Antichi e moderni. Un senso “agrodolce”, in bilico tra un passaggio di testimone al futuro e quel gusto tradizionale di pensare alla narrazione. Di certo da una giovanissima penna non ci aspetteremmo facilmente un modo di scrivere e di pensare al suono che tanto deve al passato del grande folk mondiale. Elisabetta Arpellino pubblica in rete questo nuovo disco “Anita” che certamente va ascoltato con il dovuto respiro, spazio e tempo.

Chi è Anita? Impossibile non partire da qui?
Anita è una donna, una ragazza, Anita è una storia che racconta qualcosa condiviso, purtroppo, da diverse donne e ragazze. Anita è il mio modo per star loro vicina, per dire “Non sei sola, non sei l’unica a provare questo dolore”, sentirsi compresi in queste situazioni secondo me è importante visto che di disturbi alimentari o di violenza si tende sempre a non parlare a nascondere, in qualche modo ad emarginare chi ne soffre, ecco io con questo Ep, forse anche in maniera un po’ pretenziosa, ho voluto mandare questo messaggio “Non sei sola a provare questo dolore”.

In fondo, prima ancora di leggere la tua risposta penso: che sia un alter ego come accade in copertina?
Si e no. Nella copertina si vede Anita che si specchia e vede se stessa con un’armatura per proteggersi, ma che potrebbe anche essere il contrario e specchiarsi nelle sue fragilità. All’interno di tutto l’Ep in qualche modo c’è sempre un misto di protezione e fragilità. Amo molto questa copertina realizzata da Francesco Gori, perchè rappresenta molto bene il significato di fondo che sta in questo Ep, ovvero che molto spesso sotto la corazza da “guerriera” ci sono molte fragilità.

Cantare le storie: per te che significa? Cantastorie è una parola importante…
Cantare storie per me significa dare voce a tutte quelle storie che si incontrano per strada e che molto spesso non vengono considerate, o più semplicemente io ho sempre visto la canzone come una storia, si scrive molto spesso per il bisogno di raccontare una storia, noi stessi siamo delle storie se ci pensiamo bene, e a me piace il pensiero che le storie più belle che incontro possano diventare una canzone.

L’amore è un’altra parola importante per te e per questo disco… ma sembra quasi che sveli una faccia di delusione…
Più che delusione, di disillusione. Ci vengono raccontate fin da piccoli queste storie dove l’amore ci salva, dove e tutto perfetto, ma l’amore ha molte più sfaccettature, e non sempre porta del bene. L’amore è un concetto così difficile da raccontare secondo me, perché si rischia sempre di ridimensionarlo, o di raccontare solo le sfaccettature più belle. Cresciamo con l’idea che il vero amore ci salverà, ma poi ci accorgiamo che con l’amore ci si fa male, e che non è mai come quello delle favole o dei film, ma non ci viene mai insegnato che l’amore più importante è l’amore per se stessi, amarsi prima di essere amati, accettarsi e non è una cosa facile, ma è forse una delle forme d’amore più importanti, come si fa ad essere amati davvero se noi per primi molto spesso ce ne dimentichiamo?

Uscirà mai un video ufficiale con le grafiche di Francesco Gori?
Al momento no, ma spero che in futuro possa continuare la collaborazione e chi lo sa magari creare il video di qualche nuova canzone.