Eh si: come da titolo, ecco le prime sensazioni che arrivano alle nostre orecchie sin dal primo ascolto. Anche se, va detto, l’esordio discografico dei Barracca Republic è un disco che troviamo molto politico e “socialmente utile” come disse qualcuno. Si intitola “Terra Seura” usito per Soundinside Records e noi partiamo dalla sua faccia, dalla sua copertina… da questi ingranaggi penso si capisca molto.

Mi colpisce tanto la copertina. Ingranaggi che mi traghettano al futuro. L’uomo disegnato come fossimo sui papiri egizi. Una connessione tra futuro e passato? Come a dire che niente cambierà?
L’illustrazione del disco è un opera dell’artista Emanuele Di Spirito ( E.D.S Arts ). C’è una forte radice con la storicità della figura dell’uomo e delle sue tradizioni ancestrali! Ogni figura interpreta il concetto presente in ogni brano del disco. Una vera e propria raffigurazione di forze motrici come la danza, l’amore, il vento. Tutto il progetto ha una forte connessione tra futuro è passato e Emanuele ha saputo rappresentare al massimo questa idea.

Siamo tutti parte di una macchina?
Facciamo parte da secoli di un’ingranaggio perfetto , non siamo poi così liberi dalla schiavitù mentale.

Dal titolo sembra poi sia poco spazio per la speranza… l’aridità di questa terra non è più conciliabile?
La speranza non deve morire , è un sentimento che va coltivato piano piano , c’è dissenso, c’è rabbia. Il titolo è anche una provocazione, uno sprone al cambiamento della mentalità “arida” di questo posto.

E che bello questa saudade in levare che ci ricorda la Giamaica e la leggerezza estiva. Perché questa scelta di vestire la vostra “critica sociale”?
C’era urgenza di farlo, urgenza di dare voce a un popolo dimenticato da Dio , abbandonato a se stesso in tempo fermo.

Possiamo dirlo un disco politico?
Non metterei delle etichette , rivolto al sociale e alla tradizione culturale e geografica del posto in cui viviamo sicuramente, ma anche spirituale e mistico.