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Dopo 2 anni di astinenza Covid 19 torna la famosa corsa dei tori

Al di là delle polemiche che accompagnano sempre l’Encierro di San Firmino a Pamplona, famosa festa cruenta, sospesa per due anni per le misure di prevenzione dell’epidemia di Covid 19, questo nuovo inizio sembra essere forse uno dei passi per il ritorno alla normalità pre-pandemia.

È infatti sorprendente essere catapultati in uno di quegli scenari di calca e allegria che prima erano molto frequenti e per anni abbiamo, nostro malgrado, dimenticato.

La festa di San Firmino ha portato le strade a riempirsi di nuovo di turisti, fazzoletti rossi, canti e vino. L’evento si è svolto tra il 6 e il 14 di luglio a Pamplona, capoluogo basco della Navarra, regione di confine storicamente contesa tra Francia e Spagna.

Ma come è nata questa bizzarra usanza?

L’origine dell’Encierro è medievale: i pastori della Navarra che portavano i tori per le corride trascorrevano la notte accampati fuori città e all’alba guidavano i tori fino all’arena, la Plaza de Toros. Il passaggio era accompagnato da gente a cavallo e a piedi, che partecipava con pali e aiutava a chiudere gli animali nei recinti (appunto “encierro”). Verso la fine del secolo XIX, invece di spingere i tori correndogli dietro, divenne consueto mostrare il proprio ardimento correndo davanti. Ciò divenne un’usanza molto conosciuta e si trasformò nella nota festa, resa popolare anche grazie al racconto che ne fece lo scrittore americano Hemingway nel libro “Fiesta” (1926). Si dice che lo scrittore fu protagonista attivo della Festa di San Firmino, partecipando a diversi encierro. Pamplona fu riconoscente di questo e dedicò a Ernest Hemingway un monumento, che si trova vicino alla Plaza de Toros.

Il percorso attuale dell’Encierro si snoda per circa ottocento metri attraverso la parte vecchia della città. Il tragitto dura in media quattro minuti e viene cronometrato tutti i giorni. Calle Estafeta è il tratto retto più lungo dell’encierro, in cui la mandria, composta da sei tori e otto buoi, raggiunge la velocità di circa 25 km/h. Ogni giorno un allevamento diverso porta in città la sua mandria e lo spettacolo si conclude con la corrida, nella quale i tori affrontano la loro prova finale.

Il numero di corridori dell’Encierro cresce ogni anno e può variare dai 2.000 di un giorno normale a più di 3.500 durante i fine settimana. In pratica chiunque abbia compiuto i 18 anni può correre nell’encierro, basta entrare nel percorso recintato prima dell’inizio.

Ma la festa di San Firmino non consiste solo nella corsa più brutale del mondo, dove migliaia di persone corrono davanti ai tori sfidando la morte. Tutto il giorno gli abitanti di Pamplona e i turisti festeggiano nei bar, bevendo fiumi di vino e birra fino a tarda notte. Ad ogni ora ci sono processioni, canti, grida, musiche, sfilate in costumi tipici, spetacoli delle delegazioni provenienti da tutta l’America Latina, fino ai fuochi d’artificio e alla preghiera finale.

Brivido, eccitazione e paura, per le quali molti attraversano l’oceano e giungono da ogni dove, trasformano questo evento in un rito nel quale misurare i propri limiti di temperamento e quelli della propria fortuna. Infine prevale la voglia di stare insieme, di ridere e di fare baldoria, dimenticando tutti i problemi nell’ebrezza del momento.