“Estramenia”, il nuovo EP di Jacopo Perosino, è un’esplorazione audace e affascinante oltre le mura della propria confort zone anche estetica vista la continua mescolanza di generi e di forme. Poteva forse eccedere e aggredire con più coraggio questo modo o forse, la maturità, ha scelto soluzioni più accomodanti e neutre.

Fin dalle prime note di “La rivoluzione terrestre”, in bilico tra rock metropolitano e modi tribali a colorare questa spoken word di smaccata direzione sociale. La punizione di Dio, la fine del mondo e insomma… l’allegoria di ciò che stiamo vivendo, in un certo senso. E poi d’improvviso si passa a circensi soluzioni caposselliane con ”Hanno ucciso Colapesce” (dalla leggenda di Nicola da Messina), altro momento socialmente utile del disco che ci fa entrare nella successiva “Garofani Rossi”: andiamo in Francia, andiamo indietro nel tempo in un canto di resistenza e di protesta. Qui vi rimando le sue parole:

«“Les oeillets rouges” è una poesia che Louise Michel, maestra anarchica e combattente tra le più indomite dell’ incredibile esperienza rivoluzionaria nota come la Comune di Parigi, scrisse in prigionia a Théophile Ferré, condannato a morte proprio per i fatti della rivolta. La canzone parte dalla genesi nel marzo 1871 e finisce con l’ultimo atto: la fucilazione degli ultim* comunard* avvenuta su un muro perimetrale del cimitero Père-Lachaise due mesi dopo, cambiando per sempre le sorti del Novecento». J. Perosino

E poi “+Fragile” che torna a raccontare la vita, dei non luoghi di ognuno e lo fa con un pop credibile soprattutto nel modo che ha di far cadere la voce sulle lettere e sulle chiuse. E sinceramente non ricordo dove ma lessi di questa ultima traccia “Canzone da muri” come della sua personalissima “Iron Sky” di Nutini. La progressione sembra davvero citarla in più punti e torna quello spoken words con cui abbiamo aperto. È forse questo il momento più alto dell’EP, sia dal punto di vista di suoni che in generale di produzione.
Un disco non facile, un disco che nasce anche da chi alla vita restituisce il teatro e quel certo modo di vederla accadere, tra allegorie, luci e caratterizzazione dei personaggi. Un momento d’autore, di parole pesate, scelte, suonate.