Ascolto questo disco come si ascoltano vecchie incisioni di rock psichedelico e di suono sudista americano degli anni ’90. E penso che la potenza dei Queen Lizard sia davvero tutta qui… e non è poco. Si intitola “Heilige Luna!” dentro cui svetta quel silenzio distorto, quella costruzione di cemento che non ti aspetti dentro lande desolate da cui rinascere. È una potenza che vorremmo avere in vinile…

Il suono arriva dal passato o sbaglio? Che rapporto avete con un certo underground anni ’90?
Sì, il suono del disco ha dei riferimenti netti a una certa musica dei primi anni ’90, la prima ondata shoegaze e i dischi fondamentali di quegli anni di grande fermento: Pixies, Sonic Youth, Dinosaur Jr, My Bloody Valentine, Mazzy Star, Madder Rose e tanti altri…sono i dischi con i quali ci siamo formati e che rimangono una sorta di avanguardia, nel senso che sono suoni e canzoni che non tramontano mai. Non vanno trascurati anche alcuni dischi fondamentali degli anni ’80. I riferimenti a questi suoni sono per lo più involontari, ma, come si dice, “siamo ciò di cui ci nutriamo”, per cui volenti o nolenti, le influenze sono evidenti. Tuttavia non riteniamo sia musica datata, autori come Alvvays o Snail Mail hanno riportato in auge con grande freschezza questo modo di fare musica tipico di quegli anni d’oro.

Ho molto l’immaginario di dischi come This Mortal Coin… sbaglio?
I This Mortal Coil, e tutto il catalogo della 4AD sono ascolti basilari per noi; la 4AD degli anni ’80 e ’90 ha segnato un epoca, era una etichetta molto influente, ora un po’ meno, nel senso che ha perso quel segno distintivo. Abbiamo amato tutti amato il suono crepuscolare, colto di questa etichetta, e certamente siamo stati ispirati dai This Mortal Coil, sopratutto il loro primo disco, ma anche Cocteau Twins, Throwing Muses, Belly, Breeders. Una delle nostra band favorite sono i Dead Can Dance.

C’è tanta distopia in questo lavoro… posso chiedervi perché? Siamo tra le macerie?
Il termine “‘distopia” ci piace. Ci ricorda Orwell…in greco koinè la distopia è essenzialmente un ‘luogo cattivo’. In questo lavoro la distopia è presente sotto forma di inadeguatezza, ossia essere (o sentirsi) sempre nel posto sbagliato, come ricorda la foto di copertina del nostro disco, una ragazza intenta a camminare sui binari. Alcune liriche parlano di “non—luoghi”, anticamere, scale, passaggi. Questi percorsi portano solo ad altri percorsi, nell’impossibilità di radicarsi nell’adeguatezza. Probabilmente è come essere entrati senza avere l’invito, sentirsi nella waiting room decantata dai Fugazi, nella quale solo la pazienza e la resistenza possono salvarti. Le rovine (o macerie) ci sono, ma sono abbellite, diciamo… le rovine come nei quadri romantici di abbazie nella neve, servono per la contemplazione e non devono essere toccate, al contrario, le macerie possono essere nuovo materiale da costruzione, e vanno rimosse per fare spazio ad altro, probabilmente una rinascita.

Se vi chiedessi di immaginare la cena di un film?
Uno dei film che ci ha ispirato è “Lo Specchio” di Tarkowskij, la scena della protagonista che, seduta sulla staccionata, osserva le onde d’erba muoversi verso di lei. Una scena molto evocativa e poetica piena di rassegnazione e al tempo stesso, di speranza. Oppure la scena del sogno-incubo del protagonista di “Il posto delle fragole” di Ingmar Bergman. Poi amiamo Fassbinder, Fellini e naturalmente David Lynch, soprattutto Eraserhead.

I Queen Lizard rifiutano l’intelligenza artificiale o vi affascina quel che potrebbe accadere?
L’intelligenza artificiale è una vera incognita, non sappiamo a cosa condurrà il suo sviluppo. Pensiamo che possa essere usata in modo creativo, ma solo come stampella della propria creatività. Non dobbiamo avere pregiudizi, forse essere integrati è meglio che essere apocalittici, in questo caso, tuttavia le qualità dell’uomo, la sua partecipazione e passione alla vita non possono essere sostituite.