Eccolo un momento di sosta, di fermata, tempo buono per far di conto su cosa siamo, chi siamo e quanto pesa il nostro baglio sulle spalle. Sembra fare questo Andrea Mirò, voce del grande pop d’autore italiano che festeggia i suoi 20 anni di carriera regalandoci un disco dal titolo emblematico come “Camere con vista”: la sua vita, 38 brani della sua lunga carriera e poi un ordine rigorosamente cronologico anche dentro il modo di pensare al suono.

Sono 38 i brani di questo disco che in fondo fotografa una lunga storia. Non è assolutamente finita… e quindi secondo te, con la visione d’insieme, cos’è la prima cosa che manca? E dunque da fare subito?
In questo “storico” volevo proprio che fossero presenti un po’ tutte le sfumature salienti della mia cifra stilistica, e credo che i 38 brani siano sufficienti a chiarirlo soprattutto a chi non mi conosce quasi per nulla. Manca qualcosa? Del percorso fatto finora non credo. Manca tutta la musica che ho messo da parte in questo periodo tra pre-covid e post-covid, nutrita anche dalle evocazioni, dalle sensazioni e i rimandi delle esperienze che nel frattempo ho avuto modo di fare sul palco, o in compagnia di altri artisti, o trattando materiale anche lontano da me o parallelo a me, ad esempio nel teatro… da convergere in un nuovo lavoro, con nuove sonorità.

Ci sono video nuovi in rete come quello di “Un piccolo graffio”: un video nuovo per una canzone “vecchia”?
“Un piccolo graffio” è una canzone del 2009, ma ha aspetto e contenuti piuttosto attuali. Il dare una temporaneità alle canzoni è un concetto tipico del modo in cui affrontiamo oggi tutto ciò che viene prodotto. Tendo preferibilmente ad ascoltare senza troppi pregiudizi piuttosto che valutare l’età di ciò che sto ascoltando, specie in un ambito musicale che ha universalità di contenuti e, nel caso specifico del singolo in questione, un testo specchio della condizione tra le più partecipate di questo periodo storico: la precarietà. Quindi perché non dare anche uno spunto visivo ad una canzone che allora non aveva avuto modo di mettersi in luce?

Hai pensato anche di portare questa evoluzione in teatro? Lasciati dire che questo disco sembra davvero avere la forza di una sceneggiatura… in qualche modo allegorico sempre…
Che bella questa osservazione, ti ringrazio. Ti confesso che mi piacerebbe potergli creare intorno un racconto musicale teatrale vero e proprio, e qui dentro c’è tanto materiale a cui attingere… chi lo sa, magari succede

E le foto? Hai pensato anche di raccogliere il viaggio di questi anni tramite fotografie o video?
Il percorso contenuto in “Camere con Vista” parte dal mio primo disco come cantautrice, dal 2000. Attraversa cioè momenti storici molto differenti, nel 2000 non ci facevamo ancora le foto con gli smartphone, non sentivamo nemmeno il bisogno di documentare accuratamente ciò che vivevamo direttamente . Tra l’altro non c’è paragone tra la quantità di documenti visivi di oggi e quella di 23 anni fa…

Dal vivo succederà qualcosa di questo disco?
Mi piacerebbe farlo girare live già quest’autunno, anche se il calendario di eventi e concerti derivati dai vari lavori precedenti e nati durante e poco dopo la pandemia è piuttosto pieno.
Ma qualcosa è già in movimento, e il poter rinfrescare le canzoni dando loro nuovi vestiti mi esalta molto.