Ci piaceva giocare con il titolo del primo disco ufficiale di Atipico che cela sotto questo moniker la figura del cantautore abruzzese Andrea D’Orazio. Si intitola “Eterno”, un rimando concettuale al tempo come ingrediente portante dentro la narrazione. E poi questa forma di pop, magistralmente prodotta che si ancora a stilemi che non passeranno mai di moda e che hanno segnato una cultura tutta italiana che davvero sembra farsi eterna.

Il pop italiano sembra resistere ad ogni trasformazione di genere… cosa ne pensi?
Credo che il pop abbracci davvero una vastità di suoni e canzoni. Gran parte della nostra cultura è legata al pop da sempre. Ovviamente è un macro-genere che può dar modo di sfociare in altri.

Perché questo moniker a fronte di un suono così ricco di cliché e radici “tipiche”?
Come dico sempre, io cerco la normalità delle cose, l’essenza e la semplicità. Al giorno d’oggi se ci pensiamo bene tra noi giovani si sta perdendo l’essenza del fare musica. Gli aggettivi che mi hai chiesto sono inerenti a cose che per noi sono normali a pensarci ma se poi ci affacciamo sul presente, tranne qualche eccezione, non lo sono più di tanto.

Cos’è dunque per te davvero atipico?
È un modo di riconoscermi nella vita e nelle mie canzoni, che attraverso la semplicità delle cose possano arrivare a più persone possibili o quelle che hanno necessità di sentirsi semplici dentro.

Bellissima questa copertina. Sotto il pelo dell’acqua c’è la luce, la verità o il futuro?
È il risultato del tanto andare a fondo. Ora finalmente è in superfice, e’ la pace con il passato, l’armonia con il presente e la rincorsa verso il domani.

La normalità per te cosa significa?
Così come ognuno è speciale a modo proprio, la stessa cosa vale per la normalità. Riuscire a guardare lo specchio senza abbassare lo sguardo è già un qualcosa che dovrebbe essere normale. Respirare il tempo anziché farci soffocare.