. E’ necessaria un’azione sinergica a cui concorrano tutti gli attori in campo: un gioco di squadra a cui nessuno ha il diritto di sottrarsi. La conclusione accomuna tutti i relatori presenti ed è compito della deliziosa conduttrice, Manuela Lucchini, ribadirlo senza incertezze. L’informazione scientifica e quella all’interno delle scuole deve avere un alleato comune che rimane la famiglia, baluardo imprescindibile e prioritario, al di là di ogni pur sacrosanta alleanza.