Amadeus alle prove l’ha ribadito entusiasta: questa sera, con i Santa Balera, l’Ariston diventerà la più grossa balera d’Italia. Perché sono i 70 anni di “Romagna mia”, forse una delle canzoni italiane più famose al mondo e per mano di Giordano Sangiorgi e del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti in collaborazione con Regione Emilia Romagna per la Campagna Verso il Liscio Patrimonio Immateriale dell’Unesco, si torna prepotentemente a parlare di questo genere musicale che dovremmo tutti riconsiderare come perno culturale della nostra grande tradizione. Dunque appuntamento questa sera al Festival di Sanremo per l’esordio ufficiale del progetto Nuova Orchestra Santa Balera: 15 musicisti e 10 ballerini, i giovanissimi che ancora tengono altissima la bandiera della musica liscio.

«Credo che i giovani la vogliano non solo mantenere ma anche rinnovarla e questo perché nella tradizione trovano una delle oasi di libertà musicale indipendente dove tanto per cominciare possono suonare: attenzione perché non è un paradosso o un dettaglio da poco. Nella scena main stream di oggi veniamo disimparati al “suonare” tant’è che spesso sui palchi troviamo sempre meno musicisti e la forma canzone è sempre più digitale e computerizzata o vediamo cantanti cantare i playback o con auto-tune e cose simili. Quindi partiamo dal concetto che prima di tutto in questo mondo gli artisti tornano a suonare per davvero e questo li spinge a poter investire di creatività, a ricercare, a sperimentare… succede nel mondo del liscio ma anche in generi affini come il folk e compagnia cantando. E poi la storia: si recupera quella che è la grande cultura musicale dei grandi maestri del dopo guerra, del liscio e del folclore romagnolo. Grandi maestri che hanno fatto musiche immortali e che se fossero state fatte dai paesi anglosassoni sarebbero diventati delle hit intramontabili a livello mondiale. E quindi è soprattutto questo il vero recupero: restituire e recuperare la voce e l’arte dei grandi del liscio che sono per l’appunto Secondo Casadei ma prima ancora Carlo Brighi, detto Zaclèn per poi arrivare al grande Raul. In conclusione: diciamo che il liscio, almeno nella nostra regione, dovrebbe diventare una materia di studio nei conservatori, sia dal punto di vista storico che dal punto vista musicale. Così come dovrebbe diventare un elemento stesso di specializzazione per i musicisti. In generale dovremmo fare in modo che nei territori ad alto tasso di vocazione folk e di musiche territoriali ben specifiche, siano proprio le scuole a tenere viva la tradizione delle proprie canzoni popolari». Giordano Sangiorgi