Accidenti che situazione. Ma brutta brutta brutta, citando un vecchio sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo che partivano prendendo in giro la trasmissione “Ultimo minuto” (ma nel 2022 ci ricordiamo solo della loro parodia) e gli svizzeri del Canton Ticino (nel mondo obbligatoriamente inclusivo di oggi sarebbe permesso?). La Juventus continua ad avere un tarlo, un problema, una catena di una bicicletta che si rompe: ovvero la Champions League.

E quest’anno l’uscita dalla manifestazione più bella e più ricca d’Europa c’è stata già ad ottobre, complice l’uscita ai gironi e l’anticipo delle gare a causa del Mondiale. Non abbiamo problemi a dirlo: l’intera stagione bianconera rischia di finire nell’anonimato, per non dire nel fallimento. E la domanda che tutti si stanno facendo è: è stato giusto proporre la minestra riscaldata del ritorno di Massimiliano Allegri in panchina? Ed è giusto esonerarlo? Partiamo dall’ultima considerazione. Oggigiorno abbiamo imparato che la società calcistiche di primo piano sono delle aziende che intaccano fortemente sul Pil e sull’economia nazionale.

Massimiliano Allegri, 55 anni, con la Juventus ha vinto cinque Scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane

Quindi una decisione di questo tipo prende quasi le sembianze della rimozione di un ministro e della buona uscita da consegnare ad un amministratore delegato di Alitalia o di Italian Airways, che dir si voglia… Penso che un esonero di Allegri, al di là della questione formale ed economica, ci possa stare. Non solo perché i risultati non stanno arrivando, ma anche e soprattutto perché, guardando la squadra, non si ha la sensazione che ci possa essere chissà quale riscatto. I bianconeri sembrano molli, incapaci di dare una scossa alla loro stagione. È chiarissimo che qualcosa non vada, non serve avere una spia alla Continassa.

Massimiliano Allegri è tornato alla Juventus nel 2021, ottenendo il quarto posto in serie A e le sconfitte nelle finali di Coppa Italia e Supercoppa Italiana

Nemmeno l’onta dell’eliminazione dalla Champions League, con tanto di fragorosa caduta contro il Maccabi Haifa, ha fatto accendere la fiamma. È probabile che si possa attendere la lunga sosta per il Mondiale, o per rimettere a posto le cose o per deporre Allegri senza troppe conseguenze economiche, permettendo al nuovo mister di avere un mese e mezzo per riparare il gruppo Juventus. Ciò che possiamo dire senza troppi gire di parole è che nel calcio i minestroni riscaldati non sono mai quasi mai buoni. Lo scivolone grosso è dietro l’angolo, tipo una mano ballerina di Memo Remigi.

Facciamo una riflessione. Marcello Lippi torna sulla panchina della Nazionale e l’Italia viene eliminata al primo turno del Mondiale, dopo aver pareggiato con la Nuova Zelanda. A rugby avremmo esultato per un mese, a calcio sono lanci di pomodori. Arrigo Sacchi torna al Milan nel 1996 e viene clamorosamente eliminato dalla Champions League. Poi torna anche al Parma e dopo nemmeno un mese lascia per la troppa pressione. Roberto Mancini torna all’Inter e finisce ottavo. L’anno successivo è in vetta fino a Natale, poi i nerazzurri scivolano fino ai posti per l’Europa League. Fabio Capello torna al Milan e chiude decimo, venendo esonerato come un signor nessuno.

Giovanni Trapattoni è uno degli allenatori più vincenti della storia in Italia. Per lui anche tanti Scudetti vinti all’estero.

Vi ricordate il famoso sfogo di Giovanni Trapattoni al Bayern Monaco, quello dedicato al centrocampista Strunz, che naturalmente ascoltato in Italia prese una piega decisamente diversa rispetto alla Germania? Trapattoni era al suo ritorno ai bavaresi e non ottenne i successi della prima esperienza. Anche la seconda esperienza alla Juventus del Trap non fece tornare lo Scudetto, nonostante comunque siano stati vinti dei trofei.

Potrei andare tranquillamente avanti. Zinedine Zidane al ritorno al Real Madrid ha alzato delle coppe, ma non la Champions League che aveva conquistato per tre volte nella sua esperienze precedente. Ora basta, credo di essermi spiegato in maniera chiara. I minestroni riscaldati lasciamoli a chi vuole recuperare delle storie d’amore non troppo sopite, ma anche lì ci sarebbe da fare un approfondimento, tanto ormai andiamo fuori argomento una volta ogni 10 minuti.

Tutti questi pensieri su Massimiliano Allegri mi pervadono mentre si dipana una vicenda che corre su binari paralleli. In questi giorni è uscita la quarta stagione di Boris, una delle serie tv italiane più apprezzate, più attese, più citate e più “memate” (inteso come meme e non Memo Remigi). Quando ho avuto la notizia che sarebbe uscita, mi volevo buttare in un angolo e magari attaccarmi al palo per non cadere, come in metro. Il rischio di non avere una serie all’altezza della precedenti è altissimo, sono passati 11 anni, si rischia di fare la fine di Allegri (quello non lo dicevo all’epoca, lo dico ora).

Il cast della quarta stagione di Boris, una delle serie tv più apprezzate

Avrei voluto anche dirglielo a Karin Proia, che ho voluto il piacere di intervistare. Ma poi non me la sono sentita, mi ha annunciato la data delle riprese quando ancora in pochissimi avevano diffuso la notizia, non volevo essere maleducato. L’onta di fare la fine di remake come “Amici miei”, “L’allenatore nel pallone” o “Eccezziunale veramente” è veramente alta. Poi ho voluto scorgere i commenti su coloro che hanno visto Boris 4. Ma è stata la cosa peggiore. Perché poi penso che magari hanno cancellato i commenti, che sono fanboy, che ho guardato lo spazio sbagliato. Ma torniamo a parlare di Allegri… ah no, lo abbiamo già fatto e lo spazio è finito.